2. CHICCO

Jean Miro.

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La storia del giorno: giovedì 25 settembre.

Dedicato a Chiccolino.

Papà Enrico era partito per un viaggio di lavoro e Chicco non era riuscito a rimanere solo con lui nemmeno un momento. Papà l’aveva abbracciato forte e poi era salito sul taxi diretto all’aeroporto.

A casa con la mamma, il ragazzino non aveva avuto nessuna occasione per intrufolarsi nel pendolo, fino a quando, sabato pomeriggio, arrivò la zia e monopolizzò la sorella con un interminabile monologo.

Chicco fu lesto a scomparire ed, estratta la chiavetta che portava sempre con sé, aprì l’anta dell’orologio e si accoccolò dietro alle canne del pendolo, rimpiangendo di non avere ricevuto dal nonno qualche spiegazione in più su ciò che poteva accadergli.

– Chicco, vieni, è pronta la merenda!-

Il bambino uscì immediatamente dal suo nascondiglio e si ritrovò in un corridoio sconosciuto. Si diresse verso la voce che lo stava chiamando ed entrò in una cucina dove una signora gli mise in mano una fetta di pane spalmata con uno strato spesso di burro e cosparsa di candido zucchero: una vera bomba calorica.
Chicco la ingurgitò velocemente, prima che qualcuno ci ripensasse e gli portasse via quell’ inaspettato ben di Dio; quindi si accorse che due bambine lo stavano osservando con gli occhi adoranti.

Fu in quel momento che Il ragazzino si guardò e non riconobbe i suoi vestiti e nemmeno le sue gambe, né le due ginocchia ossute che spuntavano dai calzoncini corti.

Cercò uno specchio in quella casa, e quando si vide riflesso, non si trovò davanti alla sua faccia e neppure a quella di suo padre da bambino, ma a un viso sconosciuto su un corpo magrissimo.
Poi studiò curioso e un po’ spaventato ogni dettaglio: occhi verdi, capelli biondicci e … orecchie a sventola, due grandi orecchie, proprio come quelle di nonno Francesco.

– Chicco, se non vuoi un’altra fetta di pane e burro, puoi scendere in cortile a giocare!-

Questo è il Paradiso” pensò Chicco, indeciso fra fermarsi a continuare quella meravigliosa merenda o cercare le scale per raggiungere la libertà in cortile.

In cortile, lo aspettava uno strano modello di bicicletta, con un bellissimo fanale e i parafanghi, ma pesantissima da spostare, e altri bambini che pedalavano in cerchio, simulando una corsa.

– Io sono Coppi –

– Io sono Bartali! –

Montando sulla bicicletta, si unì al gruppo e perse la cognizione del tempo, fino a quando la signora che gli aveva dato la merenda lo chiamò dal balcone:

– Chicco, sali a lavarti perché sta arrivando papà!-

Si precipitò in casa, con la paura di essere stato via troppo a lungo e di essersi cacciato in un vero guaio. Purtroppo, lo stava già aspettando sulla porta quella che suppose fosse la sua bisnonna Paola – che in realtà non aveva mai conosciuto – e lo dirottò in bagno.
Quando uscì, era già arrivato il bisnonno, che lo squadrò con i suoi occhi scuri.

– Come è andata a scuola oggi?-

Chicco visse un attimo di vero panico, ma per fortuna intervenne Paola:

– Il maestro gli ha dato “BENE”, e poi, appena tornato, Francesco ha svolto subito tutti i suoi compiti –

Caspita” pensò Chicco” non mi sembrava di ricordare che il nonno fosse così bravo a scuola”

Il bisnonno lo osservò soddisfatto con un leggero sorriso, gli diede una pacca sulla spalla e lo congedò.

Il bambino approfittò immediatamente del fatto che i due genitori si fossero recati insieme in cucina, per rifugiarsi nel pendolo.

Respirò profondamente e poi uscì. Con sollievo, riconobbe le voci della mamma e della zia, ancora intente in un’animata conversazione.

Leggermente stordito per la fantastica esperienza appena vissuta, Chicco le raggiunse, desiderando di poter incontrare al più presto il papà o il nonno per ottenere finalmente informazioni sullo strano dono ricevuto nel suo primo giorno di scuola.

Immagine tratta dal sito:http://valorest.blog.tiscali.it/2012/02/27/5834/

Joan Mirò

6. DIANA e LA NONNA.

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Vincent Van Gogh: La camera da letto di Vincent ad Arles
Olio su tela: 72.0 x 90.0 cm.
Arles: Ottobre, 1888
Amsterdam: Van Gogh Museum

La storia del giorno: martedì 16 settembre.

Dedicato alla nonna di Diana con l’augurio che si rimetta presto in piena forma.

Luigino chiese alla mamma:- Per favore, raccontami ancora di Diana.-

La storia cominciò.

La nonna di Diana, cadendo, si era infortunata al polso e la bambina accompagnò la mamma a trovarla, per vedere come stava e per assicurarsi che non le mancasse niente.

Appena arrivate, dopo gli abbracci di rito, la mamma si impossessò della cucina e Diana ne approfittò immediatamente per rifugiarsi nella stanza della nonna che, scompigliandole i capelli, le chiese:
– Raccontami di Taddy-

– Nonna, come fai a sapere sempre tutto? – fece un respiro profondo e proseguì in un sol fiato:
– La prima volta che ho incontrato l’ orso Taddy ne ho avuto una grande paura, ma poi …ecco che si è trasformato in un tenerissimo cucciolo …per tornare minaccioso nei momenti di pericolo. – sospirò:
– Non so ancora se devo temerlo oppure considerarlo amico.-

– È un compagno, che ti aiuta ad affrontare il mondo dei sogni.
Anch’io ne ho uno, guarda – e le mostrò, accoccolato ai piedi del letto, il peluche di un cane Gran S.Bernardo, completo di fiaschetta.

– Mi sta accanto da tantissimo tempo: è arrivato all’improvviso, compare e scompare, ma è sempre presente quando devo soccorrere le persone che si sono perse nei sogni e non riescono più a trovare la strada.-
– Sai, iniziò a pensare che tu, con l’aiuto di Taddy, ti troverai molto più spesso di quanto desideri a difendere coloro che si imbattono nei più disperati pericoli, provocati dai loro stessi sogni.-

– Come mi è capitato con Lucy l’ultima volta?-

La nonna arricciò le labbra in una risata sorniona :- Vedrai, ogni volta sarà diverso: non saprai mai che cosa ti troverai davanti…-

– Non sono sicura che mi piaccia, forse tornerò a dormire con il mio acchiappasogni!-

La nonna si limitò a sorridere e a scuotere la testa.

Immagine tratta dal sito: http://www.vggallery.com/international/italian/painting/p_0482.htm

1. CHICCO

Mercurio passa davanti al sole
(G. Balla – 1914)

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La storia del giorno: mercoledì 10 settembre.

Dedicato a tutte le mamme ( soprattutto di maschi) per il primo giorno di scuola.

La storia cominciò.

Si avvicinava il Primo giorno di scuola di Chicco.
Papà Enrico ogni tanto lo guardava di nascosto e sospirava, mentre la mamma, una volta al mattino e una alla sera, controllava la lista degli acquisti per la scuola, annuendo soddisfatta quando arrivava in fondo.
Chicco cercava di restare in cortile a giocare il più possibile.

Venne inesorabile il gran giorno e arrivò il nonno Francesco. Si presentò quel pomeriggio e tutto il resto sbiadì.

– Ora hai l’età giusta – gli disse il nonno, dopo averlo preso da parte; gli mise in mano una scatolina bianca e aggiunse: – Deve restare un segreto fra me e te e papà Enrico.-

Con gli occhi lucidi per la curiosità, Chicco alzò il coperchio: sotto a uno strato di cotone era adagiata una strana chiavetta dorata.
Tornò a guardare il nonno:
– Grazie, è bella, ma a che cosa serve? –

– Lo capirai da solo, come abbiamo fatto io e poi tuo padre prima di te. Ora nascondila e portala sempre con te –

Dopo quattro giorni, Chicco non aveva ancora risolto il mistero del “regalo”del nonno, in compenso la scuola si era rivelata più complicata del previsto, grazie anche alle ansie della mamma.

Così quel pomeriggio, il bambino era in cerca di un nascondiglio in cui rifugiarsi per sottrarsi alle infinite raccomandazioni della mamma.
Perfettamente incastrato in una nicchia del corridoio c’era un magnifico pendolo che non aveva mai funzionato: era alto quasi fino al soffitto e dal vetro si intravedeva un complicato e affascinante meccanismo.

Chicco estrasse la chiavetta che portava sempre con sé e si accorse che la sua forma coincideva con un intarsio nell’anta dell’orologio; la infilò e la porta si aprì.
Dentro era molto più spazioso di quanto si aspettasse: aveva trovato il nascondiglio perfetto.
Si accoccolò dietro alle canne del pendolo.

Pensò al suo papà che era stato misterioso come il nonno sulla chiave: e in quel momento si sentì chiamare. Decise di sgattaiolare fuori in fretta, per non svelare alla mamma il suo nuovo rifugio, ma andò a sbattere contro a un tavolo che prima non c’era.

– Chicco ! –
Si aprì una porta e entrò una signora che assomigliava tantissimo alla nonna Carla, ma molto più giovane e con una strana pettinatura, che gli disse:

– Chicco, dove ti eri cacciato? Devi terminare il disegno per la scuola! –
E lo fece sedere davanti a un quaderno con uno schizzo appena abbozzato, mentre sul tavolo erano sparsi in confusione pastelli, gomma e matita.
– Adesso non ti alzi fino a quando non avrai finito!-

Chicco era frastornato, ma, ubbidiente, si mise all’opera: quella nuova versione della nonna lo intimoriva non poco.
A lui piaceva disegnare e in breve tempo terminò il suo lavoro.

La nonna lo guardò meravigliata:
– Ma è davvero bello, e non hai fatto cadere nemmeno un pastello, non c”è una sbavatura! Se non ti avessi visto con i miei occhi non ci crederei!-

Fu in quel momento che Chicco si guardò e non riconobbe i suoi vestiti e nemmeno le sue gambe e i suoi piedi. Cercò uno specchio in quella casa, e quando si vide riflesso, non si trovò davanti alla sua faccia e …un ricordo prese consistenza: era identico alle foto di papà Enrico alla sua età.

Spaventato corse a rifugiarsi nel pendolo. Respirò profondamente e uscì: il tavolo era scomparso e in corridoio incontrò papà che lo scrutò attentamente.

– Papà, quando eri piccolo, come disegnavi? –
Enrico esalò un gran sospiro, gli scompigliò i capelli e disse:
– Un vero disastro – e gli strizzò un occhio.