12. DUE DENTI e la bolla da esercitazione.

Paul Cezane: The Etang des Soeurs at Osny – 1875
Olio su tela : 60 x 73.5 cm
Samuel Courtauld Trust, The Courtauld Gallery, London, UK

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La storia del giorno: mercoledì 11 giugno

Era scoppiato il caldo e Marina non aveva proprio appetito. La mamma, cercando di farla mangiare, si mise a raccontare una nuova avventura di Due Denti con tutti gli Sdentati.

La storia cominciò.

Due Denti era preoccupato, disteso nella sua bolla-nanna succhiava e pensava.
Gli Sdentati erano troppo incauti e indisciplinati, mentre lui si sentiva responsabile della loro sicurezza.
Decise di condurli in una bolla avventura scandita dal ritmo costante del timpano.

Uno alla volta, andò a prelevarli tutti quanti e, con un sonoro plop li spinse senza una parola dentro la bolla prescelta. Quindi li mise in fila indiana e disse:

– Oggi faremo esercitazione-

– Perché?- lo interruppe Rossa.

– Vi dividerò a coppie – continuò Due Denti

– Perché?-

– e poi andremo in esplorazione –

Verde stringeva forte Micio fra le braccia, Azzurra sorrideva con gli occhi spalancati, Oro aveva raccolto un sasso e lo stava studiando, mentre Senape cercava di tenere a bada Rossa.

– Rossa con Oro
– Verde con Azzurra…

– e Micio? – si preoccupò Verde

– Naturalmente in braccio a te, che lo terrai ben stretto…
– Io aprirò la marcia e Senape la chiuderà
– Tutti dovremo seguire il ritmo del timpano: quando si unirà un altro strumento, ci sarà un cambiamento e allora decideremo come comportarci, d’accordo?-

– Perché io con Oro?… perché sono stata io a trovarlo?- Rossa sbuffò- Perché, poi, raccoglie sempre i sassi?-

– Rossa, perché tu fai collezione di fermagli?
– Forza, in marcia!-

Avanzarono a ritmo cadenzato.

Poi Verde incominciò a rallentare:
– Sentite anche voi? – domandò con il sorriso che riservava a Micio – È il flauto di pan-

La melodia portava con sé una leggera brezza.
Azzurra con voce sommessa e intonata si mise ad accompagnare il suono lieve.

– Guardate: l’erba sta danzando- notò Senape

La musica diventava sempre più forte e il vento iniziò a muovere le fronde degli alberi, poi aumentò ancora d’intensità fino a fare piegare anche i fusti.

– Fermi! – ordinò Due Denti.

Gli Sdentati si erano già raccolti a semicerchio. Azzurra aveva allargato le braccia.
– Possiamo provare a volare – disse sollevandosi con piccoli balzi.

Senape raccolse della terra e plasmò due piccole ali, poi le applicò sulle spalle di Oro; si fece un cappello alato e se lo pose sul capo.

– Anche a me, dai!- lo spronò Rossa impaziente.

Senape le afferrò la lunga capigliatura rossa che stava mulinando e, con abili gesti, gliela raccolse sulla cima del capo e le diede la forma delle pale di un elicottero.

– Voglio anch’io le ali!- protestò la bambina ancora una volta.

– Oro ne ha bisogno perché è più pesante- intervenne Due Denti.

Intanto, il gattino di nuvola rischiava di essere trasportato via ad ogni folata.

– Tu, Verde, attaccati a Micio ….il prossimo soffio dovrebbe essere quello giusto…via!!!-

Azzurra dopo due lunghi salti si sollevò seguendo Due Denti che, senza alcuno sforzo, era partito cavalcando il vento; accanto ad Azzurra c’era Verde trascinato da Micio, quindi seguiva Rossa dai capelli turbinanti, afferrata a Oro che sbatteva frenetico le sue alucce e per ultimo decollò Senape col cappello alato ben calcato sulla testa.

Il vento li trasportò mentre i bambini sfioravano la terra.
Anche Rossa si mise a canticchiare con la sua voce stridente e, pur invidiando ancora un poco le ali di Oro, l’ebbrezza del volo le provocò un’ondata di affetto protettivo nei confronti del piccolo bambino a cui stringeva la mano.

Quando il vento calò e dolcemente depositò tutti i bimbi a terra, DUE DENTI prese gli Sdentati per mano e li trascinò fuori dalla bolla da esercitazione. Quindi spinse ognuno nella propria bolla-nanna, si impossessò della sua e finalmente tutti quanti crollarono a dormire.

Immagine tratta dal sito:
http://www.wikiart.org/en/paul-cezanne/the-etang-des-soeurs-at-osny-1875

4. DIANA E TADDY

Wassily Kandinsky: Studio per case sulla collina -1909

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La storia del giorno: giovedì 5 maggio.

Il papà di Luigino stava lavorando e aveva chiesto di non fare troppo rumore perché aveva bisogno di concentrarsi. La mamma, allora, decise di raccontare al bambino una nuova avventura di Diana.

La storia cominciò.

Diana aveva lasciato passare un bel po’ di notti prima di avventurarsi ancora nella sua grotta, anche se incominciava a sentirsi più sicura nel mondo dei sogni.

Abbandonato il suo acchiappasogni sul comodino, si addormentò e dopo poco stava camminando nel solito bosco. Senza esitare, entrò e si diresse verso le stalattiti.

Improvvisamente dall’ombra uscì un grosso orso dalle fauci spalancate.
Diana urlò con tutto il fiato che aveva in gola e toccò la colonna a lei più vicina.

Si guardò intorno ancora stordita. Per un attimo aveva sperato di ritrovarsi nel suo letto, ma era nella sua città, che, anche questa volta, le appariva diversa.

Sentì alle sue spalle un rumore e si voltò di scatto, temendo di essere stata seguita dall’orso.
Era un bambino che non conosceva.

– Vieni con me – le disse.

Ancora stordita, Diana lo seguì per una via che le era completamente estranea e anche le case erano più basse di come avrebbero dovuto essere.

– Entra – Il bambino le indicò una porta e scomparve.

Voglio svegliarmi” pensò Diana e aprì l’uscio.

Era ancora nella grotta.
Una parete di vetro la separava dall’orso.

Desiderò un fucile, ma quando improvvisamente se ne trovò uno in mano, non seppe che farsene e l’arma svanì.

Si girò per uscire, si incamminò per la strada, ma, dopo pochi passi, era ancora davanti alla stessa porta.
Si fece coraggio: l’orso era lì.

Allora si ricordò di essere in un sogno dove tutto era possibile: pensò : “ È solo un piccolo cucciolo spaventato”

Chiuse gli occhi e, quando li riaprì, davanti a lei c’era un orsetto arruffato.
Varcò la parete di vetro.

– Hai fame? – gli chiese e nelle sue mani comparve una ciotola ricolma di miele.

Dopo averlo saziato, l’accarezzò a lungo.

– Mi ricordi Taddy, il peluche con cui giocavo da piccola-

Ora Diana non aveva più paura e si diresse verso la colonna dell’uscita, la sfiorò e fu di nuovo nel suo letto.

Il mattino dopo, la sua mamma, quando andò a svegliarla, la trovò abbracciata a un piccolo orso di peluche.

Immagine tratta dal sito: http://www.visiteguidatemilano.com/visita-guidata-alla-mostra-vassily-kandinsky/

13. ROMEO E ARIA al matrimonio

Vincent Van Gogh: Ramo di mandorlo fiorito – 1890
Olio su tela 73,5 cm × 92 cm
Van Gogh Museum, Amsterdam

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La storia del giorno: sabato 24 maggio.

Quel sabato sera il papà e la mamma di Giovanni uscivano e, mentre la mamma si stava preparando, il papà lo accompagnò in camera e gli raccontò un nuova avventura di Romeo e Aria.

La storia cominciò.

Romeo si annoiava. Il pranzo di matrimonio dello zio non finiva mai: erano già alla settima portata e ancora non era arrivata la torta.

Sua sorella Aria stava giocando con la cuginetta, ma a lui non era permesso alzarsi da tavola.
Si guardava attorno e gli invitati parlavano e mangiavano senza interruzione.

Durante la cerimonia in chiesa, per un attimo si era allontanato dal suo corpo e aveva osservato tutti dall’alto, ma Aria si era affrettata a prendergli la mano e, immediatamente, si era ritrovato seduto nel banco accanto a lei.

Adesso, però, non ce la faceva proprio più.
Voleva andarsene da lì.
Chiamò sua sorella e, quando lo raggiunse, le sussurrò in un orecchio:
– Io me ne vado-
Aria scosse il capo, ma intanto sorrideva.

Romeo desiderò di essere a casa sua…ci fu il botto, ma, dopo pochi istanti passati nella sua cameretta, era ancora seduto a tavola.

– Mi hai toccato?- chiese a sua sorella.
– No, sei tornato da solo-
– Uffa, – sbuffò – Farò un nuovo tentativo, questa volta mi sposterò tra le ninfee: sono stanco di fare la rana, ma preferisco nuotare nello stagno, piuttosto che rimanere seduto a tavola ancora per un altro minuto.-

Desiderò essere in giardino, ma, in quel mentre, vide la gazza e … si scoprì a volare fra le fronde degli alberi, diretto verso il parco della villa di Queen.
Andò a posarsi sul ramo di un mandorlo fiorito e udì una bambina cantare: guardò giù e c’era Queen.

– Sei tornata! Non scappare!- incominciò a urlare nella sua direzione.
La gazza si lanciò a sfiorarle i capelli per farsi rincorrere, ma la bimba rimase ferma e riprese a gridare:
– Vieni qui, subito –

L’uccello scese nuovamente verso di lei e poi si rifugiò su un cespuglio vicino.
A passi brevi e composti Queen si avvicinava, così la gazza gracchiando planò sulla testa della bambina e, veloce, le rubò il cerchietto luccicante che aveva fra i capelli.

– Ridammelo!- urlò, ma nemmeno questa volta si mise a rincorrere la piccola ladra, nonostante volasse bassa e vicina.

La gazza stava ancora stringendo il suo trofeo nel becco, quando Romeo si ritrovò seduto a tavola.

– Tagliano ora la torta – spiegò Aria al fratello ancora frastornato.

Quella sera Queen raccontò uno strano episodio alla Tata: una gazza le aveva rubato il cerchietto, ma incredibilmente, poche ore dopo glielo aveva riportato, appoggiandolo, sotto ai suoi occhi, ad un ramo di mandorlo.

Immagine tratta dal sito:
http://it.wikipedia.org/wiki/Vincent_Van_Gogh
http://gallery.giovani.it/foto/van-gogh-rami-mandorlo-fiore.html

11. DUE DENTI e la bolla oro.

Gustav Klimt: Buchenwald/ Birkenwald 1903

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La storia del giorno: mercoledì 21 maggio.

Mercoledì Marina non aveva per niente fame. La mamma, per farla mangiare, le promise una nuova avventura di Due Denti con tutti gli Sdentati.

La storia cominciò.

Il sax suonava un assolo jazz.
Due Denti, dopo avere svegliato i quattro Sdentati, si infilò in una bolla abbastanza grossa da contenerli tutti.

Con un sonoro plop, sbucarono in un bosco dove gli alberi fitti rilucevano con bagliori autunnali.

– Guarda, un tappeto d’oro!- disse Verde entusiasta

– Sono foglie cadute, non senti come scricchiolano? – puntualizzò Rossa.

In quel momento, Micio scappò dalle braccia di Verde e, immediatamente, scomparve fra i pioppi.
Gli Sdentati si sparpagliarono all’inseguimento e, dopo pochi istanti, si erano persi.

Verde e Azzurra irruppero in un prato di girasoli e si misero a cercare tra i fiori il gattino di nuvola.

Rossa, invece, si trovò in una piatta radura, abbagliata da un sole infuocato che sembrava incendiarle i capelli.

Solo Due Denti e Senape erano rimasti nel bosco, tentando di organizzare la ricerca in modo razionale.

– Hai visto dove sono andati?- chiese Senape.
– Azzurra e Verde a destra. – Due Denti sospirò: – Tu occupati di loro, non dovrebbero essere lontani; io penserò a Rossa che è schizzata dall’altra parte, poi ci ritroveremo qui-

Rossa si guardava intorno sconsolata, con gli occhi socchiusi per la luce troppo forte: anche i sassi a terra mandavano bagliori accecanti.

Si accorse di essere rimasta sola: pensò di mettersi a chiamare gli altri ad alta voce, ma l’orgoglio glielo impediva. Per un istante fu colta dal panico.
Il sax stava suonando accordi stridenti.

Mentre lottava per trattenere le lacrime, le sembrò di cogliere un movimento in quella distesa piatta: c’era un bambino tutto d’oro, chino a giocare coi ciottoli.
Alzò la testa e la vide:

– Stai piangendo? – le domandò gentilmente.

Rossa tirò su dal naso:- Che cosa dici? È la luce troppo forte che mi fa lacrimare!-

– Olà Rossa, cortese come sempre! – Due Denti scelse proprio quel momento per ritrovare la Sdentata perduta.
La musica scivolò più lenta.

Rossa lo ignorò e si rivolse all’altro bambino:
– Che cosa stai facendo?-
– Gioco con le pepite-

– Io mi chiamo Due Denti – intervenne il nuovo arrivato per presentarsi – lei Rossa e tu..;

– e tu ti chiami ORO – proseguì poiché il bimbo li guardava col capo reclinato, senza parlare.

– Noi dobbiamo tornare, tu vieni con noi?-

– Noi ci fermiamo a giocare con le pietre – lo interruppe la bambina.

Due Denti la ignorò : – I nostri amici ci aspettano nel bosco …-

– Non sono mai stato nel bosco.-

Due Denti lo prese per mano e si avviò seguendo le note del sassofono.

Rossa velocemente raccolse due pepite rilucenti e se le mise fra i capelli.
Gli altri due finsero di non avere visto e proseguirono.
Si inoltrarono per un sentiero che li condusse al punto di incontro.

Senape li stava aspettando con Azzurra e Verde che stringeva forte Micio.
Rossa giunse di corsa e disse:

– Guardate chi ho trovato: si chiama Oro, non è carino?-

Micio si sporse ad annusare il nuovo arrivato che già si stava rotolando felice nel tappeto di foglie, mentre Azzurra rideva, Senape scuoteva il capo e poi si rivolgeva a Rossa, sfiorandole i capelli: – Proprio belli i tuoi fermagli nuovi!-

Quando furono stanchi, DUE DENTI prese i bambini per mano e li trascinò fuori dalla bolla-avventura. Quindi spinse ognuno nella propria bolla-nanna, ne cercò una libera per Oro, si impossessò della sua e finalmente tutti quanti crollarono a dormire.

Fu così che Oro entrò a far parte degli SDENTATI.

Immagine tratta dal sito: http://www.ilgiornaledellarte.com/articoli/2012/3/112285.html

3. DIANA a scuola

Maurice de Vlaminck: Restaurant de la Machine a Bougival, ca.1905.
Photograph by Sharon Mollerus, Creative Commons licensed

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La storia del giorno: domenica 18 maggio.

Luigino si annoiava: il papà si era portato del lavoro a casa proprio di domenica pomeriggio, quando avevano programmato la gita allo zoo. La mamma, per tenere il bambino zitto e calmo, decise di raccontargli una nuova avventura di Diana.

La storia cominciò.

La nonna era partita e Diana, pur non vedendo l’ora di rientrare nella sua grotta dei sogni, per tutta la settimana aveva dormito protetta dall’acchiappasogni. Senza la presenza rassicurante della nonna, non riusciva a vincere la paura di incappare in un incubo.

Quel venerdì c’era la luna alta in cielo e la ragazzina si decise finalmente a lasciare il talismano nel cassetto.

Si addormentò e dopo poco stava camminando nel solito bosco.
Si diresse verso la sua grotta ed entrò. Per un attimo, si fermò indecisa davanti alla colonna che conduceva alla casa nell’albero, poi notò una stalattite che emanava una morbida luce rosata.

La toccò e si scoprì a vagare per le vie di quella che sapeva essere la sua città, anche se appariva completamente diversa e irriconoscibile: cercava la sua scuola e non la trovava.

Si mise a correre, ma non avanzava che di pochi passi alla volta. Fu presa dal panico, fino a quando si ricordò di essere in un sogno dove tutto era possibile: pensò : ” voglio arrivare a scuola“.

Chiuse gli occhi e, quando li riaprì, era nella sua aula. Sulla lavagna riconobbe l’espressione di matematica affrontata quella mattina all’ultima ora.

Diana si mise a percorrere i corridoi in un’atmosfera irreale: ogni tanto incrociava altri alunni, ritornati a scuola in sogno.

Poi vide il suo papà, con uno zaino sulle spalle e un’ espressione che non riconobbe.
– Papà?-
Lo raggiunse e le sembrò sollevato nell’incontrarla. Le chiese:

– Sai in quale aula ci sono gli esami della terza A? Sono in ritardo e non trovo nessuno.-

– Terza A?-

-Sei una privatista? Non mi ricordo di te…- la osservò meglio – però hai un’aria familiare.-

Un attimo dopo, erano seduti vicini di banco in una classe gremita di studenti, in cui un’insegnante a lei sconosciuta stava dettando un problema di matematica.
Diana iniziò a scrivere la risoluzione, mentre il suo papà stava ancora rileggendo il testo, mordicchiando la penna.

– Come si fa?- le bisbigliò- Ho un vuoto tremendo-
– Aspetta, termino e te lo passo-
– Attenta a non farti beccare!-

Diana desiderò che il foglio con il problema risolto finisse sul banco del suo papà e, quando si girò verso di lui, vide che lo aveva ricevuto ed era intento a copiare.

Un battito di ciglia ed erano fuori dalla scuola, ancora insieme.

– Grazie – le disse il papà – non ce l’avrei fatta senza il tuo aiuto – e scomparve.

La città adesso brillava di colori vividi e le strade erano ricoperte di fiori colorati.
Diana passeggiò rilassata e soddisfatta. Ora non aveva più paura e ritornò alla sua grotta, si diresse verso la colonna dell’uscita, la sfiorò e fu di nuovo nel suo letto.

La mattina dopo, incontrò il papà in cucina, intento a bere il caffè. La guardò con un’espressione assorta e le disse:

– Questa notte ho fatto uno strano sogno, non me lo ricordo bene: ero tornato a scuola e , pensa un po’, c’eri tu come mia vicina di banco!-

Le diede una pacca sulla spalla e poi si mangiò un biscotto.

Immagine tratta da:
http://www.artcyclopedia.com/artists/vlaminck_maurice_de.html
http://www.flickr.com/photos/clairity/tags/museedorsay/

12. ROMEO E ARIA e gli allenamenti

Maurice de Vlaminck: The Blue House – 1906
Oil on canvas
The Minneapolis Institute of Arts
Bequest of Putnam Dana McMillan

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La storia del giorno: venerdì 9 maggio.

Venerdì pomeriggio Giovanni, tornando da scuola in bicicletta, era caduto e il suo orgoglio ne era uscito un po’ ammaccato.
Terminato di sparecchiare, il papà decise di dedicargli la serata e, dopo avere giocato, lo accompagnò a dormire, raccontandogli una nuova avventura di Romeo.

La storia cominciò.

Romeo, seduto sulla panchina nel cortile della scuola, stava aspettando il suo turno per cimentarsi nel salto in lungo e ascoltava con agitazione crescente le istruzioni dell’insegnante di educazione fisica.

Enrico, già al primo tentativo, aveva migliorato il suo record dell’anno precedente.

Romeo cercò di concentrarsi, partì con la rincorsa e, nel momento in cui stava per toccare l’asse di battuta, sentì nelle sue gambe la medesima spinta esercitata quando da rana era scappato fra i cespugli nel parco di Queen.
Per un attimo ebbe paura di udire il gran botto ma, fortunatamente, si ritrovò ancora nel suo corpo di ragazzo, in ginocchio nella sabbia, con l’istruttore che misurava il suo salto.

– Romeo, sei migliorato tantissimo, non credo ai miei occhi! Per favore, vuoi riprovare?-

I suoi compagni smisero di chiacchierare, per guardare la prestazione di Romeo, che non aveva mai brillato in nessuno sport.
Ancora una volta, il ragazzino si concentrò e balzò.

– Non mi ero sbagliato, sei diventato davvero bravo! Dimmi: ti sei allenato in palestra?-
– No, nel mio giardino.- fu la pronta risposta.
– Continua così e sarai fra i prescelti a rappresentare la nostra squadra nei giochi sportivi fra tutte le scuole della città. –

Nel pomeriggio Romeo raggiunse Aria vicino alla fontana.

– A giugno ci saranno i campionati di atletica- le disse
– Sicuramente verrà anche Queen, perché partecipano tutte le scuole-

Aria continuava a disegnare nella terra con un bastoncino.

– Forse mi faranno gareggiare nel salto in lungo-

Finalmente la bambina alzò gli occhi e lo guardò

– Però mi devo allenare-

Aria lo fissava immobile.

– Mi serve ancora la rana-

Aria inclinò il capo per studiarlo meglio.

– Il tempo trascorso come se fossi un anfibio, mi ha insegnato a potenziare i miei salti-

Romeo abbozzò un timido sorriso:- Devo riprovare, fino a imparare a perfezione la tecnica per spingermi più lontano.-

– Perché no? – ci fu una lunga pausa – Potresti anche iscriverti ai 100 metri di corsa: ti basterebbe passare un po’ di tempo come lepre..- e finalmente la bimba scoppiò a ridere, subito imitata dal fratello.
– Oppure cimentarti in piscina…-

– 200 rana? Dai, non posso trasformarmi di colpo in uno sportivo modello!-

– Chiederò alla solita rana se si offre volontaria per i tuoi allenamenti.- e Aria allungò le manine per farsi prendere in braccio.

Immagine tratta dal sito: http://www.artsconnected.org/toolkit/encyc_balanceother.html

10. DUE DENTI e la bolla buia

Claude Monet: Ninfee – 1920
Olio su tela 118 × 83 cm.
Musée des Beaux-Arts- Grenoble

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La storia del giorno: mercoledì 7 maggio.

Mercoledì sera, Marina non voleva spegnere la luce e andare a dormire, così la mamma, tenendole la mano, si mise a raccontare.

La storia incominciò.

Il basso suonava note cupe e ritmate. Due Denti, dopo avere svegliato Senape e Rossa, si infilò nella prima bolla abbastanza grossa da contenerli tutti.

Con un sonoro plop sbucarono in una notte buia, senza luna e senza stelle.
Immersi in un nulla nero, i rumori intorno a loro risultavano amplificati.

– Annusate anche voi: riconosco una fragranza di tiglio-

– Rossa, ormai senti profumi di fiori ovunque vai!-

Le note del basso scandivano il loro procedere in quel mare di inchiostro.
Due Denti si fermò di colpo e anche le note tacquero. Avanzò e i suoni ripresero, adattandosi al suo ritmo.

– Non mi piace qui- protestò Rossa – non si vede niente!-
– In effetti non sappiamo nemmeno dove ci troviamo- concordò Senape

– Due Denti facci uscire di qui, subito!…
…per favore…- lo pregò la bimba

– Se ordino alla bolla di buttarci fuori, prima o poi verremo risucchiati qui comunque.-
– Ti prego, inventeremo qualcosa!-
– Io ci sto-
– Va bene: allora, ragazzi, datemi la mano…F U O R I !-

Immediatamente i tre si ritrovarono a galleggiare vicino all’orchestra.

– Ora entriamo in una bolla gialla –
– Io dico di provare in quella rossa: ci servono le palle di fuoco per fare luce!-
– No, troppo pericoloso, potremmo provocare un incendio.-

Due Denti si succhiò il pollice e poi esclamò : – Rossa, hai ancora il tuo fermaglio a forma di chitarra?-

La bimba impallidì:- L’ho nascosto, perché Verde lo voleva per Micio –
– Dove?-
– Poi me lo ridarete e non direte niente?-
– Dove?-
– Sotto la batteria-
– Prendilo, dobbiamo fare presto!-

Con il fermaglio recuperato, i tre si tennero nuovamente per mano.
– D E N T R O ! – e ripiombarono nelle tenebre.

– Adesso?-

Le note del basso avevano ripreso a cadenzare il loro incedere.

– Se ci fermiamo anche la musica tace, se avanziamo ricomincia: Senape tu soffierai sulla chitarra e poi inizieremo a muoverci e vediamo che cosa succederà-

– Perché suonerà Senape? il fermaglio è mio-
– Perché Senape pensa, invece di frignare –

Le note del basso, regolate dagli spostamenti di Due Denti, e quelle della chitarra si fusero in un intreccio di melodie, mentre le tenebre, come i neri tendoni di un sipario, assecondavano il loro ritmo.
Gli occhi di Rossa rilucevano come due palle di fuoco e, per vincere la paura e la inattività, senza nemmeno accorgersene, la bimba si mise a canticchiare con la sua voce stridente.

Ci fu un lampo, l’oscurità si squarciò e, ancora avvolto nel blu profondo della notte, apparve davanti a loro un meraviglioso giardino.

Abbandonata ogni paura, seguirono il placido ruscello che scorreva tortuoso, inoltrandosi al ritmo della musica fra le foglie.
La notte adesso era dolce, inondata dai profumi e Senape con un gran sorriso restituì il fermaglio a Rossa, nascondendoglielo fra i capelli.
Il viso della bimba si illuminò e tutti e tre fecero ritorno nelle loro bolle-nanna.

Immagine tratta dal sito: http://it.wikipedia.org/wiki/Claude_Monet

2. DIANA e la grotta

Paul Cézanne: Bosco con rocce 1895 ca.
Olio su tela cm 48,5 x 59,5
Kunsthaus di Zurigo.

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La storia del giorno: sabato 3 maggio.
Luigino doveva fare le inalazioni e proprio non voleva stare fermo tutto quel tempo, attaccato alla macchina dell’aerosol. Allora la mamma decise di raccontargli ancora di Diana.

La storia incominciò.

Quando Diana tornò dalla gita, trovò ad accoglierla la famiglia al completo. Dopo aver mangiato tutti insieme, la nonna la accompagnò nella sua cameretta e le disse:

– Hai corso un grosso rischio ieri, quando hai deciso di dormire senza acchiappasogni-
Diana arrossì: – Come l’hai saputo?-
– Tesoro, non ti ricordi che sono venuta a portarti via dal bosco?-
– Allora eri proprio tu?-
La nonna sorrise:- Questa notte mi fermerò qui io con te e non avrai bisogno del tuo talismano.-

Diana finalmente si addormentò e si trovò a vagare fra i soliti pioppi. Dopo pochi metri la nonna l’affiancò.

– Stammi vicina; vedi quelle rocce laggiù? Ci sei mai stata?-
La ragazzina scosse il capo.
– Quello è il tuo rifugio: qualsiasi cosa ti accada qui, se vuoi svegliarti, corri nella grotta e ti ritroverai nel tuo letto; vieni.-

Le rocce apparivano quasi blu all’ombra della foresta. Entrarono e rimasero abbagliate dalle stalattiti di cristallo che sostenevano la volta di pietra.

– Attenta- continuò la nonna- se tocchi la prima colonna ti sveglierai, mentre ognuna delle altre ti porterà in un sogno diverso.-

Diana si avvicinò a un pilastro e si vide rispecchiata in mille immagini.
– Dammi la mano e prova- le suggerì la nonna.

Sbucarono in una stanza completamente intagliata nel legno. Diana corse alla finestra e comprese che quella casa era costruita dentro a un enorme tronco di un albero.

– La riconosco – esclamò Diana – è proprio quella in cui immaginavo di giocare con Lucy!- e in quel momento la sua amica entrò nella stanza.
– Nonna è proprio Lucy?-
– Certo, l’hai appena chiamata nel tuo sogno-

Le due ragazze si misero ad esplorare tutto intorno e videro una scala per salire sulla torretta, in mezzo alle fronde della vecchia quercia.
Quando furono in cima, sopra di loro gli alberi si innalzavano a coprire il cielo.

– Nonna, più in alto deve essere bellissimo!-
– Allora vola!-
– Come faccio, senza polvere di fata, senza ombrello…-
-… e senza scopa!!! Puoi: sei in un sogno, basta desiderarlo!- la interruppe la nonna ridendo.

Le due ragazze si librarono fra le foglie, fino a raggiungere gli ultimi rami.

Improvvisamente Lucy scomparve: l’attimo prima era seduta accanto all’amica a contemplare una mamma scoiattolo allattare i suoi piccoli nel nido, subito dopo non c’era più.

– Nonna, che cosa ho fatto, non mi ha nemmeno salutato!-
– È ritornata nei suoi sogni!-
– Vieni: rientriamo anche noi. Adesso immaginati la tua grotta.-

In un battito di ciglia raggiunsero la stalattite da cui erano partite. Diana si diresse verso la colonna dell’uscita, la sfiorò e fu di nuovo nel suo letto.

Immagine tratta dal sito: http://web.tiscali.it/liocornus/galleria1.htm

6. GALILEO E ISACCO e la valigia

William Turner: La valorosa Temeraire – 1838-1839
Olio su tela 90,7 cm × 121,6 cm
National Gallery, Londra

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La storia del giorno: martedì 29 aprile

In quei giorni la mamma di Marina era impegnata a preparare la festa per il compleanno della zia, così il papà decise di tenere tranquilla la sua bimba raccontandole una nuova avventura di Isacco e Galileo.

La storia cominciò.

Una mattina la maestra Paola aprì il salone rosso, riservato alle recite e alle feste, per tenere una lezione insolita.

Quando i bambini entrarono, trovarono tante valigie aperte appoggiate sul pavimento e furono fatti sedere a copie in ognuna di esse, tranne Galileo e Isacco che si accomodarono accanto all’insegnante sulla moquette.

– Adesso tutti insieme compiremo un viaggio in un posto bellissimo.- esordì la signorina Paola.
– Dove vi piacerebbe andare?-

La spuntò Paolo e decisero che avrebbero visitato Londra.

– Allora cosa c’è da vedere a Londra?-

Ognuno diede il suo contributo e passarono due ore immaginandosi di giocare nei giardini di Kensington, solcare la serpentina su tante barchette, rincorrersi per la Torre di Londra, guardare il palazzo del parlamento specchiarsi nel Tamigi, ammirare la città dalla ruota panoramica London Eye…

“Secondo te, Isacco perché a noi non hanno dato la valigia?-
“Forse non ce ne erano abbastanza”
“Ne sei convinto?”
“No”

Quella sera , quando tornarono a casa, i due gemellini corsero in lavanderia a prendere il valigione bianco che la mamma aveva appena vuotato dopo le vacanze di Pasqua: lo aprirono e si accomodarono dentro, seduti uno di fronte all’altro a gambe incrociate.

– Dove vuoi andare? – domandò Isacco
– Sull’isola dei pirati!-

No, Galileo, attento, per voi é pericoloso!” I due bambini udirono distintamente la voce della maestra Paola nella loro testa…

…troppo tardi: ormai il desiderio era stato espresso e i gemellini si ritrovarono, ancora seduti sul fondo della valigia, ma all’ombra di una palma su una spiaggia.

– Guarda!- Davanti a loro una nave solcava il mare trainata da una barca più piccola, dirigendo si verso di loro.
– Vieni- ingiunse Galileo, mentre già correva sulla sabbia; Isacco, dopo avere nascosto la valigia dietro a un cespuglio, lo seguì.

Era il crepuscolo e i pirati si riversavano rumorosi per le vie del loro villaggio.
I due bambini si aggirarono a naso in su, curiosando in mezzo a colori, suoni e odori fortissimi e inconsueti. Isacco si infilò sotto a una tenda in cui erano esposte le mercanzie più strane e meravigliose.

“Guarda Galileo: uncini, bende…non toccare le spade…c’è anche un cannocchiale! “
Isacco lo prese in mano e, con emozione, se lo mise davanti a un’occhio, mentre il padrone di tutto quel ben di dio non lo perdeva di vista un attimo.

– Lo vuoi? – gli chiese
– Quanto chiedi?-
– Che cosa mi offri?-

Il bambino cercò frenetico nello zaino che si era portato appresso.
Incominciò ad estrarre una merendina, una matita, un pastello blu e uno giallo, un fazzoletto usato e in fine un paio di occhiali da sole.

Appoggiò tutto sul bancone e l’omaccione dai denti neri toccò e rigirò ogni oggetto. Si mostrò interessato quando Isacco scarabocchiò sul legno con quello strano bastoncino dalla punta colorata, ma non riuscì a nascondere la sua cupidigia dopo che il bambino gli ebbe fatto indossare gli occhiali.

La trattativa si concluse velocemente con reciproca soddisfazione e Isacco sgusciò via velocemente con il nuovo cannocchiale in cambio del contenuto del suo zaino.

Intanto il cielo si era oscurato, il volume delle risate e delle urla si era alzato e anche le donne negli abiti vistosi sembravano minacciose.

Sarà meglio tornare”
” e in fretta: guarda come ci osservano!!!”

Allungarono il passo, zigzagando fra la folla e, giunti in prossimità della spiaggia, si lanciarono in una corsa affannosa.
Velocemente, si infilarono tra i cespugli e si accucciarono nel valigione bianco, mentre udivano vicine le voci degli uomini che li avevano seguiti.

– Voglio tornare a casa!- ordinò Galileo chiudendo gli occhi…
e si ritrovarono in lavanderia.

Quella sera, quando fu ora di andare a dormire, i due gemelli scrutarono il cielo che apparve più vicino e ancor più meraviglioso grazie al cannocchiale dei pirati.

Immagine tratta da:  http://it.wikipedia.org/wiki/La_valorosa_T%C3%A9m%C3%A9raire

11. ROMEO E ARIA e Queen

Gustav Klimt: Viale nel parco dello Schloss Kammer – 1912
Olio su tela 110X110cm
Österreichische Galerie Belvedere – Vienna

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La storia del giorno: venerdì 25 aprile

Venerdì Giovanni era a casa da scuola e la mamma gli chiese di aiutarla a pulire i fagiolini. Mentre lavoravano in cucina, grata, la mamma si mise a raccontare:

La storia cominciò.

Lunedì a scuola Romeo tentò invano di scoprire quale classe frequentasse la bambina dai capelli lunghi: nessuno sembrava conoscerla.
Dopo giorni di inutili ricerche, i due fratelli conclusero che la ragazzina fosse alunna di un istituto privato, per cui decisero di lasciare ad Aria il compito di continuare le indagini.

Romeo accompagnò la sorellina fuori dal cancello della grossa villa e rimase all’angolo della strada a fare da “palo“, mentre Aria si avvicinava il più possibile per contattare la loro rana, tenuta prigioniera nel parco e per aiutarla a fuggire.

Dopo pochi minuti una grossa auto si fermò e, mentre la bambina dai capelli lunghi scendeva, udirono una voce di donna:

– Su, da brava, incomincia a fare i compiti con la Tata, io tornerò tra poco!-
– Voglio venire anch’io con te!-
– La prossima volta! Corri: ti ho aperto il cancello!-

I due fratelli ebbero appena il tempo di prendersi per mano e fingere di passeggiare, che furono investiti dalla bambina.

– Voi? Che cosa ci fate qui? – poi rivolta a Aria :- Ti avevo avvertita di non spiarmi-

Romeo si erse in tutta la sua statura per difendere la sorellina. Quindi cercò di sorridere.

– Ciao, non ti ho mai visto a scuola!-
– Infatti.-
– Mi chiamo Romeo-
– Uffa, che cos’è un vizio di famiglia? A casa vostra insegnano solo a dire il nome? …. My name is Romeo… The pen is on the table… Dai spostati: devo entrare!-

In quel momento, la Tata si affacciò in fondo al viale di ingresso:
– Queen, sei con degli amici?-

– Come ti chiami??- si lasciò scappare uno stupito Romeo.
– Queen-

Aria sussurrò al fratello :- Ma quello è un cognome!-

La ragazza dai capelli lunghi si voltò:
– Sei proprio ignorante! Q-U-E-E-N é inglese e vuol dire REGINA!!!-

La Tata intanto li aveva raggiunti:
– Non inviti i tuoi amici ad entrare?-

I due fratelli si scambiarono uno sguardo di intesa.
– Ci sono le ninfee? – domandò Aria allungando la manina verso la Tata, per farsi accompagnare.

– Bel parco! – Romeo spostava il peso da un piede all’altro, cercando di nascondere la sorella alla vista di Queen.
– Hai un cane?-
– No – e poi rivolgendosi alla Tata: – Devo studiare, loro adesso se ne vanno!-

La donna si avvicinò a Romeo con un sorriso di scusa, mentre Aria rimaneva accucciata vicino alle ninfee.
-Tornate ancora! – gli disse.
Aria,dopo pochi istanti, li raggiunse con un sorriso smagliante.
– Grazie Queen, le tue ninfee sono proprio belle!-

La ragazzina dai capelli lunghi si allontanò scuotendo il capo.

Appena furono a casa, Aria, raggiante, estrasse la rana dalla tasca e la liberò vicino alla fontana.
– Sta bene – rassicurò Romeo- Adesso è solo stanca.-

Immagine tratta dal sito: http://lottovolante.plnet.forumcommunity.net/?t=42793610