ISACCO E GALILEO: LA STORIA

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ISACCO E GALILEO

1. ISACCO E GALILEO
Galileo e Isacco erano due gemellini : dormivano di giorno e stavano svegli la notte perchè amavano le stelle. Erano nati alla fine dell’estate e i loro genitori proprio non capivano perchè tutte le sere, quando il cielo imbruniva, spalancassero i loro occhioni e iniziassero a muovere braccine e piedini in un ritmo sfrenato.

Il papà e la mamma tentarono in tutti i modi di fare cambiare le loro abitudini, ma quando fu il primo compleanno, rassegnati, festeggiarono in giardino al chiaro della luna.

Ben presto, Galileo e Isacco scoprirono con stupore che gli altri bambini dovevano parlare per comunicare, mentre per loro bastava indirizzare il pensiero per capirsi. Iniziarono i primi esperimenti, quasi per caso.

Isacco aveva il raffreddore ed era rimasto a casa, mentre Galileo era andato a passeggio con la zia. Al solito, camminava con il naso all’insù e vide nel cielo una luna bianca e pallida fare capolino. La indicò alla zia che si limitò a dirgli:

– Galileo, guarda dove metti i piedi, finirai per inciampare!-

Allora il gemellino pensò: Se ci fosse qui Isacco, magari lui capirebbe cosa ci fa la luna adesso e perché é così smorta…

Avrá il raffreddore anche lei e sicuramente non riesce a dormire…sapessi come mi cola il naso…- si sentì rispondere dalla voce del fratello.

Nonostante cercasse intorno a sé, di Isacco non c’era traccia.

Tornato a casa, corse in camera dal gemello ammalato e lo trovò seduto nel lettino mentre la mamma gli dava lo sciroppo.

– Davvero hai visto la luna? – gli domandò – Allora mi hai sentito, anche se eravamo lontani?-

– Certamente, ma non sono riuscito a guardare con i tuoi occhi-

– Chissà se questa sera la luna sarà ancora in cielo?-

Quando venne ora di dormire, Galileo corse alla finestra, ma era tutto buio e nemmeno uno stella illuminava la notte. Così anche i due fratellini spensero la luce e si abbandonarono al sonno.

  1. ISACCO E GALILEO ALLA SCUOLA MATERNA

Venerdì fu il giorno in cui i due gemellini vennero portati per la prima volta all’asilo.

Gli altri bambini li accolsero con curiosità e, al contrario dei grandi, impararono immediatamente a distinguerne uno dall’altro.

Galileo chiese un gessetto blu per dipingere il cielo e Isacco uno giallo per disegnare le stelle.

Le insegnanti, a questo punto, vollero dividerli per facilitare uno “sviluppo autonomo delle personalità“. I due bambini accettarono di buon grado, forti del loro segreto.

Era una bella giornata di sole e al pomeriggio furono accompagnati in cortile. C’erano scivoli, giostrine e altalene.

Isacco salì immediatamente sull’altalena, proiettato, con gli occhi spalancati, a raggiungere le nubi.

Intanto Galileo era stato trascinato su una giostrina, di quelle rotonde che girano e girano.. ” Isacco, dove sei?”

“Sull’altalena, sapessi , ė bellissimo… ti sembra che con la prossima spinta potrai raggiungere il cielo”

“Beato te, io sono seduto su un insulso seggiolino fino alla nausea… Guarda che adesso me ne vado, non spaventarti”

“Dove vai? Sei pazzo?”

“Non ce la faccio proprio più”

Galileo saltò giù dal sedile mentre ancora stava ruotando e si guardò intorno, in cerca di un rifugio sicuro. Scorse, nascosta, una cuccia abbandonata e, senza farsi vedere, sgattaiolò fino a raggiungere l’abitazione lasciata vuota dal cane. Si rannicchiò, mandò un messaggio al suo gemellino per informarlo e si mise a dormire e a sognare delle stelle.

Dopo poco, alla scuola materna successe un putiferio: le maestre ansiose iniziarono a cercare il gemellino in ogni dove. Isacco le guardava impassibile, fino a quando venne l’ora di tornare a casa e con essa giunse il papà. Allora gli corse incontro, assieme alle signorine impacciate che non sapevano come spiegare a quel padre come già al primo giorno avevano perso il suo bambino.

“Galileo, presto, é arrivato papà”

“Vengo subito

Le insegnanti tentarono di guadagnare tempo raccontando la giornata dei gemellini e, mentre ancora cercavano il modo per informare il padre ignaro della scomparsa di uno di loro, Galileo spuntò dal nulla e andò ad abbracciare le gambe del papà. Poi, preso per mano anche Isacco, si avviarono tutti e tre verso casa.

3. ISACCO E GALILEO E LE STELLE DORATE
Un giorno, alla scuola materna, la maestra aveva letto ai bambini la storia della SIGNORA CORRY, ( crf. MARY POPPINS di P.L. Travers volume 1) e Isacco e Galileo erano rimasti entusiasti nello scoprire che a Londra c’era una piccola pasticceria la cui proprietaria di giorno vendeva biscotti di pan pepato, “ogni pezzo cosparso di stelle dorate così fitte che lo stesso negozio sembrava illuminarsi lievemente al loro bagliore”, e di notte, munita di colla e di scala, andava ad appendere le stelle avanzate dai dolci mangiati, in cielo.

Purtroppo nella loro città non esisteva niente di simile, però quel sabato, quando Isacco e Galileo andarono al supermercato con il papà, videro sullo scaffale alcune confezioni di biscotti in promozione con una bustina di stelle dorate in omaggio.

Galileo, lesto, ne prese due sacchetti e li infilò nel mezzo del carrello, senza farsi vedere, e strizzò l’occhio, birichino, al fratello.

Il problema, a questo punto, era procurarsi la colla, ma Isacco, nel reparto cartoleria, riuscì a infilare assieme alla spesa, uno stick.

Alla cassa il papà pagò, senza accorgersi degli acquisti contrabbandati dai suoi figli. Con la mamma a casa, fu molto più difficile far sparire il maltolto dai sacchetti e nasconderlo nella loro cameretta.

Il tempo rimase piovoso per tutta la settimana, i biscotti a poco a poco furono mangiati di notte dai due gemellini, mentre spiavano il cielo sempre buio e senza luna.

Finalmente la pioggia finì, venne la notte luminosa e stellata e Galileo decise di uscire e appendere le stelle in offerta con i biscotti. Isacco, che aveva ascoltato attentamente la storia della SIGNORA CORRY, sapeva che bisognava andare “dove non c’erano case, ma solo erba e trifoglio” (crf. MARY POPPINS di P.L. Travers volume 1) e cercò di dissuadere il fratello.

” Di che cosa ti preoccupi, Isacco, qui la campagna é vicina”

” Ma se papà e mamma si accorgono che siamo scomparsi, moriranno di preoccupazione!”

“Vorrà dire che tu resterai qui a tranquillizzarli”

” Poi non hai la scala”

” Mi arrampicherò sugli alberi”

“Non sappiamo nemmeno se le stelle dei biscotti sono quelle giuste! Facciamo prima un esperimento, che ne pensi?”

“Andiamo sul terrazzo del tetto, dove la mamma va a stendere i panni d’estate, io so dove tiene le chiavi: il cielo lì si può toccare, ci sono i vasi di erba e trifoglio e non si vedono case perché sono tutte giù in basso.”

I due gemellini si misero le calze per non fare rumore e, armati di colla e stelle, partirono in spedizione. All’inizio fu un disastro, poi compresero che il problema era lo stick. Così Isacco tornò in casa e trovò nello studio di papà un vasetto giallo provvisto di colla liquida e pennelo.

Sprecarono un sacchetto di stelle, ma, finalmente, la prima si attaccò e scivolò verso l’alto, dove si mise a “brillare furiosamente spargendo raggi di scintillante luce dorata” (crf. MARY POPPINS di P.L. Travers volume 1).

Dopo che tutto il sacchetto rimase vuoto, Isacco e Galileo, soddisfatti, si stesero a guardare il cielo, che apparve ancora più scintillante, con le loro stelle che luccicavano come le palle luminose di un albero di Natale.

  1. GALILEO E ISACCO E LA MAESTRA

Isacco e Galileo si sentivano molto soddisfatti per essere riusciti ad appendere le stelle e non vedevano l’ora che scendesse nuovamente la sera per potere ammirare il loro operato. Così, appena la mamma li mandò a dormire, corsero nella loro cameretta e si misero alla finestra per guardare il cielo che stava imbrunendo.

A poco a poco iniziarono a brillare mille lucine e, mentre i due gemellini stavano cercando di riconoscere le “loro” stelle, videro che da un punto della volta celeste, inesorabilmente, ad uno ad uno, gli astri luminosi si staccavano e cadevano, lasciando dietro di sé una scia, che, dopo alcuni istanti, scompariva.

Compresero immediatamente che a svanire erano proprio le stelle che avevano attaccato loro, la notte precedente e rimasero impotenti a guardare fino a quando scomparve anche l’ultima.

Sconsolati, andarono a letto.

Il giorno dopo, la maestra Paola riprese il libro di “MARY POPPINS” e ne lesse un nuovo capitolo.

“É bella questa storia, ma quella della SIGNORA CORRY era meravigliosa” pensò Isacco ” Speravo proprio che continuasse, spiegando se poi erano cadute anche le loro stelle”  “Invece racconta una nuova avventura” concluse Galileo.

Quando furono in mensa, la maestra si avvicinò al tavolo dove i bambini stavano mangiando e disse a Isacco:

– Mi dispiace, se vi ho deluso, ma il libro cambia argomento a ogni capitolo.-

Isacco sgranò gli occhi.

Galileo, hai parlato tu con la signorina Paola?”

“No, te lo giuro, non so come abbia fatto a sentirci…non abbiamo aperto bocca”

La maestra, ammiccando ai gemellini, si allontanò.

Quel pomeriggio a Galileo e Isacco furono assegnati posti vicini e, per volere della maestra Paola, alla scuola materna non vennero più divisi “per facilitare uno sviluppo autonomo delle personalità”.

Ma tu che dici, Isacco, credi che “lei” senta i nostri pensieri?” “Non é possibile, nemmeno la mamma ci riesce!”

Venne l’ora di tornare a casa e, mentre i due gemelli raggiungevano il loro papà, udirono chiaramente la voce della signorina Paola nelle loro teste dire ” Sicuro che non sia possibile?”

5. ISACCO E GALILEO e le vacanze di Pasqua

“Il mare a Saint Palais” di Armande Guillaumin

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Per le vacanze di Pasqua, Isacco e Galileo andarono con i loro genitori a casa della nonna al mare, dove purtroppo erano invitati anche la zia Lori e lo zio Pio. La zia Lori era la sorella di papà e sapeva tutto di ogni argomento, anche su come si dovevano educare i bambini, nonostante in casa sua non fosse mai entrato né un cagnolino e neppure un pesce rosso, né tanto meno un figlio.

– I tuoi gemelli vanno in giro con il naso per aria – diceva sempre zia Lori alla mamma- devi intervenire e insegnare loro un po’ di disciplina!-

Come ogni volta, appena arrivati, la zia si offrì di accompagnare i bambini al mare, mentre la mamma avrebbe disfatto i bagagli.

Giunti in spiaggia, la zia estrasse dalla borsa il lavoro a maglia e si mise a sferruzzare, obbligando Isacco e Galileo a sedersi accanto a lei, fermi e composti a “respirare l’aria buona”.

Galileo scelse un sasso piatto e stava per gettarlo in acqua per farlo rimbalzare, quando la zia, senza distogliere gli occhi dai suoi ferri, intervenne:

– Metti giù, potresti colpire qualcuno- anche se la spiaggia era deserta.

“Uffa che barba!”

Galileo si chinò per togliersi le calze e le scarpe.

– Che cosa stai facendo?- intervenne nuovamente la zia – Vado a bagnarmi i piedi nel mare- – Assolutamente no, troppo freddo!-

Allora i due bambini si misero a raccogliere i sassi rossi. Poi si sedettero e incominciarono a battere i ciottoli colorati fra due massi grigi per disintegrarli.

– Ragazzi, smettetela, fate troppo rumore, mi state assordando!!!-

Isacco, quasi quasi butto lei in acqua e poi guardo se rimbalza”

“É troppo pesante, non riusciresti mai a smuoverla!”

“Se fingo di cadere in mare, dici che verrebbe a tirarmi su?”

Galileo, non ci provare!” udirono distintamente entrambi la voce della maestra Paola.

I due gemelli si guardarono intorno, ma eccetto loro tre, la spiaggia era ancora deserta e la zia continuava a sferruzzare, senza nemmeno alzare la testa dal suo lavoro.

“Intanto fra poco pioverà e vi bagnerete lo stesso!” Continuò la voce della loro insegnante

“Isacco l’hai sentita anche tu?”

“Guarda Galileo, sta arrivando un nuvolone nero!”

Finalmente tranquilli, i due gemelli si misero a scrutare il cielo, mentre la zia Lori, ignara del temporale imminente, lavorava a maglia e sbuffava:

– Sempre col naso per aria, questi due!-

La pioggia giunse all’improvviso, tanto fitta che in attimo tutti e tre furono grondanti.

– Presto bambini, correte- ordinò la zia, con i capelli appiccicati alla faccia.

Arrivarono a casa completamente fradici e, mentre la mamma li accompagnava a cambiarsi, udirono la nonna sbottare verso la zia Lori:

– Come hai fatto a non accorgerti che il cielo si era fatto grigio? Tu sei sempre con il naso nel tuo lavoro a maglia!-

Per un istante, Isacco e Galileo colsero la mamma mentre arricciava le labbra e tentava di soffocare una risata

Immagine tratta da:” Dipingere la luce. A Palazzo Strozzi mostra sull’impressionismo ” (http://www.artsblog.it). “

6. GALILEO E ISACCO e la valigia

William Turner: La valorosa Temeraire – 1838-1839
Olio su tela 90,7 cm × 121,6 cm
National Gallery, Londra

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Una mattina la maestra Paola aprì il salone rosso, riservato alle recite e alle feste, per tenere una lezione insolita.

Quando i bambini entrarono, trovarono tante valigie aperte appoggiate sul pavimento e furono fatti sedere a copie in ognuna di esse, tranne Galileo e Isacco che si accomodarono accanto all’insegnante sulla moquette.

– Adesso tutti insieme compiremo un viaggio in un posto bellissimo.- esordì la signorina Paola. – Dove vi piacerebbe andare?-

La spuntò Paolo e decisero che avrebbero visitato Londra.

– Allora cosa c’è da vedere a Londra?-

Ognuno diede il suo contributo e passarono due ore immaginandosi di giocare nei giardini di Kensington, solcare la serpentina su tante barchette, rincorrersi per la Torre di Londra, guardare il palazzo del parlamento specchiarsi nel Tamigi, ammirare la città dalla ruota panoramica London Eye…

“Secondo te, Isacco perché a noi non hanno dato la valigia?”

“Forse non ce ne erano abbastanza”

“Ne sei convinto?”

“No”

Quella sera , quando tornarono a casa, i due gemellini corsero in lavanderia a prendere il valigione bianco che la mamma aveva appena vuotato dopo le vacanze di Pasqua: lo aprirono e si accomodarono dentro, seduti uno di fronte all’altro a gambe incrociate.

– Dove vuoi andare? – domandò Isacco – Sull’isola dei pirati!-

No, Galileo, attento, per voi é pericoloso!” I due bambini udirono distintamente la voce della maestra Paola nella loro testa…

…troppo tardi: ormai il desiderio era stato espresso e i gemellini si ritrovarono, ancora seduti sul fondo della valigia, ma all’ombra di una palma su una spiaggia.

– Guarda!- Davanti a loro una nave solcava il mare trainata da una barca più piccola, dirigendo si verso di loro. – Vieni- ingiunse Galileo, mentre già correva sulla sabbia; Isacco, dopo avere nascosto la valigia dietro a un cespuglio, lo seguì.

Era il crepuscolo e i pirati si riversavano rumorosi per le vie del loro villaggio. I due bambini si aggirarono a naso in su, curiosando in mezzo a colori, suoni e odori fortissimi e inconsueti. Isacco si infilò sotto a una tenda in cui erano esposte le mercanzie più strane e meravigliose.

“Guarda Galileo: uncini, bende…non toccare le spade…c’è anche un cannocchiale! “ Isacco lo prese in mano e, con emozione, se lo mise davanti a un’occhio, mentre il padrone di tutto quel ben di dio non lo perdeva di vista un attimo.

– Lo vuoi? – gli chiese – Quanto chiedi?- – Che cosa mi offri?-

Il bambino cercò frenetico nello zaino che si era portato appresso. Incominciò ad estrarre una merendina, una matita, un pastello blu e uno giallo, un fazzoletto usato e in fine un paio di occhiali da sole.

Appoggiò tutto sul bancone e l’omaccione dai denti neri toccò e rigirò ogni oggetto. Si mostrò interessato quando Isacco scarabocchiò sul legno con quello strano bastoncino dalla punta colorata, ma non riuscì a nascondere la sua cupidigia dopo che il bambino gli ebbe fatto indossare gli occhiali.

La trattativa si concluse velocemente con reciproca soddisfazione e Isacco sgusciò via velocemente con il nuovo cannocchiale in cambio del contenuto del suo zaino.

Intanto il cielo si era oscurato, il volume delle risate e delle urla si era alzato e anche le donne negli abiti vistosi sembravano minacciose.

Sarà meglio tornare”

” e in fretta: guarda come ci osservano!!!”

Allungarono il passo, zigzagando fra la folla e, giunti in prossimità della spiaggia, si lanciarono in una corsa affannosa. Velocemente, si infilarono tra i cespugli e si accucciarono nel valigione bianco, mentre udivano vicine le voci degli uomini che li avevano seguiti.

– Voglio tornare a casa!- ordinò Galileo chiudendo gli occhi… e si ritrovarono in lavanderia.

Quella sera, quando fu ora di andare a dormire, i due gemelli scrutarono il cielo che apparve più vicino e ancor più meraviglioso grazie al cannocchiale dei pirati.

Immagine tratta da:  http://it.wikipedia.org/wiki/La_valorosa_T%C3%A9m%C3%A9raire

7. ISACCO E GALILEO e la luna.

William Turner : The snow storm (1842)
Tela cm. 91,5 x 122
Tate Gallery di Londra

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Era l’ora dedicata al disegno e Galileo odiava disegnare. I pastelli gli cadevano sempre e usava solo il blu per dipingere il cielo.

Quel giorno la maestra voleva che si cimentassero per preparare un biglietto per la festa della mamma.

Galileo alla sua mamma avrebbe voluto regalare la luna, ma anche la luna era troppo difficile da mettere su carta.

Isacco, invece, era molto bravo e, fino a quel momento, aveva sempre portato a termine anche i lavori di suo fratello. Purtroppo erano seduti lontani e l’insegnante di turno non li perdeva di vista.

“Come posso disegnare la luna?” pensò Galileo.

“Fai un grande cerchio giallo”

“Non mi piace come è venuto: sembra una brutta palla bitorzoluta e la mamma si merita qualcosa di meglio”

L’ora passò e finalmente i bambini furono accompagnati in cortile. Galileo stringeva ancora in mano il suo disegno e i pastelli blu e giallo.

Decise di rifugiarsi nella cuccia abbandonata che aveva scoperto nel suo primo giorno alla scuola materna e si mise a pensare come rendere più bella la sua luna.

Fissava la carta intensamente e…tutto intorno a lui divenne giallo. Con curiosità e un pizzico di angoscia si rese conto di essere finito nel suo disegno.

Il colore non era stato distribuito in modo uniforme e, disseminati a caso un po’ ovunque, crateri vuoti e trasparenti conducevano chissà dove.

“Usa il pastello per tappare i buchi!”

“Isacco sei qui anche tu?”

“No, però ti sento”

“Me la immaginavo più bella la luna”

“Ma non sei sulla luna; dai: aiutati con i pastelli”

“E se mi cadono?”

Concentratissimo, Galileo prese il giallo: dapprima riempì le parti bianche e iniziò a sfumare colline e valli, poi con il blu creò le ombre.

“Isacco, mi sto proprio divertendo”.

Sempre più infervorato riprese il giallo per dare colpi di luce, quindi dipinse un bel sorriso e, soddisfatto dei risultato ottenuto, con il blu fece i contorni…e fu ancora al sicuro nella cuccia.

Corse a raggiungere Isacco e orgoglioso gli mostrò il disegno.

Il giorno dopo, la mamma, sotto il piatto, trovò accuratamente ripiegati due biglietti, li aprì e si commosse un po’ nell’ammirare il risultato degli sforzi dei suoi bambini.

Immagine tratta dal sito: http://sauvage27.blogspot.it/2009/02/la-tempesta-di-neve-william-turner.html

8. GALILEO E ISACCO al mare.

Vassily Kandisky:
Bleu de ciel (Azzurro cielo) 1940
Olio su tela, cm 100 x 73
Donazione Nina Kandinsky, 1976

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Era una bella mattina di sole, Isacco e Galileo erano finalmente in vacanza e la mamma li aveva accompagnati in spiaggia.

I due gemellini, indossati i costumi, corsero fino in riva e, lentamente, iniziarono a inoltrarsi in acqua. Il mare si stendeva davanti a loro placido e blu come il cielo di notte. Dopo poco stavano galleggiando vicini alla mamma.

– Galileo, è bellissimo: mi sento leggero leggero … – …se allargo le braccia e chiudo gli occhi… -…è come volare…

– Perché non proviamo a nuotare sott’acqua? – Mamma possiamo?- – Se state attenti a non allontanarvi e a dirigervi sempre verso riva …e, mi raccomando, tenete gli occhi aperti anche se bruciano!-

Dopo i primi tentativi infruttuosi, finalmente riuscirono a sfiorare il fondo sassoso.

L’acqua è più fredda qui sotto”

” Anche il cielo di notte è freddo”

Spalancarono gli occhi e in un attimo il sopra divenne sotto e il mare divenne cielo. Il sole era pallido come una luna.

Guarda i sassi risplendono” “A me sembrano stelle!” “Stiamo volando! “ “Ma è notte”

” Il sotto è diventato sopra, il giorno è diventato notte, l’estate è diventata inverno, il mare è diventato cielo” I due bambini udirono distintamente la voce della maestra Paola nella loro testa…

Ecco perché ho tanto freddo”

“Immaginati di indossare qualcosa di caldo” intervenne ancora la voce della loro insegnante.

Galileo, io sono in tuta da sci e sto benissimo”

“Incomincia a nevicare!”

Candidi fiocchi scendevano accanto a loro, mentre i due bambini volavano nel cielo invernale, cercando di raggiungere le stelle.

“La mamma!” si ricordò ad un tratto Isacco “Sarà preoccupatissima”

Immediatamente il loro mondo si capovolse ancora una volta e i due bambini si ritrovarono senza fiato a nuotare, spingendo con i piedi verso l’alto, per emergere.

Sbucarono proprio accanto alla mamma che, tranquilla, stava chiacchierando. Appena gli occhi dei due gemelli smisero di bruciare per la salsedine, si accorsero che la persona accanto alla mamma era la loro maestra Paola.

Service de la documentation photographique du MNAM ‐ Centre Pompidou, MNAM‐CCI © Centre Pompidou, MNAM‐CCI / Service de la documentation photographique du MNAM / Dist. RMN‐ GP Immagine tratta dal sito: http://www.kandinskymilano.it/gallery/

9. ISACCO E GALILEO e i mondiali di calcio.
Vasily Kandinsky: “Several Circles” – 1926
Olio su tela 140х140 cm.
New York, The Solomon R. Guggenheim Museum.

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Nonostante fossero in vacanza, la mamma di Galileo e Isacco era dovuta tornare a casa per un paio di giorni e, suo malgrado, aveva affidato i due gemelli alla zia Lori.

C’erano i mondiali di calcio e la loro compassata zia si era rivelata una tifosa sfegatata.

Quel pomeriggio richiamò i due nipoti che aveva accompagnato in spiaggia: – Isacco e Galileo, fuori dall’acqua, dobbiamo tornare presto: questa sera andremo ad assistere alla partita in piazza-

Per una volta, i due gemelli approvarono in pieno il programma.

Ci pensi Galileo, potremo guardare le stelle, senza che nessuno ci spedisca a dormire!”

Quando arrivarono, però, si accorsero che, vicino alla spiaggia nel punto in cui avevano allestito lo schermo gigante, era stato innalzato un tendone che copriva il cielo. La loro delusione fu grande.

“Dobbiamo approfittare della confusione e scappare in riva al mare appena possibile”

La zia scelse per loro tre sedie laterali, in modo da essere raggiunti dalla brezza marina. Finalmente la partita iniziò. La zia scalpitava, dimenticando i suoi soliti atteggiamenti intransigenti.

Ora, presto: andiamocene uno alla volta. Prima tu Galileo.”

“Ecco, sono fuori, ma anche qui c’è un mucchio di gente”

“Non allontanarti, arrivo subito”

Proprio in quel momento una squadra segnò e anche Isacco raggiunse l’uscita. La confusione regnava assoluta.

Non ti vedo, Galileo, dove sei?”

“Vicino al rivenditore di gelati”

Finalmente ti ho individuato, non muoverti!”

Appena i due bambini si ritrovarono, si presero per mano un po’ spaventati dalla confusione.

– Dove andiamo adesso?-

Chiusero gli occhi contemporaneamente e, quando li riaprirono, si accorsero che la calca attorno era completamente svanita e davanti a loro c’era un bambino.

– Chi siete e come siete arrivati sul mio terrazzo?- domandò

– Io sono Isacco e lui è Galileo-

– Perché sei qui fuori completamente solo?-

– Sono tutti in casa a seguire la partita e io mi annoio tanto! Siete venuti a tenermi compagnia? Sapete, stavo proprio desiderando che arrivasse qualcuno a giocare con me ed ecco che siete sbucati voi dal nulla!-

– Allora sei tu che ci hai chiamato!- esclamò Isacco

– Come fai ad annoiarti? -continuò Galileo- guarda…è bellissimo!-

Davanti a loro le stelle si riflettevano nel mare rilucente di mille cerchi che si incrociavano e si lasciavano, in una danza continua. I tre bambini restarono incantati indicando uno all’altro ogni cambiamento, scoprendo insieme colori e movimenti nel blu.

– Adesso, però, noi dobbiamo tornare dalla zia Lori-

– Ci vedremo ancora?-

– Domani pomeriggio saremo in spiaggia-

Presto, se la zia non ci trova, saranno guai seri!”

“Dammi la mano e chiudi gli occhi”

– Ciao, a domani!-

– A domani! – rispose il bambino, ma i gemellini erano già svaniti.

Isacco e Galileo si guardarono intorno.

Ecco la zia!” “Per fortuna la partita non è ancora terminata!”

Uno alla volta, Isacco e Galileo raggiunsero i loro posti, proprio mentre l’ arbitro fischiava la fine dell’incontro.

Immagine tratta dal sito: http://www.pisatoday.it/eventi/wassily-kandinsky-palazzo-blu-pisa.html

10. GALILEO e ISACCO e la notte del 10 agosto.
Vincent Van Gogh: La Notte Stellata sul Rodano
Olio su tela; 72,5 x 92 cm
Musée d’Orsay, Parigi

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Il pomeriggio del giorno dopo la partita, Isacco e Galileo cercarono il loro nuovo amico.

-Non sappiamo nemmeno il suo nome – considerò Isacco mentre, appena sceso in spiaggia, si guardava intorno.

– Ieri sera era buio, riusciremo a riconoscerlo? –

Poi se lo trovarono davanti all’improvviso: usciva da una cabina, trascinando un materassino blu e rosso.

Spalancò gli occhi: – Che bello, esistete davvero!- sorridendo si chinò a raccogliere il bordo del cuscino che gli era sfuggito di mano. – Io mi chiamo Roby, quello é il mio ombrellone – indicò due sdraio in prima fila.

– Quella signora che si sta sbracciando per attirare la nostra attenzione, invece, é nostra zia Lori. – spiegò sconsolato Galileo.

– È stato grandioso ieri sera- continuò quasi senza riprendere fiato Roby – purtroppo domani partirò per un campo estivo, ma tornerò ad agosto, voi ci sarete ancora?-

– Sì, passiamo l’estate sempre a casa della nostra nonna Lena che abita qui.-

Si avvicinava la notte del 10 agosto. Per tute le vacanze Isacco e Galileo, inattesa di realizzare il loro personale cielo stellato per San Lorenzo, avevano mangiato a colazione unicamente i biscotti in promozione con la bustina di stelle dorate in omaggio.

– Siamo solo noi due, come faremo ad appenderle tutte in una notte? – si domandava sconsolato Galileo.

– Possiamo coinvolgere Roby –

– Così saremo in tre: non cambierà molto!-

In spiaggia il loro amico non era ancora tornato, anche perché continuava a piovere; così quella sera i due gemellini si presero per mano, si concentrarono intensamente su Bobby e chiusero gli occhi. Quando li riaprirono, ancora una volta, si trovarono davanti al loro amico che, tutto solo, stava seduto sul letto a sfogliare un giornalino.

– Che bello, siete arrivati: pensavo proprio a voi. –

– Sei tornato: non ne eravamo sicuri. Sei in casa da solo?-

– Sono qui da ieri – mostrò il suo sorriso parzialmente sdentato – Non preoccupatevi, i miei genitori stanno giocando a carte con i loro amici e non ci sentiranno!-

– Non possiamo fermarci molto: la mamma fra poco andrà a controllare se stiamo dormendo.-

– Fra qualche giorno sarà la notte delle stelle cadenti…- iniziò Isacco

– Caspita, conoscete un sacco di cose su quello che accade in cielo- lo interruppe Roby, non ancora del tutto convinto che Isacco e Galileo fossero due bambini reali e non il frutto della sua immaginazione.

– e noi abbiamo scoperto come si fa a fare le stelle cadenti…

– Cioè – puntualizzò Galileo – noi pensavamo di appendere le stelle in cielo per sempre…-

– ma la sera dopo sono cadute tutte-

Roby li ascoltava annuendo di tanto in tanto.

– E abbiamo bisogno del tuo aiuto-

– Di me? – domandò incredulo e lusingato Roby.

– Sì perché da soli non ce la facciamo a incollare tutte le stelle che siamo riusciti a mettere da parte.-

– Incollare? –

– Certo, di colla ne abbiamo in quantità, la zia Lori ne usa a quintali… Ci mancano volontari per aiutarci ad appiccicare tutte le stelle in una sola notte. –

– E quando dovrebbe essere? – – Sabato sera- – questo sabato?- Isacco e Galileo annuirono in copia.

– Bisogna assolutamente rimandare di qualche giorno, per ferragosto penso di riuscire a organizzarmi…-

-La mamma!- si ricordò ad un tratto Isacco – Dobbiamo tornare immediatamente !- – Tu, intanto, pensaci-

Roby non fece in tempo a rispondere che i due gemelli si erano presi per mano, avevano chiuso gli occhi ed erano scomparsi.

Immagine tratta dal sito: http://associazionecassini.wordpress.com/2011/08/16/le-stelle-di-vincen

11. ISACCO E GALILEO e la notte di Ferragosto.
Joan Miró: La Scala della fuga – 1940
Tempera su carta 38×46 cm.
New York: Collezione privata.

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Finalmente aveva smesso di piovere così Galileo e Isacco si incontrarono in spiaggia con Roby, che, mangiando quasi le parole per la fretta, li informò:

– In occasione di ferragosto ho ottenuto il permesso di ospitare tre miei compagni del campo estivo – si fermò a prendere fiato, aspettando un commento entusiasta da parte dei due fratelli, poi proseguì: – arriveranno domani.-

– Perfetto – si complimentò Isacco – adesso ci resta solo da decidere come faremo ad andare “dove non ci sono case, ma solo erba e trifoglio” (crf. MARY POPPINS di P.L. Travers volume 1)

– Nessun problema, – intervenne ancora Roby con un gran sorriso -nascosto nella siepe della mia terrazza, c’è un cancello che porta direttamente sui prati –

I due gemelli gli ricambiarono il sorriso:

– Cercheremo di arrivare domani verso mezzanotte, con la colla e le stelle; voi aspettateci svegli! – poi si affrettarono a raggiungere la zia Lori che li stava già richiamando a gran voce.

Il 14 agosto il tempo non passava mai. Dopo cena i due gemelli si ritirarono in camera loro prima del solito.

Anche a casa di Roby i bambini andarono a dormire presto, bisbigliando eccitati, non ancora convinti dell’avventura che li attendeva quella notte.

Quando la anche l’ultima luce fu spenta, Isacco e Galileo accostarono l’orecchio alla porta della stanza della zia Lori e udirono il suo respiro pesante.

Ti sei ricordato di mettere due cuscini sotto al lenzuolo al nostro posto?”

” Tutto fatto”

” Io ho preso la colla e le stelle”

Quindi, tenendosi per mano, si concentrarono intensamente su Bobby e chiusero gli occhi. Quando li riaprirono, ancora una volta, si trovarono davanti al loro amico in compagnia di tre bambini che li guardarono con la bocca spalancata.

– Marco, Paolo e Luca – li presentò velocemente Roby – Ecco, anche noi siamo pronti.-

Senza alcun indugio, si pose in testa al gruppo e li condusse tutti in fila indiana fuori dalla stanza fino al soggiorno. Trattenendo il respiro, aprì la porta finestra e i fuggitivi scivolarono sul terrazzo senza emettere alcun suono; poi Roby spinse il cancello nascosto dietro la siepe e i sei bambini furono finalmente nel prato.

Galileo e Isacco si misero immediatamente al lavoro e, grazie alla passata esperienza, in un attimo la prima stella si attaccò e scivolò verso l’alto, dove si mise a “brillare furiosamente spargendo raggi di scintillante luce dorata” (crf. MARY POPPINS di P.L. Travers volume 1).

Ancora increduli, Marco, Paolo e Luca, dopo avere osservato attentamente, non persero tempo e spennellarono la colla sulle stelle dorate in promozione coi biscotti -collezionate nell’estate dai due gemelli – per passarle a Roby che collaborava spalla a spalla con Galileo e Isacco.

In breve tempo, il sacchetto fu vuoto e tutti i bambini, soddisfatti, si stesero a guardare il cielo, che apparve ancora più scintillante, con le loro stelle che luccicavano come le palle luminose di un albero di Natale.

I due gemelli furono i primi a parlare: – Adesso dobbiamo scappare, prima che la zia sia accorga che non siamo più nei nostri letti.-

Insieme varcarono il cancello nella siepe: Roby, Marco, Paolo e Luca in fila indiana si diressero verso la porta finestra del terrazzo ancora socchiusa, mentre Isacco e Galileo si prendevano per mano, chiudevano gli occhi e scomparivano.

La sera di ferragosto si ritrovarono tutti in spiaggia, accompagnati dalle loro famiglie, per assistere ai tradizionali fuochi d’artificio.

Terminato lo spettacolo, quando erano ancora tutti insieme e si scambiavano chiacchiere e auguri, Roby esclamò:

– Guardate là, dove il cielo é più luminoso! –

– Stelle cadenti! – osservò la zia Lori stupita – Mai viste così tante!-

– Sono più numerose che nella notte di S.Lorenzo!-

Tutta la spiaggia era ormai intenta a guardare in su, verso il punto della volta celeste, dove, inesorabilmente, ad uno ad uno, gli astri luminosi si staccavano e cadevano, lasciando dietro di sé una scia, che, dopo alcuni istanti, scompariva.

Immagine tratta dal sito: http://cultura.biografieonline.it/scala-della-fuga-evasione-miro/

12. GALILEO E ISACCO e Gaia
Gustav Klimt: Apfelbaum I (Melo I) – ca 1912.
Olio su tela 110 x 110 cm.
Collezione privata.

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Isacco e Galileo erano tornati dal mare e avevano ripreso a frequentare la scuola materna, dove scoprirono essere arrivata una nuova direttrice, la dottoressa Aceto.
Dopo alcune settimane la dottoressa convocò le insegnanti e il giorno seguente Isacco e Galileo furono divisi per la seconda volta, per facilitare uno “sviluppo autonomo delle loro personalità“.

Galileo capitò nel banco vicino a Gaia, una bimba che portava enormi occhiali arancio, disegnava benissimo e non rideva mai.

– Perché non dipingi un bel cielo, di notte? – le domandò.

– Ah, tu sei uno dei gemelli fissati con le stelle! –

Isacco, pensi che Gaia sia triste per via degli occhiali?” Comunicò al fratello, preoccupato dalla reazione della bambina.

“Magari non ha voglia di parlare” gli arrivò chiara la risposta del gemello.

Galileo continuò:

– Tu non hai fratelli?-
– Mi piace stare da sola –
– Allora vorresti andare sulla luna?-

Gaia sbuffò, ma il bambino non si arrese.

– Io ci sono stato sulla luna, però era un disegno, nemmeno troppo bello, perché io non sono bravo come te –

La bambina non alzò nemmeno gli occhi dal foglio e non gli rispose.

Il giorno dopo, si ritrovarono ancora vicini di banco.

– Perché non dipingi fiori di blu – suggerì Galileo a Gaia, sporgendosi a guardare il prato fiorito sul quaderno della bambina.

– Guarda che esistono tantissimi colori oltre il blu e il giallo – rispose indispettita puntando il dito sugli unici due pastelli sul banco del gemellino.

“Isacco, io sto provando a farla sorridere, ma non riesco proprio. Saranno gli occhiali troppo grossi che le danno fastidio?”

” Forse non vuole che tu le parli” poi il gemello gli propose: “Prova a portarla sull’altalena”

Così, appena uscirono in cortile, Galileo prese Gaia per mano e la fece salire sull’altalena.

– Stai tranquilla – le disse – ti spingerò io –
– Se vuoi ti farò andare in alto – continuò, reso audace dal silenzio di Gaia -Tu chiudi gli occhi e ti sembrerà di volare! –

– Io non voglio volare, voglio dondolare.- lo corresse.

– Se vuoi ti tengo io gli occhiali, così non avrai paura di perderli! –

Non penso che siano gli occhiali il suo problema” Isacco raggiunse i due bambini:
– Vieni Galileo, forse Gaia vuole stare sull’altalena da sola! – e, dopo avere rivolto un sorriso alla bambina, trascinò il fratello verso un gruppo di alunni, intenti a costruire un’astronave.

Il giorno seguente Gaia scelse di andarsi a sedere nel banco vicino a Galileo, che, tanto per cambiare, stava disegnando un mare di stelle.

– Prova con questo – gli disse, porgendogli un pastello del medesimo arancione dei suoi occhiali.

Poi lo guardò riempire il foglio di macchie colorate e si spostò più vicina.

– Ti aiuto – continuò e si mise a dipingere assieme a lui.

Stupito il bambino comunicò al gemello:
“Isacco, Gaia è venuta a cercarmi e mi sta insegnando a disegnare!”

Quando gli altri bambini corsero fuori dall’aula, loro non se ne accorsero nemmeno, tanto erano presi dal proprio lavoro.

Galileo stava fissando carta intensamente e…tutto intorno a lui divenne colore. Con curiosità e un pizzico di angoscia si rese conto di essere finito ancora una volta nel suo disegno. Immediatamente vide Gaia accanto a sé che si guardava intorno felice.

– Che bello qui! – gli disse e continuò a usare i suoi pastelli in modo frenetico, interrompendosi solo per aggiustare gli occhiali sul naso.
Quando ebbe finito, la bambina si spinse a curiosare in ogni angolo, mentre la sua bocca si apriva in un sorriso sempre più ampio:

– Ti piace? – gli chiese – Guarda quante sfumature …- E poi sospirò soddisfatta, a corto di parole.

Galileo corse con lei ad esplorare tutto intorno: – Grazie: il tuo cielo di prato e di fiori è bellissimo … – Si fermò : – Però adesso dobbiamo tornare, prima che ci cerchino – le ricordò.

Con il pastello blu segnò i contorni… e furono di nuovo in aula, dove li attendeva Isacco, che, sorridendo disse:

– Sai Gaia, mi piacciono proprio tanto i tuoi occhiali!- e tutti e tre si unirono ai giochi degli altri bambini.

Immagine tratta dal sito:

http://www.artdreamguide.com/_arti/klimt/_opus/518.htm

13. ISACCO E GALILEO e la stella cometa.
Vincent van Gogh: Sentiero di notte in Provenza – 1890

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LE STORIE DELL’ AVVENTO. 4

La storia del giorno: lunedì 22 dicembre.

Si avvicinava il Natale e Galileo era irrequieto.
Quando fu ora di spegnere le luci, disse al gemello:

– Isacco, non avresti voglia di vedere dove si preparano i doni e di controllare se i pacchi sono già pronti ?-

– Calmati Galileo, lo sai che riesco a leggerti i pensieri e conosco esattamente ciò che ti sta passando per la mente. –

– Allora va’ a prendere il valigione bianco! – lo spronò con un sorriso birichino.

– Ti ricordi? Potrebbe essere molto pericoloso (cfr. https://lastoriadelgiorno.com/2014/04/29/6-galileo-e-isacco-e-la-valigia/ )

Isacco non riuscì nemmeno a terminare la frase, che già Galileo si era intrufolato nello sgabuzzino e stava tirando con tutte le sue forze per il manico la valigia incriminata.

Insieme la trasportarono in un angolo tranquillo, la aprirono e si accomodarono dentro: uno di fronte all’altro, a gambe incrociate.
– Ecco qua, sei pronto?-

I gemellini si ritrovarono, ancora seduti sul fondo del loro personalissimo mezzo di trasporto, nel mezzo di uno stanzone brulicante di attività e di giocattoli.
Orologi a pendolo di ogni forma e colore ticchettavano appesi alle pareti in un’allegra confusione.

– Ce l’abbiamo fatta! – esclamò entusiasta Galileo, guardandosi intorno.

– Siete arrivati, finalmente! – li accolse una ragazzina.

– Ci stavate aspettando?-

– Siamo quasi a Natale e quest’anno non è ancora spuntata la stella cometa! –

“Isacco, credi che ci abbia scambiati per qualcun altro? “

– Galileo, qui tutti possono ascoltare i vostri pensieri!- continuò la ragazzina in pigiama – Noi siete voi che avete appeso le stelle quest’anno ad agosto?-

– Sì, ma poi sono cadute tutte! –

– Non preoccupatevi: vi daremo l’adesivo giusto –

– Ma noi non abbiamo una stella cometa da attaccare! – protestò ancora Galileo

– Però, forse, conosciamo chi può aiutarci a prepararne una – proseguì pensoso Isacco .

– Allora usate la vostra valigia e andate a prendere tutti gli amici che possono esserci utili, vi aspettiamo –

“Sicuramente Gaia saprà disegnare una cometa bellissima ”
“Mentre Roby e la sua combriccola potranno darci una mano con la scala e la colla”
“Come faremo a convincere Gaia a seguirci?”

Intanto la valigia li aveva già depositati nella camera dove la bambina stava dormendo.

– Gaia, svegliati! –
– Prendi i tuoi pastelli e vieni con noi-

La loro amica si stiracchiò, afferirò i suoi grandi occhiali arancioni e le matite colorate che teneva sempre accanto a sé sul comodino, e si accomodò, ancora insonnolita, accanto ai due gemelli.

– Chiudi gli occhi adesso e prendi le nostre mani –

In un battito di ciglia tornarono nello stanzone.

– Dove siamo, perché mi avete portato qui? Che cosa fanno tutti questi bambini? –

– Preparano i doni per la notte di Natale – le spiegò Isacco.

– E tu dovrai disegnare la stella cometa che brillerà nel cielo – aggiunse, impaziente, Galileo .

– Mi piace tantissimo questo posto. Quanti orologi a pendolo! – sussurrò Gaia, mentre i due gemelli la trascinavano verso un tavolo su cui spiccava bianco e lucente un grande foglio di cartoncino.

– Noi adesso dobbiamo andare a prendere altri amici, tu intanto puoi incominciare a colorare –

– Non avere paura, torneremo, prima ancora che tu abbia terminato.- decise di rassicurarla Isacco, ma Gaia era già china sul foglio, armata di pastelli e di un gran sorriso.

I due gemelli tornarono con Roby, Marco, Paolo e Luca proprio mentre Gaia stava ultimando il suo lavoro.

Era la stella cometa più sensazionale che avessero mai visto.
Tutti i bambini nella stanza si fermarono per ammirarla e la musica del pianoforte si fece ancora più gioiosa.

Poi Isacco, Galileo, Roby e la sua combriccola si armarono di scala e, dopo aver ritagliato i contorni del disegno di Gaia e aver ricevuto un intero secchio della colla speciale, in fila indiana uscirono dallo stanzone.

Marco, Paolo e Luca non persero tempo e spennellarono la colla sulla stella, per passarla a Roby che collaborava spalla a spalla con Galileo e Isacco, arrampicati sulla scala.

Finalmente, la cometa si attaccò e scivolò verso l’alto, dove si mise a “brillare furiosamente spargendo raggi di scintillante luce dorata” (crf. MARY POPPINS di P.L. Travers volume 1).

Nel medesimo istante tutti gli orologi a pendolo iniziarono a squillare contemporaneamente, con un fracasso assordante e tutti bambini si dileguarono.

Isacco e Galileo si ritrovarono nella propria stanza: nascosero la valigia sotto il letto e, stanchissimi, crollarono addormentati.

Nel cielo, fulgida, riluceva una bellissima stella cometa, con gli occhiali arancioni.

Immagine tratta dal sito:
http://www.lineadombra.it/ita/mostre/tutankhamon-caravaggio-van-gogh/la-mostra/tcvg-mostra/tcvg-mostra-breve.php

14. ISACCO E GALILEO e la zia Lori.

Claude Monet – Marine, Pourville

  

 

Galileo si era ammalato, proprio durante le vacanze di Pasqua al mare.

 

Quando la zia Lori si offrì di portare Isacco a fare un giro in barca con lei, Galileo si sentì meno triste per essere costretto a non uscire per colpa dell’influenza, anzi fu quasi felice di rimanere in casa in compagnia della nonna.

Isacco cercò in tutti i modi di declinare l’invito, ma la zia non volle ascoltare ragione.

 

– Zia, se prendo freddo, poi potrei ammalarmi come Galileo…anzi, sono quasi sicuro di avere l’influenza in incubazione; davvero, è meglio che io stia a casa! Tu vai pure, però. –

 

– Assolutamente non se ne parla, hai bisogno di respirare iodio: che cosa c’è di meglio di un giro in barca?

Porteremo una merenda al sacco e staremo fuori fino a quando ci sarà luce, così non rischierai di essere contagiato da tuo fratello.-

 

Galileo se la rideva sotto i baffi, mentre Isacco, dopo essere stato infagottato in strati di maglioni e ricoperto da un impermeabile, nonostante il sole brillasse nel cielo, si avviava verso la spiaggia per mano a zia Lori.

 

– Remerò fino a una caletta che conosco solo io, vedrai!-

 

Isacco, troppo bene educato per sbuffare, abbassò la testa, lasciandosi trascinare fino alla barchetta a remi.

La baia era nascosta dietro a uno scoglio: approdarono su una spiaggia sassosa, talmente minuscola che il bambino non si stupì venisse frequentata solo dalla zia.

 

Una volta tirata in secco la loro imbarcazione, rimase solamente un angolo in ombra, dove Lori stese una stuoia e si mise a sferruzzare.

Per fortuna dopo poco Lori decise di estrarre la borsa delle vivande e i due si misero a mangiare in silenzio.

Quando terminarono, la zia ripose tutto in ordine e sistemò il frigo portatile, assieme alla sua borsetta e al suo preziosissimo lavoro a maglia, sul fondo della barca.

Poi sospirò e si rivolse al nipote:

 

– Adesso fa il bravo, respira a fondo quest’aria meravigliosa, mentre io mi concederò un sonnellino prima di ritornare –

 

Quindi si sdraiò sulla stuoia con un asciugamano piegato per cuscino e dopo poco iniziò a russare.

 

“Galileo, la zia dorme!” Isacco non perse tempo e si mise in contatto con il gemello a casa.

 

Davvero? Non lo ha mai fatto quando ci sono io: continua a dirmi: – Galileo, non tirare i sassi, non bagnarti i piedi…- una vera angoscia!”

 

“Dovresti vedere, questa spiaggia è un vero buco: non c’è niente, anche i sassi sono tutti grigi e uguali!”

 

” Prova ad andare in esplorazione”

 

” La zia e la barca occupano praticamente tutto lo spazio disponibile: ho deciso, mi arrampicherò sugli scogli alle spalle del mare”

 

Così Isacco partì alla scoperta delle rocce.

” Ho trovato un laghetto” comunicò poco dopo al fratello malato. “Adesso lo assaggio… è salato: è acqua di mare”

 

” Ci sono i pesci?”

 

” Ma no, è piccolissimo: è solo una pozza d’acqua. Chissà come avrà fatto il mare a finire così in alto?”

 

Isacco non si avvide dello scorrere del tempo e improvvisamente fu riscosso da un urlo della zia.

 

” Galileo, la zia si deve essere svegliata e non mi ha trovato, anche se sono appena qui sopra lo scoglio. Sarà meglio che mi faccia vedere al più presto” e scivolò veloce come un capretto verso la spiaggia.

 

– Sono qui zia, alza gli occhi –

 

Ma Lori continuò ad urlare.

Allora Isacco guardò giù e vide la zia già fradicia, mentre il mare si era sollevato in onde sempre più minacciose.

La barca era scomparsa con tutto il suo carico.

 

– Zia vieni, arrampicati anche tu: è facile!- e le tese la mano, costringendola a voltarsi verso di lui.

 

” Galileo, devi aiutarmi: vai dallo zio Pio e cerca di convincerlo a cercarci: mentre la zia dormiva le onde si sono portate via la barca con tutte le nostre cose e adesso la spiaggia è quasi completamente sommersa!”

 

Poi Isacco si rivolse a Lori:

– Vedrai, zia, verranno a prenderci non appena si accorgeranno che il mare è cambiato. Zio Pio conosce questa caletta?-

 

– Sono troppi anni che non ci viene: preferisce andare a pescare al largo – borbottò sconsolata.

 

– Quando siamo partiti ci siamo diretti a destra o a sinistra?-

 

– Si dice levante – lo corresse la zia che, nonostante la paura, non aveva rinunciato all’abitudine di puntualizzare sempre, a torto o a ragione.

 

Isacco “ lo contattò Galileo “la nonna si è accorta che il mare si è ingrossato e lo zio Pio sta per venirvi  a cercare!”

 

“Digli che hai sentito la zia mentre mi raccontava che saremmo andati in una caletta conosciuta solo a lei, verso levante!”

 

“Tieni duro, sta arrivando!”

 

Zia Lori si era appollaiata sullo scoglio, con i capelli che le colavano lungo il viso.

Isacco le strinse la mano:

 

– Zia stai tranquilla, mio fratello era con noi quando mi hai informato della spiaggetta.

Guarda: mi sembra di vedere il gozzo da pesca dello zio che sta arrivando!-

 

Dopo poco entrambi erano riusciti a salire a bordo, bagnati e con le mani un po’ spelacchiate, ma al sicuro.

Lori sedeva rigida in un angolo, senza rivolgere la parola a suo marito, mentre Isacco chiacchierava fitto fitto con lo zio.

 

Quando finalmente arrivarono a casa, la zia Lori si diresse impettita verso Galileo e gli disse:

 

– Per questa volta la passerai liscia, ma guai a te se ti troverò ancora a origliare le mie conversazioni! – quindi si diresse verso la sua camera, richiudendo la porta dietro di sé.

 Immagine tratta dal sito: http://www.dietrolequinteonline.it/claude-monet-impressioni-di-vita/

 

15. ISACCO E GALILEO e la luna rossa.
Il papà di Isacco e Galileo era partito.

Era salito su un aereo, dopo avere abbracciato a lungo la sua famiglia schierata al completo ed essere stato inghiottito dal serpentone della coda ai controlli doganali.

Papà doveva restare tanto tempo all’estero per lavoro, almeno per sei mesi, aveva spiegato, ma i due gemelli i non avevano idea di quanto fossero sei mesi.

– Fino a Natale ?- aveva domandato Galileo

– Tornerà per Natale – li aveva rassicurati la mamma – ma poi dovrà ripartire –

Isacco e Galileo non si persero d’animo.

Comprarono i biscotti e , ancora una volta, appesero le stelle al cielo.
La notte seguente si misero alla finestra e, guardandole cadere, espressero il desiderio che papà tornasse.

Aspettarono un giorno dopo l’altro che papà al telefono annunciasse il suo rientro, ma, dopo una settimana, compresero sconsolati che il loro trucco non aveva funzionato.

– Ci manca – confidavano ogni sera al cielo stellato.

Finalmente, durante la prima notte di luna piena, a Galileo venne un’idea.

– Isacco, perché non andiamo NOI a trovare papà?-
I due gemelli si presero per mano, chiusero gli occhi e si concentrarono intensamente sul loro papà…ma non successe niente.

– Perché non ci siamo mossi dalla nostra camera? – sospirarono in coro.

– Magari papà non ha tempo per noi…- dubitò pensoso Isacco

– Non pensarlo nemmeno! – sbottò Galileo – Abbiamo sicuramente sbagliato qualcosa!: 1) papà non ci aspetta 2) non abbiamo nessun appuntamento con lui 3) non conosciamo il suo indirizzo 4) non siamo mai stati dove abita adesso –

I due gemelli tornarono a guardare la luna, sperando in un’ispirazione… e la luna cambiò sotto ai loro occhi.

– Isacco, hai visto anche tu? la luna è rossa! Presto, va’ a prendere il valigione bianco, così andremo su a controllare! –

– Il valigione bianco! – sussultò Isacco – Non c’è tempo ora di andare sulla luna, useremo il valigione bianco per raggiungere papà!-

Isacco non riuscì nemmeno a terminare la frase, che già Galileo si era intrufolato nello sgabuzzino e stava tirando con tutte le sue forze per il manico la valigia incriminata.
Insieme la trasportarono in un angolo tranquillo, la aprirono e si accomodarono dentro: uno di fronte all’altro, a gambe incrociate.

– Ecco qua, sei pronto?-

I gemellini si ritrovarono, ancora seduti sul fondo del loro personalissimo mezzo di trasporto, in una camera sconosciuta, illuminata unicamente dalla medesima luna rossa che aveva brillato dalla loro finestra. Si guardarono intorno e videro, placidamente addormentato, il loro papà.

– Sta russando – disse Galileo – Dai, forza, svegliamolo –

– Aspetta, dovrà credere di sognare, altrimenti come gli possiamo spiegare la nostra presenza? –

Isacco non aveva ancora terminato di formulare la frase, che già Galileo era saltato sul letto e stava scrollando il papà.

– Papà, guarda, c’è la luna rossa e noi siamo qui! –

I due gemellini lo abbracciarono stretto stretto, mentre il loro papà, ancora intontito, li riempiva di baci.

Si rotolarono tutti e tre fra i cuscini, riprendendo i loro giochi di sempre, fino a quando la luna sparì dietro a una nuvola.

– Noi adesso torniamo a casa, prima che la mamma ci scopra! – e i due bambini si accomodarono nella valigia – Però, papà, sta tranquillo, ci rivedremo presto! –

Senza aspettare un attimo, Isacco e Galileo chiusero gli occhi e furono a casa, nel buio più profondo.

Silenziosamente ritirarono il loro mezzo di trasporto e si misero a dormire.

L’indomani, il papá di Isacco e Galileo si svegliò felice, convinto che, quella notte, la luna rossa gli avesse donato un bellissimo sogno.

Immagine tratta dal sito: http://www.centrometeoitaliano.it/astronomia-spazio/luna-rossa-e-superluna-il-28-settembre-doppio-evento-da-non-perdere-31-08-2015-30929/

 

16. ISACCO e GALILEO e la nevicata improvvisa.

V.S. Gaitonde: Dipinto N.1, 1962
Olio su tela
Collezione privata, New Yourk.

Il papà di Isacco e Galileo per  Natale era tornato a casa, aveva trascorso le vacanze con la sua famiglia; poi il giorno dell’ Epifania, dopo averli abbracciati tutti forte forte all’aeroporto, era stato inghiottito dal serpentone della coda ai controlli doganali e, ancora una volta, era volato via.

 

Dopo la nuova partenza, Isacco e Galileo ogni sera guardavano il cielo e speravano invano di vedere ricomparire la luna rossa.

” Tu pensi che riusciremo ancora ad arrivare dal  papà? “sospirò dopo un mese Isacco ” E’ tanto lontano!

La  mattina seguente, mentre facevano colazione, la mamma,  allungando una tazza di latte a Galileo, disse:

– Bambini, fra poco ci saranno le vacanze di Carnevale e…andremo a trovare il papà –

– Non è uno scherzo, vero? – domandò Isacco, mentre già Galileo era saltato in piedi per abbracciare la mamma, rovesciando la tazza.

– Ho prenotato i biglietti dell’aereo: avremo solo pochi giorni, ma voleremo di notte fra le stelle e saremo di nuovo tutti insieme –

Dopo una settimana i bagagli erano pronti .

– Finalmente! domani è il gran giorno: ti immagini, Isacco, a quest’ora, ci troveremo sospesi in cielo – e così dicendo, i due gemelli andarono alla finestra per scrutare nel buio.

-Mamma, mamma, nevica! – esclamò Galileo. Poi, osservando l’espressione sgomenta della mamma, continuò: – Non sei contenta?-

– Gli aerei partiranno lo stesso? – domandò Isacco.

– Non preoccupatevi, adesso, bambini. Cercate di dormire! –

La mattina dopo nevicava ancora: grossi fiocchi di neve fitti fitti avevano già formato uno spesso tappeto sulle strade.

La mamma ogni ora telefonava alla compagnia aerea e i suoi occhi erano sempre più tristi, mentre sorrideva ai gemellini, intenti a scrutare il paesaggio ormai completamente bianco.

Quando nel primo pomeriggio venne il momento di prepararsi per andare all’aeroporto, la mamma li abbracciò e, senza guardarli, disse:

– Ragazzi, purtroppo oggi gli aerei non possono volare, nevica troppo .-

– Partiremo domani, allora? – domandò Isacco.

– Anche se smettesse di nevicare, non avremmo abbastanza tempo: papà è veramente lontano e i giorni non ci basterebbero –

Galileo mandò un muto messaggio a suo fratello “Non piangere, ci penserò io” e chiese alla mamma:

– Possiamo invitare Gaia a giocare con noi?. –

La mamma, passandosi stancamente una mano fra i capelli, andò a chiamare Gaia che arrivò in pochissimo tempo, armata dei suoi inseparabili pastelli.

– Si può sapere che cosa hai in mente? – domandò Isacco con gli occhi lucidi al fratellino, appena i tre bambini rimasero da soli.

– Non partite più? – aggiunse Gaia, scrutandoli dietro ai suoi grossi occhiali arancioni.

– Certo che partiremo: non hai visto come è diventata triste la mamma? – rispose prontamente Galileo – e papà starà anche peggio, se non ci vedrà arrivare. Però abbiamo bisogno del tuo aiuto.-

– Dovrai disegnarci una bellissima luna rossa! –

– Due – intervenne Isacco che ormai aveva compreso il piano del fratello – Una per l’andata e una per il ritorno –

Gaia, senza domandare nulla, si mise al lavoro.

– Bellissimi! – disse Galileo strappandole impaziente i disegni dalle mani.

– Ma non sono finiti! – protestò Gaia.

– Non dobbiamo andare sulla luna, dobbiamo solo appenderla alla finestra –

Appena arrivò la mamma di Gaia per riaccompagnare la bambina a casa, i due gemelli corsero ad appendere la prima luna alla finestra, ma per fare in fretta, l’attaccarono in basso, tanto che il mondo pareva capovolto.

– Guarda, la luna sembra uscire dalla nostra camera, ai piedi della collina bianca fuori!-

– Che bello, se restiamo al buio, la stanza sarà il cielo –

– Vado a prendere le stelle dorate dei biscotti e le spargerò sul pavimento – disse Isacco, mentre Galileo arrivava trascinando il valigione bianco.

Quando tutto fu pronto, chiamarono la mamma.

– Siediti qui con noi – le dissero – dai una mano a ciascuno e chiudi gli occhi!-

– Aspetta, – suggerì Isacco – prima mettiti il vestito che avevi scelto per papà, intanto tu, Galileo, ricordati di prendere l’altro disegno di Gaia –

Quando furono tutti pronti spensero la luce, mentre le stelle sul pavimento iniziavano a brillare e la luna rossa spiccava sul bianco del paesaggio.

– Ora chiudiamo gli occhi e pensiamo forte a papà. –

I tre si ritrovarono, ancora seduti sul fondo del loro personalissimo mezzo di trasporto, ai piedi di un letto in cui videro placidamente addormentato il loro papà.

– Dove siamo?… che cosa è successo?… Ho capito: sono svenuta e sto sognando! –

– Mamma, mamma, siamo stati noi: ti abbiamo portato dal papà! –

– Non sei contenta? Dai, forza, svegliamolo! – e i due bambini si buttarono sul loro genitore che stava russando, trascinando la mamma con loro.

– Siete arrivati? … Allora non nevica più. ..Ma come avete fatto a entrare…Ma siete in anticipo…Ho capito:sto sognando!- iniziò a balbettare il papà.

– Sono stati Isacco e Galileo: no so come e non voglio nemmeno saperlo, ma siamo qui davvero!- e la mamma abbracciò forte forte suo marito.

Quando fu il momento di tornare, attesero che fosse un’altra volta notte, Galileo appese il disegno di Gaia alla finestra, si accoccolarono tutti e tre nel valigione, si presero per mano e dopo gli ultimi umidi baci chiusero gli occhi e si ritrovarono a casa.

Immagine tratta dal sito: http://www.guggenheim-venice.it/exhibitions/gaitonde/gaitonde.html

 

17. ISACCO e GALILEO e le indagini della zia Lori

Claude Monet: Strada per Louveciennes (1870)


Finalmente aveva smesso di nevicare e, con il disgelo, arrivò la zia Lori.

Si presentò alla porta il giorno dopo il ritorno di Isacco, di Galileo e della mamma dalla visita al papà.

– Dove siete stati? – esordì senza nemmeno salutare – Ho chiamato inutilmente ieri per tutto il giorno. –

– Da papà – sbottò Galileo.

– Ho sentito che l’aeroporto era chiuso per neve. –

– Ma noi non siamo andati in aereo – interruppe ancora una volta il gemellino, mentre la mamma cercava invano di farlo tacere.

– Certo, siete andati in nave! Mi state prendendo in giro?-

– Lori, non dire così! In effetti noi abbiamo preso…il treno – improvvisò la mamma.

– Sì, per andare dall’altra parte dell’oceano! Ma fammi piacere, Cele –

– No, davvero – la mamma stava acquistando sicurezza – Quando la mattina del volo ho capito che la nevicata non ci avrebbe consentito il viaggio, ho avuto la possibilità di partire subito in treno e andare in un aeroporto in cui non ci fossero problemi di neve e così siamo decollati da lì – soddisfatta, la mamma guardò severa Galileo per costringerlo al silenzio.

La zia Lori sbuffò e si guardò intorno in cerca di indizi.
– Niccolò come sta? –

– Il papà sta benissimo – Galileo anticipò la risposta della mamma – Era contentissimo di vederci e – guardando la zia negli occhi aggiunse -però non ha detto di salutarti! –

– Allora io adesso vado – sbuffò la zia Lori – Tanto lo sapevo che non aveva senso preoccuparmi per voi!
Piuttosto: tu mi stupisci Celeste, – aggiunse rivolgendosi alla cognata, pronunciando il suo nome per intero – sembra che ultimamente non solo l’educazione dei gemelli ti sia sfuggita di mano, ma che anche la tua abbia preso il volo – concluse con un ghigno.

Così dicendo, uscì di casa e Galileo la udì chiaramente borbottare tra sé: -Che cosa credono, di prendermi in giro? lo so perfettamente che non me l’hanno raccontata giusta.-

Immagine tratta dal sito: https://www.wikiart.org/en/claude-monet/road-at-louveciennes-melting-snow-sunset

 

18. ISACCO e GALILEO, la zia Lori e il valigione bianco.

Henri  Matisse:  Natura morta sivligliana – 1910-191

Hermitage, San Pietroburgo, Russia – 90 X 117 cm


Finalmente venne il giorno in cui , carico di valigie e pacchetti regalo per tutti, il papà Niccolò tornò a casa.

La famiglia al completo, compresi la zia Lori e lo zio Pio, si riunì per festeggiare.

Fra una portata e l’altra, fra un grissino e una focaccina, la zia Lori si rivolse a suo fratello:

– Allora, raccontami un po’! Celeste e i gemelli sono stati così avari di notizie con me quando sono venuti a trovarti, talmente misteriosi – la zia nascose una smorfia dietro a una risatina –  da farmi dubitare che ti abbiano raggiunto davvero –

Papà Niccolò rispose, guardando negli occhi sua moglie in cerca di suggerimenti:– Perché misteriosi? Forse erano solo molto stanchi dopo il viaggio…-

– …avventuroso, con tutta quella neve e gli aeroporti chiusi – lo interruppe la zia Lori.

– Ti ho già spiegato che non siamo andati in aereo – intervenne Galileo, mentre Isacco gli sibilava nella mente: “Resta zitto e lascia parlare il papà”

– Già, Celeste sostiene di avere viaggiato in treno, aereo e chissà – sogghignò la zia infervorata, riempiendosi nuovamente la bocca di focaccia – anche per  nave – .

– Ma no, zia – Galileo, nonostante i continui muti rimproveri del fratello, non voleva tacere – Siamo andati con il valigione bianco –.

– Certo – questa volta intervenne in aiuto la mamma – ho dovuto preparare la mia valigia più grande per noi tre –

– Ecco la torta! Guarda quanta panna, zia – provò a cambiare discorso Isacco che ben conosceva l’ingordigia di Lori.

Terminato il dolce, mentre tutti erano ancora riuniti in cucina, la zia si allontanò con la scusa di doversi distendersi per “favorire la digestione”.

Dopo poco i due gemelli la seguirono quatti quatti per spiare i suoi movimenti: la trovarono a rovistare nello sgabuzzino, mentre cercava invano il talloncino del volo sulla valigia bianca.

– Ti posso aiutare, zia? – esordì Isacco prima che Galileo aprisse bocca.

– Mmmm, mi sono ricordata di avere dimenticato…

– Nel nostro sgabuzzino? – sbottò Galileo

– Tornatevene in camera vostra , – contrattaccò immediatamente la zia Lori- anzi, ancor meglio, andate ad aiutare la mamma

Galileo intanto, velocissimo, aveva estratto il borsone e, aprendolo, disse: – Guarda bene: vedi niente di sospetto? –

Non appena Lori mise i piedi sul fondo del segretissimo mezzo di trasporto dei gemelli, Galileo le prese la mano e con Isacco, ormai esasperato dal contegno della zia e finalmente deciso a collaborare, si sedette: entrambi chiusero gli occhi e simultaneamente pensarono: “Presto, all’isola dei pirati”

Immagine tratta dal sito: http://www.arteworld.it/natura-morta-sivigliana-matisse-analisi/

 

19. ISACCO e GALILEO, la zia Lori e l’isola dei pirati.

William Turner : Landscape with Water – 1840-5

Olio su tela: 121,9 x 182,2 cm.

Tate, Londra.

La zia Lori , con i piedi ancora ben piantati sul fondo del valigione bianco, si ritrovò assieme a Galileo e Isacco immersa nella nebbia più fitta.

Il rumore ovattato della risacca raggiunse i due gemelli che  compresero  subito di essere tornati sull’Isola dei pirati.

– Che cosa è tutto questo fumo? – esclamò la zia Lori, stringendosi la borsetta al petto – Deve essere scoppiato un incendio in cucina…-

– Zia, è nebbia – cercò di farle intendere Galileo – non c’è nessun incendio!-

In quell’ istante la nebbia si alzò, comparve la luna piena in cielo e la sua scia illuminò una nave che solcava il mare, diretta verso la spiaggia.

– Presto, venite! – ingiunse Galileo, mentre già correva sulla sabbia.

Isacco, dopo avere nascosto la valigia dietro a un cespuglio, lo seguì trascinando dietro di sé un’attonita e recalcitrante zia Lori, per una volta rimasta senza parole.

Ansanti, si appiattirono dietro a una duna a osservare le scialuppe cariche di pirati che si stavano riversando sul bagnasciuga.

La zia Lori si chinò a sussurrare all’orecchio di Isacco:

– Dobbiamo rubare una barca e scappare! Senti come puzzano quegli uomini, senza contare il modo inappropriato  in cui sono vestiti. –

– Sta giù zia, non farti vedere…quelli sono pirati –

-Pirati, qui? – la zia si ripulì affannosamente gli occhiali e sospirò.

– Ho capito: ho mangiato troppo, mi sono addormentata e questo è un incubo – e così mormorando, aprì la borsa che ancora stringeva al petto ed estrasse i suoi inseparabili ferri da maglia.

– Ragazzi, non temete, combatterò quegli omaccioni e vi porterò in salvo! –

Galileo atterrò la zia con un placcaggio perfetto, impedendole ogni movimento.

– Sta’ ferma, aspettiamo nascosti, fino a quando anche l’ultimo di loro non raggiungerà il villaggio. –

– Allora io ruberò una scialuppa e remerò fino a portarvi in salvo – continuò la zia, brandendo i ferri come se fossero una spada, rischiando di accecare Galileo.

– Non vuoi andare a visitare il covo dei Pirati? – le domandò il ragazzino – chissà quando ti capiterà un’altra occasione per esplorarne uno…-

Che cosa ti salta in mente?”sibilò Isacco al gemello, ma Galileo si era già diretto verso il villaggio sulla scia dei pirati.

In un attimo il bambino si intrufolò sotto a una tenda in cui erano esposte le mercanzie più strane e meravigliose, frugandosi nelle tasche in cerca di qualcosa  da scambiare per uno di quegli incredibili oggetti.

Dove ti sei cacciato?” lo raggiunse il disperato appello di Isacco, proprio nel momento in cui il faccione incredulo della zia Lori spuntava nel tendone.

Galileo li trascinò in un angolo.

– Guardate che bella bussola – sussurrò, mentre estraeva le sue biglie trasparenti per tentare di barattarle con l’oggetto desiderato.

Il padrone di tutto quel ben di Dio si avvicinò loro e la zia Lori cercò di nascondere un moto di disgusto.

Galileo allungò le sue preziose palline di vetro verso il negoziante che, dopo averle osservate a lungo, scosse il capo.

La zia Lori non perse tempo e aprì la sua borsetta.

Galileo si sporse alla ricerca di un oggetto che soddisfacesse il venditore, mentre Isacco si precipitò per evitare che la zia, armata dei suoi ferri da maglia, tentasse una rapina.

– Gli occhiali qui vanno alla grande – suggerì a voce bassissima Isacco, memore della passata esperienza.

Come un incallito giocatore di poker, la zia Lori depose sul banco le sue lunette da lettura, si impossessò della bussola, girò le spalle e trascinò con sé i due gemelli, avviandosi con passo svelto verso la spiaggia.

In un attimo raggiunsero il cespuglio dietro al quale Isacco aveva nascosto il valigione bianco, controllarono che nessuno li avesse seguiti.

Ormai era buio e le stelle brillavano luminose in cielo.

– Ecco – disse la zia Lori, consegnando la bussola ai gemelli – Adesso riportatemi indietro –

Isacco e Galileo la abbracciarono stretti e le dissero: – Sei davvero grande zia. Ora entra nella valigia e chiudi gli occhi. –

– Vogliamo tornare a casa!- ordinò Galileo, tenendo per mano Isacco … e si ritrovarono tutti e tre nello sgabuzzino.

La zia Lori si diresse a passo deciso verso la cucina, aprì la porta e disse a Celeste e Niccolò:

– Grazie per il pranzo, ma adesso devo proprio andare – I genitori dei gemelli la guardarono sbigottiti – Ho mangiato più del dovuto ed è meglio che torni a casa – Quindi abbracciò il fratello e la cognata sempre più stupiti dal suo comportamento e proseguì – Date un bacio ai bimbi da parte mia, sono proprio due ragazzini in gamba! – e, afferrato lo zio Pio, uscì di casa.

– Che cosa hai messo nella torta? – domandò Niccolò alla moglie – Ti rendi conto che per una volta mia sorella ha ringraziato,ci ha abbracciato, ha riconosciuto di essersi abbuffata e ha fatto un commento positivo sui gemelli? –

– E’ forte la zia – commentò a quel punto Galileo, arrivato di corsa.

Celeste si lasciò cadere su una sedia.

Immagine  tratta dal sito: https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Joseph

 

INDICE:

1. ISACCO E GALILEO
https://lastoriadelgiorno.com/2014/03/12/nicolo-e-galileo/

2. GALILEO E ISACCO ALLA SCUOLA MATERNA
https://lastoriadelgiorno.com/2014/03/21/galileo-e-isacco-alla-scuola-materna/

3. ISACCO E GALILEO E LE STELLE DORATE
https://lastoriadelgiorno.com/2014/03/29/3-isacco-e-galileo-e-le-stelle-dorate/

4. GALILEO E ISACCO E LA MAESTRA
https://lastoriadelgiorno.com/2014/04/04/4-galileo-e-isacco-e-la-maestra/

5. ISACCO E GALILEO e le vacanze di Pasqua
https://lastoriadelgiorno.com/2014/04/14/5-isacco-e-galileo-e-le-vacanze-di-pasqua/

6. GALILEO E ISACCO e la valigia
https://lastoriadelgiorno.com/2014/04/29/6-galileo-e-isacco-e-la-valigia/

7. ISACCO E GALILEO e la luna
https://lastoriadelgiorno.com/2014/05/13/7-isacco-e-galileo-e-la-luna/

8. GALILEO E ISACCO al mare
https://lastoriadelgiorno.com/2014/05/29/8-galileo-e-isacco-al-mare-2/

9. ISACCO e GALILEO e i mondiali di calcio
https://lastoriadelgiorno.com/2014/06/18/9-isacco-e-galileo-e-i-mondiali-di-calcio/

10. GALILEO e ISACCO e la notte del 10 agosto
https://lastoriadelgiorno.com/2014/08/07/10-galileo-e-isacco-e-la-notte-del-10-agosto/

11. ISACCO e GALILEO e la notte di ferragosto
https://lastoriadelgiorno.com/2014/08/11/11-isacco-e-galileo-e-la-notte-di-ferragosto/

12.GALILEO E ISACCO e Gaia.
https://lastoriadelgiorno.com/2014/11/04/12-galileo-e-isacco-e-gaia/

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