DIANA: La storia

Vincent Van Gogh: Bosco – 1887
Olio su tela – cm. 46 x 55,5
Amsterdam – Rijksmuseum

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Diana aveva le guance tonde tonde e un fermaglio azzurro fra i capelli. Quando nacque, la nonna pose sul suo lettino un acchiappasogni e si raccomandò di non toglierlo mai.

Diana ogni notte faceva sogni meravigliosi, perché tutte le sere il suo papà controllava che il talismano della nonna vegliasse su di lei. Era un acchiappasogni bellissimo con una goccia d’argento e un turchese ed era il primo oggetto a essere messo in valigia quando Diana partiva.

Un giorno, però, Diana andò in gita con la scuola e decise di essere diventata troppo matura per dormire ancora con l’acchiappasogni, così, per la prima volta, lo lasciò in fondo allo zaino.

Si addormentò e si trovò a vagare in un bosco: riconobbe le cortecce bianche degli alberi. Era già stata in quella foresta altre notti e si fermò a parlare con i pioppi: le femmine erano molto orgogliose delle loro chiome voluminose e non perdevano occasione per farsi ammirare:

– Ciao Diana, guarda come sono grandi e verdi le mie gemme!-

– Osserva bene, piuttosto: non ti sembra che le sue foglie si stiano diradando? Confrontale con le mie che brillano come piccoli soli!-

– C’è qualche nido nuovo?- tentò di cambiare argomento Diana

– Una famiglia di merli si é appena trasferita ai piani alti- – E scoiattoli, un’intera colonia: corrono tutto il giorno, mi stanco solo a guardarli!-

Si udì un fruscio che a poco a poco salì di intensità, fino a quando la ragazzina percepì distintamente: – Diana é diversa: non sembra anche a voi?-

I pioppi si piegarono verso di lei. – Dov’è il tuo fermaglio azzurro?-

Diana si toccò i capelli e, quando alzò gli occhi, gli alberi le parvero meno amichevoli, quasi minacciosi.

Le fronde iniziarono ad agitarsi e la ragazzina per la prima volta si sentì in pericolo e desiderò svegliarsi.

Si alzò un vento gelido che incurvava le piante, impedendole ogni fuga. Aveva freddo e si guardava intorno smarrita, mentre tutto si faceva più buio.

Improvvisamente, vide una luce farsi strada fino a lei e riconobbe il viso della nonna. – Afferra la mia mano – le disse – e chiudi gli occhi-

In quel momento Diana si svegliò ansante, ma al sicuro nel suo letto. A piedi nudi raggiunse la sedia dove aveva appoggiato il suo zaino, recuperò il suo acchiappasogni e, stringendolo in mano, tornò finalmente a dormire serena.

Immagine tratta dal sito http://www.frammentiarte.it/dall’Impressionismo/

A chi interessa sapere di più sul significato degli acchiappasogni :http://ildominatoredipoteri.wordpress.com/dossier-delle-informazioni/acchiappasogni/significato-parti-del-acchiappasogni/

2. DIANA e la grotta
Paul Cézanne: Bosco con rocce 1895 ca.
Olio su tela cm 48,5 x 59,5
Kunsthaus di Zurigo.

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Quando Diana tornò dalla gita, trovò ad accoglierla la famiglia al completo. Dopo aver mangiato tutti insieme, la nonna la accompagnò nella sua cameretta e le disse:

– Hai corso un grosso rischio ieri, quando hai deciso di dormire senza acchiappasogni- Diana arrossì: – Come l’hai saputo?- – Tesoro, non ti ricordi che sono venuta a portarti via dal bosco?- – Allora eri proprio tu?- La nonna sorrise:- Questa notte mi fermerò qui io con te e non avrai bisogno del tuo talismano.-

Diana finalmente si addormentò e si trovò a vagare fra i soliti pioppi. Dopo pochi metri la nonna l’affiancò.

– Stammi vicina; vedi quelle rocce laggiù? Ci sei mai stata?- La ragazzina scosse il capo. – Quello è il tuo rifugio: qualsiasi cosa ti accada qui, se vuoi svegliarti, corri nella grotta e ti ritroverai nel tuo letto; vieni.-

Le rocce apparivano quasi blu all’ombra della foresta. Entrarono e rimasero abbagliate dalle stalattiti di cristallo che sostenevano la volta di pietra.

– Attenta- continuò la nonna- se tocchi la prima colonna ti sveglierai, mentre ognuna delle altre ti porterà in un sogno diverso.-

Diana si avvicinò a un pilastro e si vide rispecchiata in mille immagini. – Dammi la mano e prova- le suggerì la nonna.

Sbucarono in una stanza completamente intagliata nel legno. Diana corse alla finestra e comprese che quella casa era costruita dentro a un enorme tronco di un albero.

– La riconosco – esclamò Diana – è proprio quella in cui immaginavo di giocare con Lucy!- e in quel momento la sua amica entrò nella stanza. – Nonna è proprio Lucy?- – Certo, l’hai appena chiamata nel tuo sogno-

Le due ragazze si misero ad esplorare tutto intorno e videro una scala per salire sulla torretta, in mezzo alle fronde della vecchia quercia. Quando furono in cima, sopra di loro gli alberi si innalzavano a coprire il cielo.

– Nonna, più in alto deve essere bellissimo!- – Allora vola!- – Come faccio, senza polvere di fata, senza ombrello…- -… e senza scopa!!! Puoi: sei in un sogno, basta desiderarlo!- la interruppe la nonna ridendo.

Le due ragazze si librarono fra le foglie, fino a raggiungere gli ultimi rami.

Improvvisamente Lucy scomparve: l’attimo prima era seduta accanto all’amica a contemplare una mamma scoiattolo allattare i suoi piccoli nel nido, subito dopo non c’era più.

– Nonna, che cosa ho fatto, non mi ha nemmeno salutato!- – È ritornata nei suoi sogni!- – Vieni: rientriamo anche noi. Adesso immaginati la tua grotta.-

In un battito di ciglia raggiunsero la stalattite da cui erano partite. Diana si diresse verso la colonna dell’uscita, la sfiorò e fu di nuovo nel suo letto.

Immagine tratta dal sito: http://web.tiscali.it/liocornus/galleria1.htm

 

3. DIANA a scuola
Maurice de Vlaminck: Restaurant de la Machine a Bougival, ca.1905.
Photograph by Sharon Mollerus, Creative Commons licensed.

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La nonna era partita e Diana, pur non vedendo l’ora di rientrare nella sua grotta dei sogni, per tutta la settimana aveva dormito protetta dall’acchiappasogni. Senza la presenza rassicurante della nonna, non riusciva a vincere la paura di incappare in un incubo.

Quel venerdì c’era la luna alta in cielo e la ragazzina si decise finalmente a lasciare il talismano nel cassetto.

Si addormentò e dopo poco stava camminando nel solito bosco. Si diresse verso la sua grotta ed entrò. Per un attimo, si fermò indecisa davanti alla colonna che conduceva alla casa nell’albero, poi notò una stalattite che emanava una morbida luce rosata.

La toccò e si scoprì a vagare per le vie di quella che sapeva essere la sua città, anche se appariva completamente diversa e irriconoscibile: cercava la sua scuola e non la trovava.

Si mise a correre, ma non avanzava che di pochi passi alla volta. Fu presa dal panico, fino a quando si ricordò di essere in un sogno dove tutto era possibile: pensò : ” voglio arrivare a scuola“.

Chiuse gli occhi e, quando li riaprì, era nella sua aula. Sulla lavagna riconobbe l’espressione di matematica affrontata quella mattina all’ultima ora.

Diana si mise a percorrere i corridoi in un’atmosfera irreale: ogni tanto incrociava altri alunni, ritornati a scuola in sogno.

Poi vide il suo papà, con uno zaino sulle spalle e un’ espressione che non riconobbe. – Papà?- Lo raggiunse e le sembrò sollevato nell’incontrarla. Le chiese:

– Sai in quale aula ci sono gli esami della terza A? Sono in ritardo e non trovo nessuno.-

– Terza A?-

-Sei una privatista? Non mi ricordo di te…- la osservò meglio – però hai un’aria familiare.-

Un attimo dopo, erano seduti vicini di banco in una classe gremita di studenti, in cui un’insegnante a lei sconosciuta stava dettando un problema di matematica. Diana iniziò a scrivere la risoluzione, mentre il suo papà stava ancora rileggendo il testo, mordicchiando la penna.

– Come si fa?- le bisbigliò- Ho un vuoto tremendo- – Aspetta, termino e te lo passo- – Attenta a non farti beccare!-

Diana desiderò che il foglio con il problema risolto finisse sul banco del suo papà e, quando si girò verso di lui, vide che lo aveva ricevuto ed era intento a copiare.

Un battito di ciglia ed erano fuori dalla scuola, ancora insieme.

– Grazie – le disse il papà – non ce l’avrei fatta senza il tuo aiuto – e scomparve.

La città adesso brillava di colori vividi e le strade erano ricoperte di fiori colorati. Diana passeggiò rilassata e soddisfatta. Ora non aveva più paura e ritornò alla sua grotta, si diresse verso la colonna dell’uscita, la sfiorò e fu di nuovo nel suo letto.

La mattina dopo, incontrò il papà in cucina, intento a bere il caffè. La guardò con un’espressione assorta e le disse:

– Questa notte ho fatto uno strano sogno, non me lo ricordo bene: ero tornato a scuola e , pensa un po’, c’eri tu come mia vicina di banco!-

Le diede una pacca sulla spalla e poi si mangiò un biscotto.

Immagine tratta da:
http://www.artcyclopedia.com/artists/vlaminck_maurice_de.html
http://www.flickr.com/photos/clairity/tags/museedorsay/

4. DIANA E TADDY
Wassily Kandinsky: Studio per case sulla collina -1909
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Diana aveva lasciato passare un bel po’ di notti prima di avventurarsi ancora nella sua grotta, anche se incominciava a sentirsi più sicura nel mondo dei sogni.

Abbandonato il suo acchiappasogni sul comodino, si addormentò e dopo poco stava camminando nel solito bosco. Senza esitare, entrò e si diresse verso le stalattiti.

Improvvisamente dall’ombra uscì un grosso orso dalle fauci spalancate. Diana urlò con tutto il fiato che aveva in gola e toccò la colonna a lei più vicina.

Si guardò intorno ancora stordita. Per un attimo aveva sperato di ritrovarsi nel suo letto, ma era nella sua città, che, anche questa volta, le appariva diversa.

Sentì alle sue spalle un rumore e si voltò di scatto, temendo di essere stata seguita dall’orso. Era un bambino che non conosceva.

– Vieni con me – le disse.

Ancora stordita, Diana lo seguì per una via che le era completamente estranea e anche le case erano più basse di come avrebbero dovuto essere.

– Entra – Il bambino le indicò una porta e scomparve.

Voglio svegliarmi” pensò Diana e aprì l’uscio.

Era ancora nella grotta. Una parete di vetro la separava dall’orso.

Desiderò un fucile, ma quando improvvisamente se ne trovò uno in mano, non seppe che farsene e l’arma svanì.

Si girò per uscire, si incamminò per la strada, ma, dopo pochi passi, era ancora davanti alla stessa porta. Si fece coraggio: l’orso era lì.

Allora si ricordò di essere in un sogno dove tutto era possibile: pensò : “ È solo un piccolo cucciolo spaventato”

Chiuse gli occhi e, quando li riaprì, davanti a lei c’era un orsetto arruffato. Varcò la parete di vetro.

– Hai fame? – gli chiese e nelle sue mani comparve una ciotola ricolma di miele.

Dopo averlo saziato, l’accarezzò a lungo.

– Mi ricordi Taddy, il peluche con cui giocavo da piccola-

Ora Diana non aveva più paura e si diresse verso la colonna dell’uscita, la sfiorò e fu di nuovo nel suo letto.

Il mattino dopo, la sua mamma, quando andò a svegliarla, la trovò abbracciata a un piccolo orso di peluche.

Immagine tratta dal sito: http://www.visiteguidatemilano.com/visita-guidata-alla-mostra-vassily-kandinsky/

5. DIANA E LUCY
Maurice de Vlaminck: El castañal en Chatou, 1905.
© Maurice de Vlaminck, VEGAP, Barcelona 2009.

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Passarono molte notti prima che Diana osasse lasciare il suo acchiappasogni nel cassetto. Quella sera la ragazzina si decise e, abbracciando forte il suo orsetto di peluche, si mise a dormire.

Dopo poco entrò nella grotta. Taddy era con lei e appariva come un piccolo cucciolo inoffensivo. Diana si aggirò pensierosa fra le colonne: questa volta voleva scegliere un bel sogno tranquillo.

Improvvisamente, Taddy iniziò a crescere, mentre una stalattite si mise a brillare, lampeggiando come una sirena. Incautamente, Diana la toccò e si trovò in un bosco che non conosceva.

Di fronte a lei vide la sua amica Lucy, con gli occhi colmi di lacrime e lo sguardo atterrito.

– Diana, grazie al cielo sei qui; da dove sei spuntata?- poi continuò, senza darle il tempo di rispondere: – Ero a passeggio con i miei genitori e mi sono persa – e le scappò un singhiozzo: – Tutto intorno sento dei rumori inquietanti –

Diana l’abbracciò. Proprio in quel momento Taddy apparve, grosso e minaccioso.

– Aiuto!- gridò Lucy.

– È un mio amico, è qui per difenderci!- cercò di tranquillizzarla Diana tenendola stretta, anche se non era ancora del tutto sicura delle intenzioni dell’orso. – Adesso troveremo la strada di casa-

Risuonò un ruggito: si immobilizzarono tutti e tre.

– Ma dove stavi passeggiando con i tuoi genitori, si può sapere? Nella giungla?-

Lucy esitò: – Non mi ricordo- piagnucolò

Taddy aveva drizzato le orecchie e si guardava intorno. Videro una grande ombra nera avanzare a balzi.

– Una pantera?-

L’orso si erse ancora più maestoso sulle due zampe posteriori e spalancò le fauci in direzione del felino. Ci fu un ultimo ruggito e poi la pantera si allontanò.

Le due bambine ripresero a respirare e guardarono Taddy, che, svanito il pericolo, incominciò a rimpicciolire fino a tornare delle dimensioni del più innocuo dei cuccioli.

Diana, prendendolo in braccio, si rivolse a Lucy:

– Dove dobbiamo andare?-

– Non lo so, mi sono persa!-

e mentre parlava, il bosco attorno a loro scomparve e si ritrovarono all’interno della casa nell’albero dei loro giochi.

Lucy era seduta al tavolo, china su una pigna di libri scolastici.

– Meno male che ci sei anche tu, Diana: come faremo a studiare tutto per domani?-

– Ma siamo in vacanza….-

– Non cercare di convincermi a giocare – alzò gli occhi dal libro- con il tuo orsetto: domani c’è l’interrogazione su tutto il programma!-

A questo punto Diana decise di abbandonare l’amica ai suoi sogni e ritornò alla sua grotta borbottando:” Dovrò consigliare a Lucy di mangiare meno pesante la sera“; si diresse verso la colonna dell’uscita, la sfiorò e fu di nuovo nel suo letto.

Immagine tratta dal sito: http://www.artslant.com/no/articles/show/7560

6. DIANA e LA NONNA.
Vincent Van Gogh: La camera da letto di Vincent ad Arles
Olio su tela: 72.0 x 90.0 cm.
Arles: Ottobre, 1888
Amsterdam: Van Gogh Museum

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La nonna di Diana, cadendo, si era infortunata al polso e la bambina accompagnò la mamma a trovarla, per vedere come stava e per assicurarsi che non le mancasse niente.

Appena arrivate, dopo gli abbracci di rito, la mamma si impossessò della cucina e Diana ne approfittò immediatamente per rifugiarsi nella stanza della nonna che, scompigliandole i capelli, le chiese: – Raccontami di Taddy-

– Nonna, come fai a sapere sempre tutto? – fece un respiro profondo e proseguì in un sol fiato: – La prima volta che ho incontrato l’ orso Taddy ne ho avuto una grande paura, ma poi …ecco che si è trasformato in un tenerissimo cucciolo …per tornare minaccioso nei momenti di pericolo. – sospirò: – Non so ancora se devo temerlo oppure considerarlo amico.-

– È un compagno, che ti aiuta ad affrontare il mondo dei sogni. Anch’io ne ho uno, guarda – e le mostrò, accoccolato ai piedi del letto, il peluche di un cane Gran S.Bernardo, completo di fiaschetta.

– Mi sta accanto da tantissimo tempo: è arrivato all’improvviso, compare e scompare, ma è sempre presente quando devo soccorrere le persone che si sono perse nei sogni e non riescono più a trovare la strada.- – Sai, iniziò a pensare che tu, con l’aiuto di Taddy, ti troverai molto più spesso di quanto desideri a difendere coloro che si imbattono nei più disperati pericoli, provocati dai loro stessi sogni.-

– Come mi è capitato con Lucy l’ultima volta?-

La nonna arricciò le labbra in una risata sorniona :- Vedrai, ogni volta sarà diverso: non saprai mai che cosa ti troverai davanti…-

– Non sono sicura che mi piaccia, forse tornerò a dormire con il mio acchiappasogni!-

La nonna si limitò a sorridere e a scuotere la testa.

Immagine tratta dal sito: http://www.vggallery.com/international/italian/painting/p_0482.htm

7. DIANA E I PREPARATIVI PER NATALE.

Gustav Klimt: Die Sonnenblume (I girasoli) – 1906-07
olio su tela 110 x 110 cm
Collezione privata

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LE STORIE DELL’AVVENTO .2

Diana dormiva sempre più spesso senza ricorrere alla protezione del suo acchiappasogni e diventava ogni volta più brava a affrontare e sconfiggere gli incubi in cui si imbatteva, aiutata quasi sempre dal suo orso Taddy.

Si avvicinava il Natale e l’allegria era nell’aria. Senza alcun timore, Diana, abbracciando forte il suo orsetto di peluche, si mise a dormire.
Dopo poco entrò nella grotta. Taddy era con lei e appariva come un piccolo cucciolo inoffensivo, per cui la ragazzina fu colta impreparata quando l’orsetto, senza nemmeno lasciarle il tempo di guardarsi attorno, la spinse verso una colonna verde e blu.

Diana fu catapultata nel mezzo di uno stanzone brulicante dì attività e di giocattoli.
Orologi a pendolo di ogni forma e colore ticchettavano appesi alle pareti in un’allegra confusione.

– Vieni – le disse un ragazzino senza smettere di impacchettare doni.
– Abbiamo bisogno di altri aiutanti –

Diana si guardò intorno e chiese: – Che cosa devo fare? –

– Il tuo compito consiste nel trovare i bambini che hanno paura di non ricevere niente per Natale e portarli qui –

Diana, che già si era immaginata di doversi cimentare nella preparazione dei regali, rimase senza parole.

– Taddy ti aiuterà – proseguì il ragazzo.
– Vai alla grotta, e lasciati guidare dal tuo orso –

In un battere di ciglia Diana tornò alla colonna verde e blu e udì distintamente i sospiri di un bimbo. Taddy si diresse sicuro verso la stalattite accanto.

Sbucarono in un prato, dove un bambino stava correndo, inseguito da una folla di bambole dal ghigno terrificante e dai capelli mozzati.
Taddy scese in campo e spalancò le fauci, provocando il panico, mentre Diana approfittò della confusione per acchiappare il ragazzino, in mezzo al fuggi fuggi generale.

– Che cosa sta succedendo?- gli domandò non appena riuscì a calmarlo.

– Non lo so, voglio tornare a casa!-

Diana lo prese per mano e l’attimo dopo erano nella cameretta di Paolo.
Taddy estrasse da sotto il letto del bambino una bambola dai capelli massacrati da un parrucchiere totalmente incapace.

– Sei stato tu?- chiese Diana.

– È la bambola di quella noiosa di mia sorella che oggi mi ha fatto veramente arrabbiare. Così, senza farmi vedere, le ho portato via il suo giocattolo preferito, e ..ZAC…ho tagliato le lunghe chiome.
Mi era sembrato un bellissimo scherzo – poi cogliendo lo sguardo di Diana, proseguì in un fiato: – ok, una vendetta perfetta. Quando è stata ora di andare a dormire, però, ho pensato che tra poco sarà Natale e non troverò più niente sotto l’albero…- guardò Diana.

La bambina gli prese ancora una volta la mano e gli ordinò:
– Chiudi gli occhi- e lo portò nello stanzone affollato in cui fervevano i preparativi.

– Ecco un nuovo aiutante –

Paolo fu immediatamente messo al lavoro, mentre Diana tornava nella sua grotta per reclutare altri bambini.
Intanto le note di un pianoforte trillavano luminose e infondevano vivacità e allegria al ritmo dei bambini intenti alla preparazione dei doni.

Quando tutti gli orologi a pendolo si misero a suonare contemporaneamente con un fracasso assordante, i bambini si dileguarono.

Paolo alla mattina si svegliò e cercò sotto al letto la bambola che aveva rovinato e nascosto nel pomeriggio: la trovò come nuova, coi lunghi capelli fluenti che ricadevano in morbidi boccoli. Allora si ricordò dello strano sogno e, ancora incredulo, canticchiando la riportò in bella mostra nella camera dove sua sorella stava ancora dormendo.

Immagine tratta dal sito:

http://www.artdreamguide.com/_arti/klimt/_opus/611.htm

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