1. PEPE E LA MUSICA DI NATALE
Londra: Carnaby Street 2014
Alla scuola di musica fervevano i preparativi per il saggio di Natale.
Pepe, appena poteva, sgattaiolava dal buco nella siepe, entrava nel vecchio palazzo e si rifugiava nell’aula in cui avvenivano le prove per respirare le note e quella particolare atmosfera di eccitazione mista all’ansia.
Un giorno il suo maestro di piano lo vide e gli disse:
– Lo so che hai iniziato da poco, ma voglio comunque insegnarti un brano di Natale –
L’insegnante si mise a suonare e, quando colse un bagliore diverso negli occhi di Pepe, proseguì:
– Questo pezzo é perfetto per te – e lo invitò a condividere lo sgabello.
Le dita del bambino iniziarono a muoversi sui tasti, acquistando fiducia.
Pepe continuò ad esercitarsi anche dopo che l’insegnante si era allontanato, fino all’ora di chiusura della scuola.
Tornato a casa, provò a lungo i movimenti, canticchiando a labbra socchiuse.
Prima di dormire, la mamma l’accompagnò nella sua cameretta e, dopo aver spento il lampadario, si affacciò con lui dalla finestra per guardare la città, dove i lunghi fili luminosi, che per giorni erano rimasti bui e invisibili, si erano accesi in un bagliore dorato.
Appena fu solo, Pepe decise che doveva andare fuori a vedere…desiderò di volare, provò a sollevarsi e, ancora una volta, si trovò a galleggiare a poca distanza dal pavimento.
Si infilò il cappotto pesante e in un attimo fu in strada, sfiorando fiocchi di neve giganti, stelle e globi luminosi sospesi fra cielo e terra, fino a quando si imbatté in un’enorme cuffia musicale.
Fu immediatamente inondato da note dorate che lo sollevarono sempre più su, in un turbinio di colore: il bambino non seppe più distinguere l’alto dal basso e scivolò veloce trasportato da onde di spuma luminosa.
Le scintille argentate si infilarono in un comignolo e Pepe fu depositato dolcemente nel mezzo di uno stanzone brulicante dì attività e di giocattoli.
Orologi a pendolo di ogni forma e colore ticchettavano appesi alle pareti in un’allegra confusione.
– Vieni qui – gli disse una ragazzina senza smettere di impacchettare doni.
– Abbiamo bisogno di un pianista –
– Ma io non sono ancora bravo –
La stanza piombò nel silenzio e nell’immobilità: anche i pendoli si fermarono. Tutti gli occhi si puntarono su di lui.
Pepe allora alzò le mani e si diresse verso il pianoforte che troneggiava nell’unico angolo vuoto. Si tolse il cappotto, sollevò il coperchio, iniziò a suonare e intorno a lui tutto si rimise in movimento.
C’era chi montava giocattoli, chi impacchettava, chi scriveva l’etichetta col nome su ogni dono, chi infine riponeva il tutto nei sacchi, uno diverso per ogni città: era una folla di ragazzi in pigiama che lavorava senza bisogno di ordini.
Pepe emise un sospiro di gioia mentre le sue dita scivolavano sempre più sicure sui tasti: finalmente aveva trovato un pianoforte su cui esercitarsi.
Le sue note trillavano luminose e infondevano vivacità e allegria al ritmo dei bambini.
Ad un tratto, tutti gli orologi a pendolo si misero a suonare contemporaneamente con un fracasso assordante e in un attimo i bambini si dileguarono.
Pepe fu risucchiato dal fiume di luce, ebbe appena il tempo di recuperare il suo cappotto e … si ritrovò vicino alla finestra della sua camera.
Stanchissimo ma felice, si infilò a letto si mise a dormire.
2. DIANA E I PREPARATIVI PER NATALE.
Gustav Klimt: Die Sonnenblume (I girasoli) – 1906-07
olio su tela 110 x 110 cm
Collezione privata
Diana dormiva sempre più spesso senza ricorrere alla protezione del suo acchiappasogni e diventava ogni volta più brava a affrontare e sconfiggere gli incubi in cui si imbatteva, aiutata quasi sempre dal suo orso Taddy.
Si avvicinava il Natale e l’allegria era nell’aria. Senza alcun timore, Diana, abbracciando forte il suo orsetto di peluche, si mise a dormire.
Dopo poco entrò nella grotta. Taddy era con lei e appariva come un piccolo cucciolo inoffensivo, per cui la ragazzina fu colta impreparata quando l’orsetto, senza nemmeno lasciarle il tempo di guardarsi attorno, la spinse verso una colonna verde e blu.
Diana fu catapultata nel mezzo di uno stanzone brulicante dì attività e di giocattoli.
Orologi a pendolo di ogni forma e colore ticchettavano appesi alle pareti in un’allegra confusione.
– Vieni – le disse un ragazzino senza smettere di impacchettare doni.
– Abbiamo bisogno di altri aiutanti –
Diana si guardò intorno e chiese: – Che cosa devo fare? –
– Il tuo compito consiste nel trovare i bambini che hanno paura di non ricevere niente per Natale e portarli qui –
Diana, che già si era immaginata di doversi cimentare nella preparazione dei regali, rimase senza parole.
– Taddy ti aiuterà – proseguì il ragazzo.
– Vai alla grotta, e lasciati guidare dal tuo orso –
In un battere di ciglia Diana tornò alla colonna verde e blu e udì distintamente i sospiri di un bimbo. Taddy si diresse sicuro verso la stalattite accanto.
Sbucarono in un prato, dove un bambino stava correndo, inseguito da una folla di bambole dal ghigno terrificante e dai capelli mozzati.
Taddy scese in campo e spalancò le fauci, provocando il panico, mentre Diana approfittò della confusione per acchiappare il ragazzino, in mezzo al fuggi fuggi generale.
– Che cosa sta succedendo?- gli domandò non appena riuscì a calmarlo.
– Non lo so, voglio tornare a casa!-
Diana lo prese per mano e l’attimo dopo erano nella cameretta di Paolo.
Taddy estrasse da sotto il letto del bambino una bambola dai capelli massacrati da un parrucchiere totalmente incapace.
– Sei stato tu?- chiese Diana.
– È la bambola di quella noiosa di mia sorella che oggi mi ha fatto veramente arrabbiare. Così, senza farmi vedere, le ho portato via il suo giocattolo preferito, e ..ZAC…ho tagliato le lunghe chiome.
Mi era sembrato un bellissimo scherzo – poi cogliendo lo sguardo di Diana, proseguì in un fiato: – ok, una vendetta perfetta. Quando è stata ora di andare a dormire, però, ho pensato che tra poco sarà Natale e non troverò più niente sotto l’albero…- guardò Diana.
La bambina gli prese ancora una volta la mano e gli ordinò:
– Chiudi gli occhi- e lo portò nello stanzone affollato in cui fervevano i preparativi.
– Ecco un nuovo aiutante –
Paolo fu immediatamente messo al lavoro, mentre Diana tornava nella sua grotta per reclutare altri bambini.
Intanto le note di un pianoforte trillavano luminose e infondevano vivacità e allegria al ritmo dei bambini intenti alla preparazione dei doni.
Quando tutti gli orologi a pendolo si misero a suonare contemporaneamente con un fracasso assordante, i bambini si dileguarono.
Paolo alla mattina si svegliò e cercò sotto al letto la bambola che aveva rovinato e nascosto nel pomeriggio: la trovò come nuova, coi lunghi capelli fluenti che ricadevano in morbidi boccoli. Allora si ricordò dello strano sogno e, ancora incredulo, canticchiando la riportò in bella mostra nella camera dove sua sorella stava ancora dormendo.
Immagine tratta dal sito:
http://www.artdreamguide.com/_arti/klimt/_opus/611.htm
3.ROMEO E ARIA e la renna.
Si avvicinava il Natale e i genitori di Romeo e Aria decisero di accompagnare i due bambini allo zoo.
Quando furono davanti al recinto degli abitanti della tundra, Aria si sentì chiamare: una renna si era staccata dal gruppo e si era avvicinata allo steccato.
Mentre Romeo monopolizzava l’attenzione dei suoi genitori, la bambina iniziò un lungo dialogo con l’animale, poi allungò la manina e, con una rapida carezza sul muso umido, si congedò e raggiunse la sua famiglia.
Appena arrivarono a casa, i due fratelli si rifugiarono in camera.
Aria sospirò:
– È molto complicato – esordì – Non so se riuscirò a spiegarmi bene-
– Devo entrare nella renna, questa volta? – domandò scherzando Romeo, ma con grande stupore, Aria annuì.
– Dove?-
– Verrà qui questa sera –
Con gli occhi ancora sgranati, il maschietto le chiese:
– Come?-
– Volando, sai…è una di quelle renne-
– Oddio, non posso crederci! – e la accarezzò distrattamente, scompigliandole i capelli.
– Ha bisogno che noi accompagniamo Quenn in un posto – continuò la bambina.
– Queen? dove? Io e te?-
– Tu entrerai nella renna, io monterò in sella e arriveremo a casa di Quenn – Aria prese fiato e si concentrò – Dovrò convincerla che sta sognando: salirà anche lei e le altre renne ci mostreranno la strada.- poi lo guardò speranzosa.
– Dove dovremmo andare: alla casa di Babbo Natale? – Romeo si grattò la testa incredulo.
– Non proprio, cioè, non lo so…il posto in cui si preparano i doni per Natale –
Il bambino sospirò:- Che cosa dovrebbe fare Queen una volta arrivata? –
– Questo è molto complicato da spiegare! –
– Ancora di più? Aria sei sicura di non avere la febbre? forse oggi hai preso freddo…-
La sorellina scosse il capo.
– Allora, i bambini che hanno paura di non ricevere niente per Natale vengono reclutati per aiutare a fare i pacchi, montare i giocattoli, controllare le liste… –
– E Queen ha paura di non ricevere niente per Natale, giusto? – continuò Romeo – e allora noi dobbiamo tirarla fuori dai pasticci? Ho capito bene?-
Aria si limitò ad annuire sorridendo.
Immagine tratta dal sito: http://www.settemuse.it/sfondi_animali/sfondi_cervi_alci_renne.htm
Claude Monet: La gazza – 1868/1869
Olio su tela: Cm 89 x 130
© RMN-Grand Palais (Musée d’Orsay) / Hervé Lewandowski
Parigi, Musée d’Orsay
Scese la notte, arrivò la renna: tutto filò liscio e si ritrovarono alla casa di Queen.
Romeo individuò immediatamente la finestra della camera, grazie ai sopralluoghi estivi della gazza. Aria si mise a bussare sui vetri. La ragazzina dai capelli lunghi sì alzò dal letto e, incredula, guardò fuori.
Aria non fece fatica a convincerla che si trattasse di un sogno e, in breve, atterrarono con la renna nel mezzo di uno stanzone brulicante dì attività e di giocattoli.
Orologi a pendolo di ogni forma e colore ticchettavano appesi alle pareti in un’allegra confusione.
– Che strano sogno – continuava a ripetere Queen. Poi si guardò attentamente intorno e domandò ad Aria:
– Non c’è tuo fratello?-
Aria accarezzò la renna e non rispose.
Intanto si avvicinarono due ragazzi e incominciarono ad istruire Queen:
– Devi controllare che ogni sacco contenga esattamente i doni scritti sulla lista qui sopra; poi, se c’é tutto, puoi caricarlo sulla slitta.-
Queen si mise al lavoro e inizio a borbottare:
– Che regali stupidi, come si può domandare delle perline, per fare che cosa, poi? Bracciali? Collane? C’è da perdere un mucchio di tempo e poi, poi si vede che sotto c’è il filo…Bastava chiedere un gioiello già fatto…bello e pronto… Oddio, un pallone adesso? Chi vuole ancora un pallone…-
Aria si allontanò, nessuno le aveva assegnato un compito e non voleva disturbare: era tutto bellissimo. Osservò ogni gesto e ogni particolare, fino a quando notò in un angolo un pianoforte e un bambino che suonava: le sue note trillavano luminose e infondevano vivacità e allegria al ritmo dei ragazzi al lavoro.
Felice, si andò a sedere in silenzio accanto al piccolo pianista, mentre Romeo era tornato a volare con le altre renne.
Quando tutti gli orologi a pendolo si misero a squillare contemporaneamente con un fracasso assordante, tutti bambini si dileguarono.
Aria e Queen si ritrovarono in sella alla loro magica cavalcatura che balzava felice.
– Sembra di cavalcare una rana! – urlò la ragazzina dai capelli lunghi e Aria si lasciò sfuggire un risolino, accarezzando il muso della renna.
In un battito di ciglia furono davanti alla finestra di Queen.
Sotto di loro, su uno steccato, una gazza era appollaiata nella neve.
– Guarda Aria, c’è anche la mia gazza! – Inaspettatamente Queen si mise a battere le mani e sospirò soddisfatta: – Che strano sogno, davvero un sogno molto strano!-
Aria la guardò con dolcezza:- Buona notte! – la salutò prima di scomparire.
Tornati nella stanza di Romeo, Aria toccò il fratello e la renna volò via.
Il bambino abbracciò stretto la sorellina:- Sai, è stato bellissimo! – le raccontò – Abbiamo volato fino al mare e ho incontrato il gabbiano Livio: chissà come, mi ha riconosciuto e mi ha salutato col suo fischio stridulo! –
Romeo prese fiato: – Finalmente ho la certezza che, dopo essersi perso la scorsa estate, Livio sia riuscito a tornare sano e salvo dai suoi compagni… – sospirò con gli occhi lucidi
Aria depositò un bacio sulla sua guancia e gli disse con un sorriso:
– Che strano sogno, davvero un sogno molto strano!-
Immagine tratta dal sito: http://www.musee-orsay.fr/it/collezioni/opere-commentate/pittura/commentaire_id/la-gazza-3565.html?tx_commentaire_pi1%5BpidLi%5D=509&tx_commentaire_pi1%5Bfrom%5D=841&cHash=7d2ce9c5d3
4. ISACCO E GALILEO e la stella cometa.
Vincent van Gogh: Sentiero di notte in Provenza – 1890
Si avvicinava il Natale e Galileo era irrequieto.
Quando fu ora di spegnere le luci, disse al gemello:
– Isacco, non avresti voglia di vedere dove si preparano i doni e di controllare se i pacchi sono già pronti ?-
– Calmati Galileo, lo sai che riesco a leggerti i pensieri e conosco esattamente ciò che ti sta passando per la mente. –
– Allora va’ a prendere il valigione bianco! – lo spronò con un sorriso birichino.
– Ti ricordi? Potrebbe essere molto pericoloso (cfr. https://lastoriadelgiorno.com/2014/04/29/6-galileo-e-isacco-e-la-valigia/ )
Isacco non riuscì nemmeno a terminare la frase, che già Galileo si era intrufolato nello sgabuzzino e stava tirando con tutte le sue forze per il manico la valigia incriminata.
Insieme la trasportarono in un angolo tranquillo, la aprirono e si accomodarono dentro: uno di fronte all’altro, a gambe incrociate.
– Ecco qua, sei pronto?-
I gemellini si ritrovarono, ancora seduti sul fondo del loro personalissimo mezzo di trasporto, nel mezzo di uno stanzone brulicante di attività e di giocattoli.
Orologi a pendolo di ogni forma e colore ticchettavano appesi alle pareti in un’allegra confusione.
– Ce l’abbiamo fatta! – esclamò entusiasta Galileo, guardandosi intorno.
– Siete arrivati, finalmente! – li accolse una ragazzina.
– Ci stavate aspettando?-
– Siamo quasi a Natale e quest’anno non è ancora spuntata la stella cometa! –
“Isacco, credi che ci abbia scambiati per qualcun altro? “
– Galileo, qui tutti possono ascoltare i vostri pensieri!- continuò la ragazzina in pigiama – Noi siete voi che avete appeso le stelle quest’anno ad agosto?-
– Sì, ma poi sono cadute tutte! –
– Non preoccupatevi: vi daremo l’adesivo giusto –
– Ma noi non abbiamo una stella cometa da attaccare! – protestò ancora Galileo
– Però, forse, conosciamo chi può aiutarci a prepararne una – proseguì pensoso Isacco .
– Allora usate la vostra valigia e andate a prendere tutti gli amici che possono esserci utili, vi aspettiamo –
“Sicuramente Gaia saprà disegnare una cometa bellissima ”
“Mentre Roby e la sua combriccola potranno darci una mano con la scala e la colla”
“Come faremo a convincere Gaia a seguirci?”
Intanto la valigia li aveva già depositati nella camera dove la bambina stava dormendo.
– Gaia, svegliati! –
– Prendi i tuoi pastelli e vieni con noi-
La loro amica si stiracchiò, afferirò i suoi grandi occhiali arancioni e le matite colorate che teneva sempre accanto a sé sul comodino, e si accomodò, ancora insonnolita, accanto ai due gemelli.
– Chiudi gli occhi adesso e prendi le nostre mani –
In un battito di ciglia tornarono nello stanzone.
– Dove siamo, perché mi avete portato qui? Che cosa fanno tutti questi bambini? –
– Preparano i doni per la notte di Natale – le spiegò Isacco.
– E tu dovrai disegnare la stella cometa che brillerà nel cielo – aggiunse, impaziente, Galileo .
– Mi piace tantissimo questo posto. Quanti orologi a pendolo! – sussurrò Gaia, mentre i due gemelli la trascinavano verso un tavolo su cui spiccava bianco e lucente un grande foglio di cartoncino.
– Noi adesso dobbiamo andare a prendere altri amici, tu intanto puoi incominciare a colorare –
– Non avere paura, torneremo, prima ancora che tu abbia terminato.- decise di rassicurarla Isacco, ma Gaia era già china sul foglio, armata di pastelli e di un gran sorriso.
I due gemelli tornarono con Roby, Marco, Paolo e Luca proprio mentre Gaia stava ultimando il suo lavoro.
Era la stella cometa più sensazionale che avessero mai visto.
Tutti i bambini nella stanza si fermarono per ammirarla e la musica del pianoforte si fece ancora più gioiosa.
Poi Isacco, Galileo, Roby e la sua combriccola si armarono di scala e, dopo aver ritagliato i contorni del disegno di Gaia e aver ricevuto un intero secchio della colla speciale, in fila indiana uscirono dallo stanzone.
Marco, Paolo e Luca non persero tempo e spennellarono la colla sulla stella, per passarla a Roby che collaborava spalla a spalla con Galileo e Isacco, arrampicati sulla scala.
Finalmente, la cometa si attaccò e scivolò verso l’alto, dove si mise a “brillare furiosamente spargendo raggi di scintillante luce dorata” (crf. MARY POPPINS di P.L. Travers volume 1).
Nel medesimo istante tutti gli orologi a pendolo iniziarono a squillare contemporaneamente, con un fracasso assordante e tutti bambini si dileguarono.
Isacco e Galileo si ritrovarono nella propria stanza: nascosero la valigia sotto il letto e, stanchissimi, crollarono addormentati.
Nel cielo, fulgida, riluceva una bellissima stella cometa, con gli occhiali arancioni.
Immagine tratta dal sito:
http://www.lineadombra.it/ita/mostre/tutankhamon-caravaggio-van-gogh/la-mostra/tcvg-mostra/tcvg-mostra-breve.php
5. LA NOTTE DI NATALE
Buon Natale da Romeo, Aria, Queen, Isacco, Galileo, Roby, Gaia, Diana, Pepe, Pluf, Chicco, Due Denti e gli Sdentati,
grazie per avere condiviso le loro avventure.
Era la notte del 24 dicembre.
Pepe scivolò fuori dalla finestra e, ancora una volta, fu sollevato dalle note dorate in un turbinio di colore; trasportato veloce sulla spuma luminosa, fu depositato dolcemente sul prato di trifoglio, dove le slitte attendevano di essere caricate. Il pianoforte era lì, appena sotto la stella cometa che due gemelli avevano appeso con i loro amici.
Iniziò a suonare la musica che gli aveva insegnato il suo maestro e i bambini in pigiama arrivarono a piccoli gruppi , avvolti in calde coperte rosse: erano carichi di doni e unirono il loro canto alle note festose del pianoforte.
Pepe emise un sospiro di gioia mentre le sue dita scivolavano sempre più sicure sui tasti.
Giunse Diana , abbracciando il suo piccolo orso Taddy e con tutti i bambini che nelle notti precedenti avevano partecipato nei loro sogni alla confezione dei pacchi.
Arrivarono Isacco e Galileo sul loro valigione bianco, portando Roby, Marco, Paolo, Luca e Gaia che indossava i suoi occhiali arancioni, più fulgidi alla luce della cometa.
Infine arrivarono le renne con Romeo, Aria e Queen.
Aria corse verso Pepe e vide, accanto al pianoforte, un bellissimo albero decorato. Spalancò gli occhi: ogni pallina era una “bolla nanna” e ognuna di esse conteneva uno Sdentato; nella più grande, al centro, Due Denti stava dormendo. Aria sospirò di gioia e Due Denti le fece l’occhiolino, poi continuò a succhiare e tornò a sognare.
Le renne vennero attaccate alle slitte, ormai cariche di doni.
– Perché non nevica? – domandò ad alta voce Queen.
I canti si interruppero.
Si udì una voce nel silenzio: – Ci vuole Pluf –
– Diana, Taddy, presto andate nella grotta, entrate dalla colonna con i lampi e prelevate il bambino che troverete –
In un battito di ciglia, Diana ricomparve trascinando uno stupitissimo Pluf.
– Che cosa succede? Dove sono?-
– Devi fare nevicare, Subito! – lo incalzò immediatamente Queen –
– Nevicare? Ma io so soltanto fare scoppiare i temporali e adesso non sono nemmeno arrabbiato! Qui è così bello! –
Aria lo prese per mano: gli mostrò la cometa e gli presentò i gemelli, lo condusse davanti all’albero di Natale e gli fece vedere i bambini addormentati nelle bolle nanna; quindi lo presentò a Pepe che lo fece sedere accanto a sè mentre una musica dolcissima sgorgava dalle sue dita.
Allora tutti i bambini ripresero a cantare e Plof venne travolto dalla loro dolcezza; la sua gioia crebbe fino a quando dal cielo incominciarono a volteggiare, danzando con le note, candidi fiocchi di neve.
Si udì il suono di mille campanelle e, finalmente, le renne balzarono con le loro slitte cariche di doni, mentre i bambini si dileguavano per ritrovarsi nei propri lettini.
La mattina di Natale, Pepe corse a controllare sotto l’albero se la slitta fosse passata anche da lui e rimase senza fiato quando vide il pianoforte che aveva suonato nelle notti di avvento, mentre nei suoi occhi si accesero mille stelle di felicità.
Queen si svegliò tardi e, dopo aver aperto pacchi di tutte le dimensioni, trovò uno scatolino rosso, nascosto sotto l’albero: lo scartò svogliatamente, poi rimase senza fiato: dentro c’era una collana di filo e perline.
Immagine tratta dal sito: http://www.sconfinamenti.net/blog/archives/3725