3. DIANA a scuola

Maurice de Vlaminck: Restaurant de la Machine a Bougival, ca.1905.
Photograph by Sharon Mollerus, Creative Commons licensed

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La storia del giorno: domenica 18 maggio.

Luigino si annoiava: il papà si era portato del lavoro a casa proprio di domenica pomeriggio, quando avevano programmato la gita allo zoo. La mamma, per tenere il bambino zitto e calmo, decise di raccontargli una nuova avventura di Diana.

La storia cominciò.

La nonna era partita e Diana, pur non vedendo l’ora di rientrare nella sua grotta dei sogni, per tutta la settimana aveva dormito protetta dall’acchiappasogni. Senza la presenza rassicurante della nonna, non riusciva a vincere la paura di incappare in un incubo.

Quel venerdì c’era la luna alta in cielo e la ragazzina si decise finalmente a lasciare il talismano nel cassetto.

Si addormentò e dopo poco stava camminando nel solito bosco.
Si diresse verso la sua grotta ed entrò. Per un attimo, si fermò indecisa davanti alla colonna che conduceva alla casa nell’albero, poi notò una stalattite che emanava una morbida luce rosata.

La toccò e si scoprì a vagare per le vie di quella che sapeva essere la sua città, anche se appariva completamente diversa e irriconoscibile: cercava la sua scuola e non la trovava.

Si mise a correre, ma non avanzava che di pochi passi alla volta. Fu presa dal panico, fino a quando si ricordò di essere in un sogno dove tutto era possibile: pensò : ” voglio arrivare a scuola“.

Chiuse gli occhi e, quando li riaprì, era nella sua aula. Sulla lavagna riconobbe l’espressione di matematica affrontata quella mattina all’ultima ora.

Diana si mise a percorrere i corridoi in un’atmosfera irreale: ogni tanto incrociava altri alunni, ritornati a scuola in sogno.

Poi vide il suo papà, con uno zaino sulle spalle e un’ espressione che non riconobbe.
– Papà?-
Lo raggiunse e le sembrò sollevato nell’incontrarla. Le chiese:

– Sai in quale aula ci sono gli esami della terza A? Sono in ritardo e non trovo nessuno.-

– Terza A?-

-Sei una privatista? Non mi ricordo di te…- la osservò meglio – però hai un’aria familiare.-

Un attimo dopo, erano seduti vicini di banco in una classe gremita di studenti, in cui un’insegnante a lei sconosciuta stava dettando un problema di matematica.
Diana iniziò a scrivere la risoluzione, mentre il suo papà stava ancora rileggendo il testo, mordicchiando la penna.

– Come si fa?- le bisbigliò- Ho un vuoto tremendo-
– Aspetta, termino e te lo passo-
– Attenta a non farti beccare!-

Diana desiderò che il foglio con il problema risolto finisse sul banco del suo papà e, quando si girò verso di lui, vide che lo aveva ricevuto ed era intento a copiare.

Un battito di ciglia ed erano fuori dalla scuola, ancora insieme.

– Grazie – le disse il papà – non ce l’avrei fatta senza il tuo aiuto – e scomparve.

La città adesso brillava di colori vividi e le strade erano ricoperte di fiori colorati.
Diana passeggiò rilassata e soddisfatta. Ora non aveva più paura e ritornò alla sua grotta, si diresse verso la colonna dell’uscita, la sfiorò e fu di nuovo nel suo letto.

La mattina dopo, incontrò il papà in cucina, intento a bere il caffè. La guardò con un’espressione assorta e le disse:

– Questa notte ho fatto uno strano sogno, non me lo ricordo bene: ero tornato a scuola e , pensa un po’, c’eri tu come mia vicina di banco!-

Le diede una pacca sulla spalla e poi si mangiò un biscotto.

Immagine tratta da:
http://www.artcyclopedia.com/artists/vlaminck_maurice_de.html
http://www.flickr.com/photos/clairity/tags/museedorsay/

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