ROMEO e ARIA: La storia.

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ROMEO E ARIA

  1. ROMEO

Romeo e la rondine

C’era una volta un bambino che si chiamava ROMEO e giocava nella squadra di calcio della scuola, anche se non era tanto bravo. Quel giorno, dopo solo 10 minuti, lo mandarono in panchina. Romeo cercò di interessarsi comunque alla partita che si svolgeva in campo, ma, d’improvviso, senti un gran botto e si trovò sospeso in alto a guardare giù.

Vide i bambini giocare come prima e se stesso ancora seduto sulla panchina ad annoiarsi: niente era cambiato. Incominciò a battergli forte il cuore. Nessuno si era accorto di nulla, ma lui era lassù anche se Il suo corpo continuava a respirare e a guardarsi intorno come se dentro ci fosse ancora lui, Romeo. Allora si mise a piangere, ma il Romeo sulla panchina stava sorridendo… Che cosa era successo?

Una rondine gli sfrecciò vicina e Romeo desiderò di volare via con lei…ed ecco che era diventato la rondine: era lui, Romeo a planare dove i suoi compagni stavano rincorrendo la palla. Rise allora, ma quello che udì uscire dal suo petto fu solo un garrito. Continuò a volare in mezzo ai giocatori, creando scompiglio, distraendo gli avversari, così la sua squadra andò a segnare un goal.

Tutti esultarono, si alzarono in piedi ad abbracciarsi, perfino i suoi compagni che erano stati esclusi dal gioco come lui. Quando Enrico diede un gran pacca alla sua spalla, ecco che improvvisamente si ritrovò nel suo corpo, mentre la rondine riprendeva il suo volo verso il cielo.

Romeo sbattè forte gli occhi, trasse un profondo respiro e abbracciò a sua volta Enrico. Era felice di essere tornato, ma una parte di lui avrebbe voluto continuare a librarsi ancora una volta lassù.

  1. Romeo e la lucertola

ROMEO, dopo la partita, si interrogò a lungo, cercando di comprendere che cosa gli fosse successo e, soprattuT to, se si sarebbe potuto ripetere. Non volle parlarne con nessuno per timore di essere preso in giro. Alla fine arrivò a convincersi di essersi sognato ogni cosa.

Dopo alcuni giorni era scuola durante un’ interrogazione davvero poco interessante – naturalmente sotto esame non era lui – e si mise a guardare fuori dalla finestra.

Ecco di nuovo, d’improvviso, senti un gran botto e si trovò sospeso fuori dalla finestra a osservare dentro la classe la maestra e i suoi compagni e vide se stesso, seduto composto al banco al fianco di Enrico.

Questa volta ROMEO non si spaventò e non pianse.

C’era una lucertola appoggiata al davanzale che sembrava interessata allo svolgimento dell’ interrogazione e, immediatamente, il bambino si trovò aggrappato alla finestra mentre il mondo si allargava a dismisura. “Caspita, sono un dinosauro” pensò guardandosi le zampe e la coda, ma comprese di essere invece nel corpo di un ramarro.

Decise allora di mettersi alla prova, strisciare da una lieve apertura e attraversare la classe fino a giungere nella borsa della maestra. Si sentiva la famosa spia ROMEO, sotto travestimento, intento a violare il campo nemico senza essere visto, sfidando trabocchetti e ostacoli. Naturalmente era avvantaggiato dalla profonda conoscenza del luogo, ma tutto era veramente ingigantito. Le scarpe dei suoi compagni facevano davvero paura. Dopo essersi calato dalla tenda, si nascose dietro uno zainetto, e iniziò a lanciarsi in piccole corse, evitando i possibili calci. Il più difficile venne quando si trovò a varcare lo spazio fra l’ultimo banco e la cattedra, ma si nascose sotto il fazzoletto che era caduto a Marina. Con un ultimo guizzo, si arrampicò fino alla borsetta e scivolò dentro. Quindi, sfruttando un clamoroso silenzio dell’interrogato, sbucò fuori e guardò la maestra negli occhi.

Si udì un urlo :- Qualcuno vada a chiamare il bidello!-

Approfittando dello sbalordimento generale, la lucertola si andò a nascondere fra i libri di ROMEO stesso.

Enrico, esaltato da tutta quella confusione, diede un gomitata al suo amico e ROMEO ripiombò ancora una volta nel suo corpo.

Naturalmente il bidello non trovò nessun ramarro, per quanto perlustrasse attentamente la classe.

La lezione finì dopo poco e ROMEO poté liberare in cortile l’animaletto ancora nascosto nel suo zainetto, mentre ogni dubbio di avere sognato svaniva.

  1. LA SORELLA DI ROMEO

C’era una volta una bambina che si chiamava ARIA, e, anche se aveva già compiuto due anni, non aveva ancora pronunciato nemmeno una parola. Nei giorni di sole, allungava la sua manina e si faceva accompagnare fuori in giardino, dove si guardava intorno assorta ed emetteva gorgoglii e trilli di contentezza.

I suoi genitori erano preoccupati e sottovoce commentavano:- Suo fratello Romeo, alla sua età, già parlava-.

ARIA, però, era una bambina felice e comunicava gioia a chi le stava accanto. ARIA capiva quando i grandi le parlavano, ma allo stesso modo comprendeva il linguaggio degli animali; non solo, riusciva anche a dialogare  con loro, fossero cani o coccinelle, cavalli o cornacchie.

Una mattina, mentre si trovava al parco, vide passare uno stormo di rondini e le udì garrire concitate.

– Insomma, ci vuoi dire dov’eri finita? Stavi volando con noi ed ad un tratto ci siamo guardate intorno e tu mancavi. Poi, quando ormai avevamo pensato di averti persa, ecco che arrivi barcollando come un ubriaco e non sai fornirci nemmeno una spiegazione di dove sei stata!

– Ve lo giuro, non ricordo proprio…Stavo passando sopra una scuola e c’erano dei bambini che giocavano a palla, quando, improvvisamente ho sentito un gran botto…come se mi avesse colpito un fulmine

– Ma se non c’é nemmeno una nuvola in cielo!

– Ve lo giuro, non ho visto né avvertito più niente, ero circondata dal nulla, non c’ero più…come se, da un momento all’altro, mi fossi addormentata secca

– Se ti avessero sparato, ora, quanto meno, sanguineresti…- ti fa male da qualche parte?

– No, mi sono svegliata- se così si può dire- e mi sono accorta che stavo volando ancora sopra la scuola e i bambini stavano urlando e saltando…

é stato orribile…-

ARIA ascoltò molto attentamente e avrebbe voluto saperne di più , ma, in un frullo d’ali, le rondini si erano già allontanate.

Quella sera, quando Romeo tornò, le parve che qualcosa in lui fosse cambiato. Lo osservò attentamente, quindi allungò le manine per farsi prendere in braccio. Romeo la coccolò, poi chinò il capo e le lasciò un bacio fra i capelli, sussurrando : – Se solo sapessi quello che mi é capitato oggi…-

La portò nel suo lettino e spense la luce.

4. ROMEO e ARIA

Passarono i giorni , Romeo era ritornato il solito fratellone di sempre e ARIA si era quasi dimenticata della conversazione delle rondini, quando, gattonando in giardino, udì una lucertola lamentarsi.

– Che cosa ti succede? – le chiese

– Cosa mi é successo, piuttosto- rispose un po’ risentito il ramarro – Questa mattina, mi stavo scaldando al sole, quando, improvvisamente, ho sentito un gran botto…come se mi avesse colpito un fulmine…

…e poi… più nulla….mi sono risvegliata in un luogo sconosciuto, buio e freddo. Mentre con cautela cercavo di trovare un’uscita, tutto ha iniziato a sobbalzare e, non appena ogni cosa é ritornata immobile, una mano è calata su di me e mi ha afferrato. Sono rimasta accecata dalla luce: ero di nuovo al sole, ma, ancora una volta, non sono riuscita a riconoscere dove fossi capitata. Un bambino mi stava guardando e allora ho compreso di trovarmi in un cortile affollato di ragazzini urlanti.

Mi sono messa a correre fino a quando sono giunta qui. Mi sembrava un posticino tranquillo, ma sei arrivata tu… –

e, così dicendo, la lucertola scomparve in una crepa nel muro, abbandonando la bimba con le sue mille domande inespresse.

Quel pomeriggio, Romeo tornò da scuola con lo sguardo strano e un sorriso birichino nascosto agli angoli della bocca che solo Aria riuscì a cogliere, mentre veniva sollevata sulle spalle del fratello e portata fino in giardino.

Si accoccolarono sulla panchina, Romeo la prese in grembo, poi chinò il capo e le lasciò un bacio fra i capelli, sussurrando:

– Ti confido un segreto, devo assolutamente dire a qualcuno ciò che mi é successo e tu,- la guardò intensamente – sei la sola con cui oso confidarmi…

ARIA gli sorrise con tutto il viso e gli afferrò la mano, così suo fratello continuò: – Tu mi credi, vero?-

La bimba annuì.

Iniziò a raccontare: – Ero a scuola durante un’ interrogazione davvero poco interessante e, d’improvviso, ho sentito un gran botto ….

ARIA spalancò gli occhi, gli strinse la mano forte forte e trattenne quasi il fiato, mentre Romeo, finalmente libero di sfogarsi, continuava a confidarle la sua avventura. Quando terminò di parlare, ARIA assunse un’ espressione molto seria e scandì lentamente:

– Oh, Romeo, eri tu anche con la rondine?

Romeo impallidì e non sapeva se essere più stupito perché aveva udito la sua sorellina parlare, o perché – chissà come – Aria sembrava sapere già tutto, anche dell’avventura durante la partita di calcio, che non aveva MAI osato nemmeno raccontare a se stesso.

Si mise a urlare:- Mamma, papà, correte… ARIA ha parlato!- La prese in braccio e corse in casa.

5. ROMEO E ARIA SI PARLANO

ARIA aveva finalmente parlato. I suoi genitori accolsero l’annuncio di ROMEO con incredulitá.

Fecero sedere la bimba in mezzo a loro e si misero in attesa.

La bimba li guardò serena, ma non aveva niente da dire.

Romeo rimase molto deluso e la accompagnò in camera sua.

– Perchė? le chiese.

Sua sorella scosse le spalle sorridendo. Poi il suo viso assunse un espressione seria completamente nuova

– Perchè il botto? Perché la rondine e la lucertola?-

– Non lo so, sento uno scoppio, mi trovo a vedere il mondo dall’alto e poi finisco nel primo animale che mi passa vicino – rispose Romeo

– Gli animali si spaventano-

– Anch’io,…. però é divertente!-

– Per loro NO-

– Come lo sai?-

– Mi hanno parlato-

– Tu capisci il linguaggio degli animali?-

– Certo, tu no?-

– Nessuno ci riesce!-

– Davvero? É così facile!-

Romeo la guardò grattandosi la testa.

Aria si inanellò un ricciolo:- Come fai a fare il botto?-

– NON LO SOOO…. forse quando mi annoio… mi succede e basta…poi, se qualcuno mi tocca, ritorna tutto normale-

– Prova adesso – Il bambino si mise a fissare il muro davanti a sé, ma naturalmente non accadde nulla.

Aria allora uscì dalla stanza e andò in cucina, dove i suoi genitori stavano per mettere in tavola, si arrampicò sulla sua sedia e disse:

– Buon appetito!- e strizzò l’occhio a Romeo che l’aveva raggiunta.

  1. ROMEO, ARIA e LA RANA

Aria aveva finalmente parlato e, questa volta, alla presenza dei suoi genitori.

Il papà e la mamma tirarono un sospiro di sollievo, anche perché la loro bambina, pur non essendo una chiacchierona e rimanendo ancora in silenzio per ore, quando si rivolgeva a loro, si esprimeva come un “grande.”

– Cosa ti piacerebbe fare quando succede il botto – chiese un giorno Aria a Romeo che si era seduto accanto a lei in giardino.

– Non lo so, mi é sempre capitato tutto per caso e non ho ancora capito PERCHÉ –

– Ho pensato tanto, magari abbiamo abbiamo sbagliato a credere che ti succeda quando ti annoi; non potrebbe essere che tu, in quel momento stia semplicemente desiderando di essere da un’altra parte e…ecco … te ne vai…

– Non lo so, si potrebbe provare…

– Dove ti piacerebbe andare?-

In fondo al giardino c’era una fontana, un lascito dei vecchi proprietari, una specie di stagno, circondato da massi e una piccola grotta in alto da cui zampillava acqua, come una sorgente. Ai due bambini piaceva molto, anche perché, nascosta come era dai roseti della mamma, costituiva un rifugio sicuro.

– Là – indicò Romeo,- chissà cosa c’è sotto le ninfee?-

Aria si guardò intorno pensierosa, fino a quando notò una rana saltare lì vicino.

Aria si accucciò vicino al piccolo anfibio verde che si lasciò prendere in mano, poi si rivolse al fratello:

– È pronta, puoi provare!-

– Chi è pronta? La rana? Ci hai parlato?-

– Certo, così non si spaventerà quando la userai per entrare nello stagno-

Purtroppo, nonostante gli sforzi di Romeo, dopo alcuni minuti la rana iniziò ad agitarsi, senza che nulla fosse accaduto.

– Sbrigati…

In quel momento si udì la voce della mamma: – Romeo, dove siete? Vieni, devi ancora finire i compiti!-

Ed ecco, la rana con un salto poderoso, si gettò sotto a una ninfea.

Romeo senti un gran botto …e si trovò a sguazzare nello stagno che gli parve più profondo di quanto si aspettasse. Era meraviglioso nuotare, senza avere la necessità di riemergere per respirare. L’acqua era torbida, ma ci vedeva benissimo…si sentiva LIBERO!!

L’esperienza, però, durò troppo poco, perché nel frattempo la mamma era scesa in giardino e li stava chiamando a gran voce.

La sua sorellina, allora, diede una stretta al suo braccio e Romeo si ritrovò nel suo corpo, mentre la rana scompariva nell’erba.

  1. ROMEO, ARIA e la gazza.

Quella mattina c’era il sole e Aria si stava dondolando sulla sua altalena in giardino, quando vide posarsi poco lontano una bellissima gazza.

– Ciao – le disse – sei nuova? Non ti ho mai visto! –

La gazza la squadrò arrogante. – E tu chi sei? Comunque io vivo nel grosso parco di una villa più avanti! Il tuo giardino é così piccolo!-

Aria era sempre gentile, cercò di non offendersi e continuò: – Hai una coda nera bellissima, come mai sei qui?-

– Sono una famosa collezionista… Sono in esplorazione, a volte riesco a trovare oggetti molto interessanti anche in posti insignificanti come questo! –

Aria decise di scendere dall’altalena e tornare in casa perché la conversazione proprio non le piaceva e per fortuna la mamma in quel momento la stava chiamando. – Scusami – disse – ma devo andare….senti, mi stanno cercando –

Aria trovò la mamma, palesemente agitata, che rovistava nel portagioie in camera.

– Aria hai visto l’anello che mi ha regalato papà? L’avevo appoggiato qui, perché sta sera usciamo e volevo metterlo, ma non c’é più. –

La bimba scosse la testa e tornò di corsa fuori, dove la gazza si stava ancora aggirando curiosa.

– Hai scovato qualcosa di bello? – le domandò
– Perché? –
– La mia mamma non trova …
– E io cosa c’entro? – la interruppe subito l’uccello piccato – … e poi ciò che si perde appartiene a chi lo vede per primo! – e si allontanò volando.

Finalmente tornò Romeo e Aria lo mise subito al corrente degli avvenimenti della mattinata.
– È stata di certo la gazza a rubare l’anello della mamma, devi tentare di recuperarlo prima di sera.-
– Secondo te, come dovrei fare? –
– Devi volare come hai fatto con la rondine!-
– Bisogna prima cercare quella gazza, sempre ammesso che io riesca.-

Tenendosi per mano, i due bambini uscirono per avvicinarsi al parco della villa, dove pensavano vivesse la ladra. Aria la individuò quasi subito su un ramo e la indicò al fratello, indecisa se nascondersi o distrarla con le chiacchiere.

La necessità e il forte desiderio di aiutare la mamma fecero sì che immediatamente Romeo senti un gran botto …e si trovò appollaiato sull’albero, mentre il suo corpo restava seduto accanto alla sorella.

Incominciò a guardarsi intorno, in cerca del nido, svolacchiando fra le fronde. Quando lo trovò, quasi gli dispiacque, perché era divertente essere una gazza. Prima di tutto, però, doveva recuperare il maltolto. Lo individuò luccicare, nascosto fra un cucchiaino e un ditale.

Col becco, prese l’anello e raggiunse la sorella, che lo nascose in una tasca, quindi diede una stretta al braccio di Romeo che si ritrovò nel suo corpo, mentre la gazza, ancora stordita, tornò al suo nido.

Quando i due ragazzi si stavano allontanando, Aria udì i lamenti cracchianti della ladra frodata. Di corsa, andarono a rimettere il gioiello sul tavolino in camera, un po’ nascosto e chiamarono la mamma.

– Guarda mamma, non é questo l’anello che cercavi?-

– Che sbadata, grazie bambini, senza di voi non sarei riuscita a trovarlo!- e depose sulla guancia di ognuno di loro un bacio sonoro.

  1. LA DOMENICA DI ROMEO

Domenica Romeo aveva la partita di calcio. Nello spogliatoio, quando già i ragazzini stavano indossando la divisa, l’allenatore si accorse che mancava Enrico. Immediatamente provarono a telefonargli a casa, ma non rispondeva nessuno.

Mentre aspettavano impazienti, Romeo desiderò fortemente sapere dove si fosse cacciato Enrico e …sentì un gran botto e si trovò a guardare dall’alto Enrico che dormiva in un lettino che non era il suo. Romeo riconobbe la voce dello zio di Enrico e un secondo dopo ripiombò nel suo corpo.

– Enrico è dagli zii – disse

L’allenatore corse dagli altri genitori nella speranza che qualcuno fosse in grado di rintracciare gli zii del bambino e la squadra scese in campo.

A metà del primo tempo, Enrico raggiunse i suoi compagni e, per fortuna, nel sollievo generale, nessuno pose più domande a Romeo.

Nessuno gli chiese niente, tranne Aria, che, appena furono a casa, lo guardò intensamente e, preoccupata, lo interrogò:

– Come ti senti?-

– Strano…. –

Aria inclinò il capo e puntò i suoi occhi attenti su di lui. – Mi vedi cambiato? –

Aria gli buttò le braccia al collo e gli disse: – Sai ancora spingere l’altalena?- e insieme si diressero in giardino.

  1. ROMEO E ARIA e la bambina dai capelli lunghi

Ogni volta che passavano davanti alla villa con il parco, Romeo e Aria non resistevano alla tentazione di dare una sbirciatina, per controllare il nido della gazza.

Ben presto si accorsero che in quella casa viveva una bambina; non la incontravano mai, ma c’erano chiare tracce della sua presenza: una bambola abbandonata sull’altalena, una casetta con le seggioline, una bicicletta…

Un giorno Aria era andata a fare le commissioni con la mamma, quando si accorse di essere osservata da una ragazzina dai capelli lunghi.

– Tu e tuo fratello mi spiate- le disse, senza nemmeno salutarla.

– Io mi chiamo Aria e tu?-

– Non mi hai sentita? Non voglio sapere il tuo nome, devi smettere di guardare me e la mia casa!!!-

Per fortuna, la mamma aveva appena pagato la spesa, così Aria le allungò la manina e insieme uscirono dal negozio.

Non raccontò a Romeo dell’incontro, ma ben presto suo fratello si accorse che Aria gli faceva compiere dei lunghi giri per non passare più davanti alla villa con il parco.

– Hai incontrato la gazza?- le domandò un pomeriggio- È stata scortese con te?-

Aria si limitò a scuotere il capo, così Romeo pensò di investigare per conto suo.

Stava facendo i compiti, quando vide una rondine volare proprio vicino alla sua finestra, allora si concentrò …sentì un gran botto e si trovò appollaiato su un ramo.

Dopo il primo attimo di vertigini, si librò nel cielo, rasentando gli alberi e liberò la sua gioia in un garrito.

Poi si diresse verso il parco della villa, fino a raggiungere il nido della gazza. Lo trovò vuoto e abbandonato: era sparita anche tutta la refurtiva accumulata dalla sua proprietaria.

In quel momento udì una bambina cantare. La rondine scese in picchiata per poterla vedere: la ragazzina aveva i capelli lunghi e cercò di afferrarla per la coda.

– Vieni qui, fermati con me! – ordinò

Romeo, guardingo, si avvicinò alle mani protese: la bimba fece un mezzo sorriso :- Su, lasciati prendere!-

Il cuore della rondine batteva forte e Romeo non sapeva come ritornare nel suo corpo. Lottò per non farsi dominare dal panico.

Poi, si alzò in volo, sfiorando con le ali i lunghi capelli della ragazzina in una carezza, ma lei si mise a supplicare: – Resta con me, per favore!- poi più forte :- Non andare! Alla fine strillò:- Ti ordino di tornare indietro!-, ma ormai la rondine aveva raggiunto la casa di Romeo.

Romeo dalla finestra vedeva se stesso ancora seduto alla scrivania della sua cameretta. Decise di cercare Aria. La individuò in giardino e si mise a garrire freneticamente.

Senza perdere tempo, sua sorella corse alla scrivania e toccò la spalla del bambino chino sui compiti.

Romeo si ritrovò nel suo corpo, mentre la rondine, ancora stordita, tornò a volare, alta nel cielo.

10. ROMEO nel parco

Claude Monet: Sentiero del giardino di Giverny – 1902
Olio su tela – cm. 92 x 89
Vienna – Kunsthistorisches Museum

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Romeo sentiva il suo cuore battere forte, mentre incontrava gli occhi di Aria che lo scrutavano.

– Dove sei stato?-
– Nel parco della gazza e una bambina ha cercato di prendermi…cioè di afferrare la rondine per la coda…-
– Era una ragazzina con i capelli lunghi?-
Romeo annuì.
– L’ho incontrata, sai? Un giorno in un negozio, ero con la mamma, mi ha parlato: ha accusato me e te di spiarla …-
– Come? Perché non me l’hai detto?-
Aria scosse il capo con un mezzo sorriso.

– Dovrò tornare per scoprire cosa nasconde…-
– Sei sicuro?-
Romeo fece un cenno col capo.
– Allora ti aiuterò: non devi più “fare il botto” senza avvisarmi, é troppo pericoloso. Che cosa sarebbe successo se tu fossi rimasto troppo tempo nella rondine?-
– Non lo so e non voglio scoprirlo, mi sono spaventato davvero.-

Domenica era una bella giornata di sole, i due fratelli si godevano il pomeriggio vicino alla fontana, quando una rana guizzò fuori dallo stagno. Aria la prese delicatamente in mano, parlandole per tranquillizzarla.

Allora Romeo si concentrò …sentì un gran botto e si trovò fra le dita della sua sorellina che lo portò verso la villa da esplorare. Poi lo fece passare fra le sbarre del cancello e tornò di corsa in giardino, pronta a intervenire se ci fossero stati problemi.

Tutto appariva incredibilmente “grande” agli occhi della rana e Romeo non riusciva ad orientarsi: era stato lì solo due volte e per di più in volo. L’erba era troppo alta, saltellò fino alle aiuole fiorite e udì la bambina cantare. Si immobilizzò sentendosi esposto, ma lei lo vide.

– Cosa ci fai qui?- si chinò, ma la rana ebbe un balzo, cercando di tornare fra i cespugli.

– Non scappare, non viene mai nessuno a giocare con me! C’era una gazza, ma se ne è andata…e poi stava sempre sul ramo a gracchiare, anche se le avevo regalato un mio bottone dorato!-

Romeo si fermò: infondo si era recato lì per investigare e quell’attimo di immobilità gli costò caro.

La ragazzina catturò la rana che invano cercò di sgusciarle dalle dita. – Ti porto in un bel posto, non avere paura!- e la posò tra le ninfee.

In quel momento Aria decise che suo fratello era stato assente abbastanza, urtò la spalla del bambino e Romeo si ritrovò nel suo corpo.

– Come è andata? –
– Lei ha catturato la rana-
– E adesso?-
– Per il momento va bene così, penso che la bambina tratterà bene il suo nuovo animaletto, desiderava qualcuno con cui giocare e poi il posto è bello! Comunque la terremo d’occhio, non ti preoccupare! –

Immagine tratta da http://davidemauro.blogspot.it/2011/06/sentiero-nel-giardino-di-monet-giverny.html

11. ROMEO E ARIA e Queen
Gustav Klimt: Viale nel parco dello Schloss Kammer – 1912
Olio su tela 110X110cm
Österreichische Galerie Belvedere – Vienna

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Lunedì a scuola Romeo tentò invano di scoprire quale classe frequentasse la bambina dai capelli lunghi: nessuno sembrava conoscerla. Dopo giorni di inutili ricerche, i due fratelli conclusero che la ragazzina fosse alunna di un istituto privato, per cui decisero di lasciare ad Aria il compito di continuare le indagini.

Romeo accompagnò la sorellina fuori dal cancello della grossa villa e rimase all’angolo della strada a fare da “palo“, mentre Aria si avvicinava il più possibile per contattare la loro rana, tenuta prigioniera nel parco e per aiutarla a fuggire.

Dopo pochi minuti una grossa auto si fermò e, mentre la bambina dai capelli lunghi scendeva, udirono una voce di donna:

– Su, da brava, incomincia a fare i compiti con la Tata, io tornerò tra poco!- – Voglio venire anch’io con te!- – La prossima volta! Corri: ti ho aperto il cancello!-

I due fratelli ebbero appena il tempo di prendersi per mano e fingere di passeggiare, che furono investiti dalla bambina.

– Voi? Che cosa ci fate qui? – poi rivolta a Aria :- Ti avevo avvertita di non spiarmi-

Romeo si erse in tutta la sua statura per difendere la sorellina. Quindi cercò di sorridere.

– Ciao, non ti ho mai visto a scuola!-

– Infatti.-

– Mi chiamo Romeo-

– Uffa, che cos’è un vizio di famiglia? A casa vostra insegnano solo a dire il nome? …. My name is Romeo… The pen is on the table… Dai spostati: devo entrare!-

In quel momento, la Tata si affacciò in fondo al viale di ingresso: – Queen, sei con degli amici?-

– Come ti chiami??- si lasciò scappare uno stupito Romeo.

– Queen-

Aria sussurrò al fratello :- Ma quello è un cognome!-

La ragazza dai capelli lunghi si voltò: – Sei proprio ignorante! Q-U-E-E-N é inglese e vuol dire REGINA!!!-

La Tata intanto li aveva raggiunti: – Non inviti i tuoi amici ad entrare?-

I due fratelli si scambiarono uno sguardo di intesa. – Ci sono le ninfee? – domandò Aria allungando la manina verso la Tata, per farsi accompagnare.

– Bel parco! – Romeo spostava il peso da un piede all’altro, cercando di nascondere la sorella alla vista di Queen. – Hai un cane?-

– No – e poi rivolgendosi alla Tata: – Devo studiare, loro adesso se ne vanno!-

La donna si avvicinò a Romeo con un sorriso di scusa, mentre Aria rimaneva accucciata vicino alle ninfee. -Tornate ancora! – gli disse.

Aria, dopo pochi istanti, li raggiunse con un sorriso smagliante. – Grazie Queen, le tue ninfee sono proprio belle!-

La ragazzina dai capelli lunghi si allontanò scuotendo il capo.

Appena furono a casa, Aria, raggiante, estrasse la rana dalla tasca e la liberò vicino alla fontana. – Sta bene – rassicurò Romeo- Adesso è solo stanca.-

Immagine tratta dal sito: http://lottovolante.plnet.forumcommunity

12.ROMEO E ARIA e gli allenamenti

Maurice de Vlaminck: The Blue House – 1906
Oil on canvas
The Minneapolis Institute of Arts Bequest of Putnam Dana McMillan

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Romeo, seduto sulla panchina nel cortile della scuola, stava aspettando il suo turno per cimentarsi nel salto in lungo e ascoltava con agitazione crescente le istruzioni dell’insegnante di educazione fisica.

Enrico, già al primo tentativo, aveva migliorato il suo record dell’anno precedente.

Romeo cercò di concentrarsi, partì con la rincorsa e, nel momento in cui stava per toccare l’asse di battuta, sentì nelle sue gambe la medesima spinta esercitata quando da rana era scappato fra i cespugli nel parco di Queen. Per un attimo ebbe paura di udire il gran botto ma, fortunatamente, si ritrovò ancora nel suo corpo di ragazzo, in ginocchio nella sabbia, con l’istruttore che misurava il suo salto.

– Romeo, sei migliorato tantissimo, non credo ai miei occhi! Per favore, vuoi riprovare?-

I suoi compagni smisero di chiacchierare, per guardare la prestazione di Romeo, che non aveva mai brillato in nessuno sport. Ancora una volta, il ragazzino si concentrò e balzò.

– Non mi ero sbagliato, sei diventato davvero bravo! Dimmi: ti sei allenato in palestra?-

– No, nel mio giardino.- fu la pronta risposta.

– Continua così e sarai fra i prescelti a rappresentare la nostra squadra nei giochi sportivi fra tutte le scuole della città. –

Nel pomeriggio Romeo raggiunse Aria vicino alla fontana.

– A giugno ci saranno i campionati di atletica- le disse – Sicuramente verrà anche Queen, perché partecipano tutte le scuole-

Aria continuava a disegnare nella terra con un bastoncino.

– Forse mi faranno gareggiare nel salto in lungo-

Finalmente la bambina alzò gli occhi e lo guardò

– Però mi devo allenare-

Aria lo fissava immobile.

– Mi serve ancora la rana-

Aria inclinò il capo per studiarlo meglio.

– Il tempo trascorso come se fossi un anfibio, mi ha insegnato a potenziare i miei salti-

Romeo abbozzò un timido sorriso:- Devo riprovare, fino a imparare a perfezione la tecnica per spingermi più lontano.-

– Perché no? – ci fu una lunga pausa – Potresti anche iscriverti ai 100 metri di corsa: ti basterebbe passare un po’ di tempo come lepre..- e finalmente la bimba scoppiò a ridere, subito imitata dal fratello. – Oppure cimentarti in piscina…-

– 200 rana? Dai, non posso trasformarmi di colpo in uno sportivo modello!-

– Chiederò alla solita rana se si offre volontaria per i tuoi allenamenti.- e Aria allungò le manine per farsi prendere in braccio.

Immagine tratta dal sito: http://www.artsconnected.org/toolkit/encyc_balanceother.html

13. ROMEO E ARIA al matrimonio
Vincent Van Gogh: Ramo di mandorlo fiorito – 1890
Olio su tela 73,5 cm × 92 cm
Van Gogh Museum, Amsterdam

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Romeo si annoiava. Il pranzo di matrimonio dello zio non finiva mai: erano già alla settima portata e ancora non era arrivata la torta.

Sua sorella Aria stava giocando con la cuginetta, ma a lui non era permesso alzarsi da tavola. Si guardava attorno e gli invitati parlavano e mangiavano senza interruzione.

Durante la cerimonia in chiesa, per un attimo si era allontanato dal suo corpo e aveva osservato tutti dall’alto, ma Aria si era affrettata a prendergli la mano e, immediatamente, si era ritrovato seduto nel banco accanto a lei.

Adesso, però, non ce la faceva proprio più. Voleva andarsene da lì. Chiamò sua sorella e, quando lo raggiunse, le sussurrò in un orecchio: – Io me ne vado- Aria scosse il capo, ma intanto sorrideva.

Romeo desiderò di essere a casa sua…ci fu il botto, ma, dopo pochi istanti passati nella sua cameretta, era ancora seduto a tavola.

– Mi hai toccato?- chiese a sua sorella.

– No, sei tornato da solo-

– Uffa, – sbuffò – Farò un nuovo tentativo, questa volta mi sposterò tra le ninfee: sono stanco di fare la rana, ma preferisco nuotare nello stagno, piuttosto che rimanere seduto a tavola ancora per un altro minuto.-

Desiderò essere in giardino, ma, in quel mentre, vide la gazza e … si scoprì a volare fra le fronde degli alberi, diretto verso il parco della villa di Queen. Andò a posarsi sul ramo di un mandorlo fiorito e udì una bambina cantare: guardò giù e c’era Queen.

– Sei tornata! Non scappare!- incominciò a urlare nella sua direzione. La gazza si lanciò a sfiorarle i capelli per farsi rincorrere, ma la bimba rimase ferma e riprese a gridare: – Vieni qui, subito –

L’uccello scese nuovamente verso di lei e poi si rifugiò su un cespuglio vicino. A passi brevi e composti Queen si avvicinava, così la gazza gracchiando planò sulla testa della bambina e, veloce, le rubò il cerchietto luccicante che aveva fra i capelli.

– Ridammelo!- urlò, ma nemmeno questa volta si mise a rincorrere la piccola ladra, nonostante volasse bassa e vicina.

La gazza stava ancora stringendo il suo trofeo nel becco, quando Romeo si ritrovò seduto a tavola.

– Tagliano ora la torta – spiegò Aria al fratello ancora frastornato.

Quella sera Queen raccontò uno strano episodio alla Tata: una gazza le aveva rubato il cerchietto, ma incredibilmente, poche ore dopo glielo aveva riportato, appoggiandolo, sotto ai suoi occhi, ad un ramo di mandorlo.

Immagine tratta dal sito:

http://it.wikipedia.org/wiki/Vincent_Van_Gogh

http://gallery.giovani.it/foto/van-gogh-rami-mandorlo-fiore.html

14. ROMEO e ARIA e il campionato d’atletica
Claude Monet: Ninfee bianche – 1899
olio su tela, 89 x 93 cm
Museo Puskin di Mosca

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Finalmente erano iniziati i campionati di atletica. Romeo era stato convocato fra i partecipanti della gara di salto in lungo. Il palazzetto dello sport era gremito degli alunni di tutte le scuole e delle famiglie dei partecipanti.

Aria, emozionata, era seduta sulle gradinate con i suoi genitori, mentre teneva accanto a sè, nascosta in un contenitore con i buchi, la rana.

Romeo, poco prima di compiere la rincorsa del terzo e ultimo salto, individuò Queen sugli spalti, nel gruppo delle bambine con la divisa di un prestigioso istituto privato, poi si concentrò e partì.

Quando apparve sul tabellone la classifica definitiva della prova, il papà , orgoglioso, la lesse ad alta voce e Aria, felice, aprì il contenitore per accarezzare il piccolo anfibio e gli sussurrò: – Hai visto: grazie a te, Romeo ha saltato più lontano di tutti!- e, presa la bottiglietta d’acqua dalla borsa della mamma, l’agitò e gliela spruzzò addosso per farlo partecipare alla sua gioia.

Proprio in quel momento passava di lì Queen con altre tre ragazze in divisa.

– Ciao – azzardò Aria.

Senza nemmeno rispondere al saluto, la bambina con i capelli lunghi si allontanò con le sue amiche; poi, ritornando sui suoi passi, le si avvicinò: – Che cosa tieni nella scatola? Una rana?- ridacchiò: – o è tuo fratello che si é trasformato in ranocchio?-

Aria impallidì: senza saperlo Queen si era molto avvicinata alla verità.

La rana decise di saltare fra i lunghi capelli neri della ragazzina che cacciò un urlo.

Arrivò Romeo, venuto ad abbracciare la sua famiglia prima della premiazione. Allungò la mano, riprese la fuggitiva, la affidò a Aria e si rivolse a Quenn:

– Dicevi? –

Non ottenendo alcuna risposta dalla ragazza rigida come una statua di sale, continuò:

– Scusa mia sorella, ma lei adora tutti gli animali e loro la ricambiano.- sorrise – Forse tu preferisci le gazze? –

La ragazzina in divisa serrò le labbra: – Devo andare, le mie amiche mi aspettano- e si allontanò, anche se Aria la colse più volte mentre si girava a guardare Romeo, cercando di non farsi vedere.

Quando, terminate le gare, i due fratelli riportarono la rana fra le ninfee della fontana in giardino, Aria la udì chiaramente vantarsi con gli altri abitanti dello stagno, assumendosi il merito del grande successo di Romeo.

Immagine tratta dal sito:

http://www.marcomarcucci.com/MONET/Monet-opere.html

15. ROMEO e ARiA e il gabbiano Livio
Maurice de Vlaminck: Autumn Landscape, 1905
Olio su tela: 46.2 x 55.2 cm 1958
Copyright:© 2014 Artists Rights Society (ARS), New York / ADAGP, Paris

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Romeo aveva dormito fino a tardi. Terminata la colazione, andò in giardino: trovò Aria vicino alla siepe. La bimba gli fece cenno di fare piano e di avvicinarsi: appollaiato sul bordo dello stagno c’era un gabbiano.

– Si è perso – si affrettò a spiegare Aria – Stava volando attirato dalla grande abbondanza di cibo, quando si è accorto che non sapeva più dove era il mare. É molto giovane, sai – continuò – Io l’ho tranquillizzato, gli ho detto che tu l’avresti aiutato a ritrovare la strada –

Era il discorso più lungo che la bambina avesse mai pronunciato.

Romeo si trovò obbligato a rispondere: – Ci penso io, vado a prendere il mio atlante scolastico e la bussola.-

– Si chiama Livio – gli disse Aria con un gran sorriso, indicando il gabbiano.

Il ragazzino tornò dopo poco tempo: – Il mare é a Sud rispetto a noi –

Sua sorella lo guardò perplessa.

– E il Sud è di lì – continuò Romeo indicando l’albero di mele – In poche parole, Livio deve volare dritto nella direzione oltre la pianta.- e si allontanò consultando la sua bussola.

Fu richiamato poco dopo dalla sorella.

– Livio non ha capito bene, teme di perdersi ancora-

Romeo guardò il gabbiano che emise un fischio stridulo. Il ragazzo sospirò.

– Posso spiegargli che ci penserai tu a metterlo sulla strada giusta? – gli domandò Aria scrutandolo speranzosa.

Romeo le scompigliò i capelli: – Va bene, darò un’ ultima controllata alla cartina di papà.-

Aria si accoccolò accanto al gabbiano e si mise a parlargli bassa voce.

Poi Romeo la chiamò vicino a sė sulla panca e le disse: – Io sono pronto, mi raccomando: non farmi tornare troppo presto-

Sua sorella gli sfiorò una guancia :- Vai –

Allora Romeo si concentrò …sentì un gran botto e si trovò appollaiato sul bordo dello stagno. Agitò le ali e, al secondo tentativo, decollò, poi si spinse in alto, cavalcando il vento. Scese in picchiata a sfiorare Aria nella gioia del volo.

– Oltre la pianta! – lo spronò la bambina.

Romeo sorvolò i campi, i torrenti e i fiumi, fino a raggiungere le basse montagne che lo separavano dal mare: non voleva tornare, desiderava tuffarsi almeno una volta nelle onde…

…ma si ritrovò seduto sulla panca, accanto a Aria che lo guardava con i suoi occhi grandi e liquidi come il mare.

– Ce l’hai fatta?- gli domandò

Romeo annuì con il capo, senza parlare, per non lasciarle sentire il rimpianto che gli faceva tremare la voce.

– Grazie – e la bambina lo abbracciò forte, tenendolo stretto fino a quando , con un balzo, Romeo si alzò, la caricò sulle spalle e al galoppo la portò in casa, dove la mamma li stava aspettando.

Immagine tratta dal sito: http://www.moma.org/collection/object.php?object_id=78715 Autumn Landscape

16. ROMEO E ARIA e la renna.

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LE STORIE DELL’AVVENTO. 3

Si avvicinava il Natale e i genitori di Romeo e Aria decisero di accompagnare i due bambini allo zoo.

Quando furono davanti al recinto degli abitanti della tundra, Aria si sentì chiamare: una renna si era staccata dal gruppo e si era avvicinata allo steccato.

Mentre Romeo monopolizzava l’attenzione dei suoi genitori, la bambina iniziò un lungo dialogo con l’animale, poi allungò la manina e, con una rapida carezza sul muso umido, si congedò e raggiunse la sua famiglia.

Appena arrivarono a casa, i due fratelli si rifugiarono in camera.
Aria sospirò:
– È molto complicato – esordì – Non so se riuscirò a spiegarmi bene-

– Devo entrare nella renna, questa volta? – domandò scherzando Romeo, ma con grande stupore, Aria annuì.

– Dove?-

– Verrà qui questa sera –

Con gli occhi ancora sgranati, il maschietto le chiese:
– Come?-

– Volando, sai…è una di quelle renne-

– Oddio, non posso crederci! – e la accarezzò distrattamente, scompigliandole i capelli.

– Ha bisogno che noi accompagniamo Quenn in un posto – continuò la bambina.

– Queen? dove? Io e te?-

– Tu entrerai nella renna, io monterò in sella e arriveremo a casa di Quenn – Aria prese fiato e si concentrò – Dovrò convincerla che sta sognando: salirà anche lei e le altre renne ci mostreranno la strada.- poi lo guardò speranzosa.

– Dove dovremmo andare: alla casa di Babbo Natale? – Romeo si grattò la testa incredulo.

– Non proprio, cioè, non lo so…il posto in cui si preparano i doni per Natale –

Il bambino sospirò:- Che cosa dovrebbe fare Queen una volta arrivata? –

– Questo è molto complicato da spiegare! –

– Ancora di più? Aria sei sicura di non avere la febbre? forse oggi hai preso freddo…-

La sorellina scosse il capo.
– Allora, i bambini che hanno paura di non ricevere niente per Natale vengono reclutati per aiutare a fare i pacchi, montare i giocattoli, controllare le liste… –

– E Queen ha paura di non ricevere niente per Natale, giusto? – continuò Romeo – e allora noi dobbiamo tirarla fuori dai pasticci? Ho capito bene?-
Aria si limitò ad annuire sorridendo.

Immagine tratta dal sito: http://www.settemuse.it/sfondi_animali/sfondi_cervi_alci_renne.htm
Claude Monet: La gazza – 1868/1869
Olio su tela: Cm 89 x 130
© RMN-Grand Palais (Musée d’Orsay) / Hervé Lewandowski
Parigi, Musée d’Orsay

/home/wpcom/public_html/wp-content/blogs.dir/261/64681301/files/2014/12/img_1668.jpg
Scese la notte, arrivò la renna: tutto filò liscio e si ritrovarono alla casa di Queen.
Romeo individuò immediatamente la finestra della camera, grazie ai sopralluoghi estivi della gazza. Aria si mise a bussare sui vetri. La ragazzina dai capelli lunghi sì alzò dal letto e, incredula, guardò fuori.

Aria non fece fatica a convincerla che si trattasse di un sogno e, in breve, atterrarono con la renna nel mezzo di uno stanzone brulicante dì attività e di giocattoli.
Orologi a pendolo di ogni forma e colore ticchettavano appesi alle pareti in un’allegra confusione.

– Che strano sogno – continuava a ripetere Queen. Poi si guardò attentamente intorno e domandò ad Aria:
– Non c’è tuo fratello?-

Aria accarezzò la renna e non rispose.

Intanto si avvicinarono due ragazzi e incominciarono ad istruire Queen:
– Devi controllare che ogni sacco contenga esattamente i doni scritti sulla lista qui sopra; poi, se c’é tutto, puoi caricarlo sulla slitta.-

Queen si mise al lavoro e inizio a borbottare:
– Che regali stupidi, come si può domandare delle perline, per fare che cosa, poi? Bracciali? Collane? C’è da perdere un mucchio di tempo e poi, poi si vede che sotto c’è il filo…Bastava chiedere un gioiello già fatto…bello e pronto… Oddio, un pallone adesso? Chi vuole ancora un pallone…-

Aria si allontanò, nessuno le aveva assegnato un compito e non voleva disturbare: era tutto bellissimo. Osservò ogni gesto e ogni particolare, fino a quando notò in un angolo un pianoforte e un bambino che suonava: le sue note trillavano luminose e infondevano vivacità e allegria al ritmo dei ragazzi al lavoro.
Felice, si andò a sedere in silenzio accanto al piccolo pianista, mentre Romeo era tornato a volare con le altre renne.

Quando tutti gli orologi a pendolo si misero a squillare contemporaneamente con un fracasso assordante, tutti bambini si dileguarono.

Aria e Queen si ritrovarono in sella alla loro magica cavalcatura che balzava felice.

– Sembra di cavalcare una rana! – urlò la ragazzina dai capelli lunghi e Aria si lasciò sfuggire un risolino, accarezzando il muso della renna.

In un battito di ciglia furono davanti alla finestra di Queen.
Sotto di loro, su uno steccato, una gazza era appollaiata nella neve.

– Guarda Aria, c’è anche la mia gazza! – Inaspettatamente Queen si mise a battere le mani e sospirò soddisfatta: – Che strano sogno, davvero un sogno molto strano!-

Aria la guardò con dolcezza:- Buona notte! – la salutò prima di scomparire.

Tornati nella stanza di Romeo, Aria toccò il fratello e la renna volò via.

Il bambino abbracciò stretto la sorellina:- Sai, è stato bellissimo! – le raccontò – Abbiamo volato fino al mare e ho incontrato il gabbiano Livio: chissà come, mi ha riconosciuto e mi ha salutato col suo fischio stridulo! –

Romeo prese fiato: – Finalmente ho la certezza che, dopo essersi perso la scorsa estate, Livio sia riuscito a tornare sano e salvo dai suoi compagni… – sospirò con gli occhi lucidi

Aria depositò un bacio sulla sua guancia e gli disse con un sorriso:
– Che strano sogno, davvero un sogno molto strano!-

Immagine tratta dal sito: http://www.musee-orsay.fr/it/collezioni/opere-commentate/pittura/commentaire_id/la-gazza-3565.html?

LE STORIE DELL’AVVENTO. 5 

/home/wpcom/public_html/wp-content/blogs.dir/261/64681301/files/2014/12/img_1687.jpgLa storia del giorno 25 dicembre.

Buon Natale da Romeo, Aria, Queen, Isacco, Galileo, Roby, Gaia, Diana, Pepe, Pluf, Chicco, Due Denti e gli Sdentati, grazie per avere condiviso le loro avventure.

 Era la notte del 24 dicembre.

Pepe scivolò fuori dalla finestra e, ancora una volta, fu sollevato dalle note dorate in un turbinio di colore; trasportato veloce sulla spuma luminosa, fu depositato dolcemente sul prato di trifoglio, dove le slitte attendevano di essere caricate. Il pianoforte era lì, appena sotto la stella cometa che due gemelli avevano appeso con i loro amici.

Iniziò a suonare la musica che gli aveva insegnato il suo maestro e i bambini in pigiama arrivarono a piccoli gruppi , avvolti in calde coperte rosse: erano carichi di doni e unirono il loro canto alle note festose del pianoforte.

Pepe emise un sospiro di gioia, mentre le sue dita scivolavano sempre più sicure sui tasti.

Giunse Diana ,abbracciando il suo piccolo orso Taddy e con tutti i bambini che nelle notti precedenti avevano partecipato nei loro sogni alla confezione dei pacchi.

Arrivarono Isacco e Galileo sul loro valigione bianco, portando Roby, Marco, Paolo, Luca e Gaia che indossava i suoi occhiali arancioni, più fulgidi alla luce della cometa.

Infine arrivarono le renne con Romeo, Aria e Queen. Aria corse verso Pepe e vide, accanto al pianoforte, un bellissimo albero decorato.

Spalancò gli occhi: ogni pallina era una “bolla nanna” e ognuna di esse conteneva uno Sdentato; nella più grande, al centro, Due Denti stava dormendo. Aria sospirò di gioia e Due Denti le fece l’occhiolino, poi continuò a succhiare e tornò a sognare.

Le renne vennero attaccate alle slitte, ormai cariche di doni.

– Perché non nevica? – domandò ad alta voce Queen.

I canti si interruppero. Si udì una voce nel silenzio:

– Ci vuole Pluf –

– Diana, Taddy, presto andate nella grotta, entrate dalla colonna con i lampi e prelevate il bambino che troverete –

In un battito di ciglia, Diana ricomparve trascinando uno stupitissimo Pluf.

– Che cosa succede? Dove sono?-

– Devi fare nevicare, Subito! – lo incalzò immediatamente Queen –

– Nevicare? Ma io so soltanto fare scoppiare i temporali e adesso non sono nemmeno arrabbiato! Qui è così bello! –

Aria lo prese per mano: gli mostrò la cometa e gli presentò i gemelli, lo condusse davanti all’albero di Natale e gli fece vedere i bambini addormentati nelle bolle nanna; quindi lo presentò a Pepe che lo fece sedere accanto a sé, mentre una musica dolcissima sgorgava dalle sue dita.

Allora tutti i bambini ripresero a cantare e Plof venne travolto dalla loro dolcezza; la sua gioia crebbe fino a quando dal cielo incominciarono a volteggiare, danzando con le note, candidi fiocchi di neve.

Si udì il suono di mille campanelle e, finalmente, le renne balzarono con le loro slitte cariche di doni, mentre i bambini si dileguavano per ritrovarsi nei propri lettini.

La mattina di Natale, Pepe corse a controllare sotto l’albero se la slitta fosse passata anche da lui e rimase senza fiato quando vide il pianoforte che aveva suonato nelle notti di avvento, mentre nei suoi occhi si accesero mille stelle di felicità.

Queen si svegliò tardi e, dopo aver aperto pacchi di tutte le dimensioni, trovò uno scatolino rosso, nascosto sotto l’albero: lo scartò svogliatamente, poi rimase senza fiato: dentro c’era una collana di filo e perline.

Immagine tratta dal sito: http://www.sconfinamenti.net/blog/archives/3725

17. ROMEO, ARIA,  e Dog
Maurice de Vlaminck (1876-1958) : Arbres à la maison bleue – 1906

Oil on canvas : 21½ x 25¾ in. (54.5 x 65.5 cm.)

Romeo era appena rincasato da scuola e trovò la sua sorellina intenta a sfogliare un libro di animali. Si sedette accanto a lei e distrattamente le disse:

– Sai, tornando, sono passato vicino alla casa di Queen e ho notato un gran trambusto –

La bambina gli si accoccolò in braccio.
– Pensi sia successo qualcosa?-
– Credo che sia il suo compleanno e che abbia invitato le sue compagne per una festa!-
– Tu dici che Queen ha tante amiche?-
– A giudicare dalle persone che ho visto arrivare sembrerebbe proprio di sì.-
– Che strano, ogni volta che la incontro è sempre da sola con la sua Tata.-

Aria guardò il fratello. In quel periodo si era preoccupata per lui: spesso lo aveva sorpreso intento a osservare il cielo e sospirare. Così, la bambina aggiunse entusiasta:
– Perché non vai a controllare?-
– Come posso fare? È inverno: le finestre sono chiuse, le rondini sono migrate lontano; dalla notte di Natale anche la gazza è scomparsa, le rane e le lucertole non si vedono più…- Romeo sospirò.
– Rimangono i passerotti: vengono sempre a mangiare le briciole che lascio per loro in giardino. ..potrai osservare dai vetri che cosa sta succedendo, che ne pensi? – e gli strizzò un occhio.
– Si può fare – Romeo sorrise.

I due bambini si infilarono i cappotti e uscirono in cortile.
Aria si avvicinò a un passerotto che si posò sulla sua mano e si mise a beccare la mollica che la bambina aveva portato per lui.
– È pronto, puoi provare!- annunciò poco dopo Aria al fratello.
– Ci hai parlato?-
– Certo, così non si spaventerà quando lo userai per raggiungere il giardino della villa-
Romeo si concentrò, sentì il gran botto e si trovò appollaiato fra le dita di sua sorella. Spiccò il volo, sfiorandole il volto con una carezza, quindi si diresse sicuro verso la casa di Queen.
La bambina dai capelli lunghi era seduta davanti a un tavolo ricolmo di pacchetti, attorniata da una folla di fanciulle schiamazzanti.
– Apri il mio adesso!-
– Oh, fammi vedere? –
– Bellissimo!-
– Grazie!-
– Leggi il biglietto!-
Queen scartava, ammirava e ringraziava.
Romeo, appollaiato sul davanzale della finestra, osservava senza che il passerotto venisse notato. Nella stanza entrò una signora elegante.
– Tesoro – disse rivolta alla festeggiata – è ora di tagliare la torta –
Le ragazzine squittirono e a Romeo venne da sbuffare, con il risultato che gli si arruffarono le penne. Fu proprio in quell’istante che Queen si voltò e lo vide.
– Queen, tesoro, su, devi ancora aprire il mio regalo per te! – la richiamò sua mamma, allungandole una grosso pacco da cui provenivano strani rumori.
Queen per un attimo perse lo sguardo annoiato di sempre e sciolse il fiocco: comparve una gabbia in cui un grasso criceto dondolava sulla ruota.
– Tesoro, desideravi tanto un animaletto tutto tuo e…ecco qua! –
La ragazzina dai capelli lunghi disse: – Grazie mamma, adesso possiamo mangiare la torta? –
Romeo, al di là del vetro, la vide allontanarsi seguita dalle amiche e stava già per andarsene, quando si accorse che Queen era ritornata da sola nella stanza, aveva afferrato la gabbietta ed era corsa via.
Il passerotto volò da una finestra all’altra , fino a ritrovare la festeggiata nella sua cameretta.
Era inginocchiata vicino alla gabbia che aveva appoggiato sulla sua scrivania.
– Sai, avrei tanto voluto un cane: alla mamma avevo chiesto di regalarmi un cucciolo, ma sei arrivato tu – stava dicendo al criceto che, imperterrito, continuava a fare girare la sua ruota – Ho deciso che ti vorrò bene lo stesso, ma tu sarai il mio cagnolino, anzi, sai com’è ti chiamerai? –
Il topolino non le rivolse nemmeno uno sguardo, al contrario di Romeo che non le toglieva gli occhi di dosso per cogliere le sue parole dal movimento delle labbra.
– Ho deciso che ti chiamerai DOG – disse e corse a raggiungere le amiche.
Romeo ormai aveva visto abbastanza, così tornò a casa da Aria.

18. ROMEO, ARIA, Queen e Dog

Andrew Wyeth: Wind from the Sea (detail)
Tempera on hardboard – 1947
47 cm × 70 cm (19 in × 28 in)
National Gallery of Art, Washington DC

La storia del giorno: lunedì 11 maggio.

Visualizzazione di IMG_2724.JPG

La storia cominciò.

Aria era preoccupata:

– Romeo, credi che Queen tratterà bene il suo criceto? –

– Perché non dovrebbe? Ha sempre desiderato un animale tutto suo-

– Appunto – la bambina inclinò il capo pensierosa – ho paura che lo consideri solo come un giocattolo nuovo –

– So già quello che vuoi da me: la risposta è NO –

Aria si limitò a guardare il fratello con un sorriso.

– Lo capisci anche tu – iniziò a giustificarsi Romeo – non posso andare a controllare: è troppo complicato. Fa ancora freddo, le finestre sono chiuse e …

– C’è una siepe che separa la strada dal giardino di Queen – lo incalzò la sorellina – potremmo nasconderci lì, mentre tu ” fai il botto“.-

– No, oggi proprio non se ne parla! –

Aria tornò a sfogliare il suo libro, apparentemente convinta dalle argomentazioni del fratello.

Sabato pomeriggio finalmente il sole brillava alto in cielo e l’aria tiepida entrava dalle finestre spalancate.

Aria si accoccolò in braccio a Romeo e con un gran sorriso esordì:

– Oggi è proprio il giorno giusto, non ti sembra? Potremmo uscire a fare due passi.-

– Non ti arrendi mai, vero? – Romeo le scompigliò i capelli.

Insieme si diressero verso la casa di Queen.

– Hai visto? Anche qui hanno aperto tutte le finestre! Vieni, nascondiamoci dentro alla siepe!-

Si accoccolarono vicini, completamente celati dal fitto fogliame. Allora Romeo si concentrò …sentì un gran botto e si trovò proprio davanti alla gabbia del criceto e in un attimo …fu il criceto.

Si guardò intorno in cerca di Queen. Tutto era enorme e distorto.

C’era una grande porta bianca socchiusa. Il topolino si sporse per capire che cosa ci fosse oltre, ma le sbarre gli impedivano la visuale.

Avvertì i suoi baffi muoversi frementi per la frustrazione.

Si arrampicò sulla ruota che immediatamente si mise a girare, facendolo cadere impacciato sulle quattro zampe.

Di Queen non c’era nessuna traccia e Romeo decise di partire in perlustrazione.

Cercò lo sportello della gabbia e spinse forte con il muso.

– Dove pensi di andare, furbetto?-

Il criceto squittì per lo spavento, mentre il cuore gli rombava nelle orecchie: Queen lo stava osservando e i suoi occhi erano due grandi palle severe.

– Volevi scappare, vero? – lo incalzò la bambina protendendo un dito attraverso le sbarre.

Romeo d’istinto tentò di indietreggiare.

– Sei il mio piccolo furfante – continuò Queen mentre il suo indice aveva raggiunto il morbido collo del criceto e aveva iniziato a grattarlo.

– Vuoi un po’ di coccole, mio tenero Dog?- aggiunse dolcemente.

Adesso Romeo voleva veramente scomparire.

La bambina dai capelli lunghi aprì la gabbia e afferrò con attenzione l’animaletto.

Romeo decise di scappare: non poteva certo permettere che Queen gli grattasse la pancia o, peggio ancora, lo riempisse di umidi bacini.

Scivolò veloce fra le sue dita che lo stringevano delicatamente e si catapultò sul pavimento.

– Accidenti, saltelli come una rana! – esclamò la bambina, cercando di catturarlo.

Romeo, intanto era alla ricerca disperata di un nascondiglio in quella stanza che gli appariva gigantesca; si infilò, perciò, sotto al letto.

– Oggi sei proprio un birbante – e il criceto, mentre si rifugiava in un angolo, vide spuntare la mano protesa di Queen.

Ancora una volta l’animaletto, con un balzo, riuscì ad evitare di essere preso.

– Sai, mi ricordi il ragazzo che questa estate ha vinto il campionato di salto in lungo –

Il criceto cercò di raggiungere la sicurezza della sua gabbia.

– Si chiama Romeo e ha una buffa sorellina –

Il topolino si immobilizzò.

– Ti ho preso! – proclamò raggiante la bambina.

Proprio in quel momento, nascosta ancora nella siepe, Aria toccò la spalla del fratello che, con un sospiro di sollievo, uscì dal nascondiglio trascinando la sua complice velocemente verso casa.

– Raccontami tutto – esordì Aria appena raggiunsero il loro giardino.

– Non chiedermi mai più di ritornare – sbottò Romeo – Il criceto sta benissimo –

– Ma… – tentò invano di insistere la bambina

– Ripeto, Doc è al sicuro con Queen – poi, per farla tacere, la prese sulle spalle e al galoppo la portò in cucina, dove la mamma aveva preparato la merenda.

 

1. ROMEO

https://lastoriadelgiorno.com/2014/03/02/1-romeo/

2. ROMEO

https://lastoriadelgiorno.com/2014/03/02/2-romeo/

3. LA SORELLA DI ROMEO

https://lastoriadelgiorno.com/2014/03/04/3-la-sorella-di-romeo/

4. ROMEO e ARIA

https://lastoriadelgiorno.com/2014/03/05/4-romeo-e-aria/

5. ROMEO E ARIA SI PARLANO

https://lastoriadelgiorno.com/2014/03/09/5-romeo-e-aria-si-parlano/[/me%20ed]6.%20ROMEO,%20ARIA%20e%20LA%20RANAhttps://lastoriadelgiorno.com/2014/03/16/romeo-aria-e-la-rana-2/

7. ROMEO, ARIA e la gazza.

https://lastoriadelgiorno.com/2014/03/26/romeo-aria-e-la-gazza/

8. LA DOMENICA DI ROMEO

https://lastoriadelgiorno.com/2014/04/06/8-la-domenica-di-romeo/

9. ROMEO E ARIA e la bambina dai capelli lunghi

https://lastoriadelgiorno.com/2014/04/12/9-romeo-e-aria-e-la-bambina-dai-capelli-lunghi/

10. ROMEO nel parco

https://lastoriadelgiorno.com/2014/04/20/10-romeo-nel-parco/

11. ROMEO E ARIA e Queen

https://lastoriadelgiorno.com/2014/04/23/11-romeo-e-aria-e-queen/

12. ROMEO E ARIA e gli allenamenti
https://lastoriadelgiorno.com/2014/05/08/12-romeo-e-aria-e-gli-allenamenti/

13. ROMEO E ARIA al matrimonio
https://lastoriadelgiorno.com/2014/05/23/13-romeo-e-aria-al-matrimonio/

14. ROMEO e ARIA e il campionato d’atletica
https://lastoriadelgiorno.com/2014/06/15/14-romeo-e-aria-e-il-campionato-datletica/

15. ROMEO e ARiA e il gabbiano Livio
https://lastoriadelgiorno.com/2014/08/27/15-romeo-e-aria-e-il-gabbiano-livio/

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