1. GOCCIOLINO

Rene Magritte: La malediction -1963 c.a.

Olio su tela, cm.

Bruxelles :  Magritte Museum.

 

La storia del giorno venerdì 12 aprile

La storia cominciò.

Gocciolino viveva in una nuvola, anzi no, la famiglia di Gocciolino era parte di una nuvola: Gocciolino era una goccia di vapore acqueo.

Gocciolino era il fratello più piccolo e, non appena fu in grado di staccarsi dalla nuvola – madre, fu portato all’asilo.

L’asilo nido era collocato in un angolo tranquillo ai margini della nube.

Il primo giorno la maestra lo prese per mano:

– Vieni – gli disse – unisciti a noi a formare un trenino-

Gocciolino guardò i suoi compagni nuvolini, in fila indiana alle spalle della maestra e rispose:

– Più che un trenino, mi sembra un serpente –

– Ma che bravo sei! Conosci già tante forme! –

– Mio fratello Gocciolotto va a scuola e spesso mi fa vedere le figure che studia-

– Oggi  noi proveremo proprio a fare la coda di un serpente- li esortò la maestra -Tenetevi tutti per mano vicini vicini..ma aspettate! – aggiunse – Prima dovete mettervi in fila: il più alto subito dopo di me e via via i più piccoli, fino a Gocciolino che sarà l’ultimo.

Tutti i nuvolini si strinsero uno dietro l’altro, mentre la maestra rimaneva agganciata alla grossa nuvola- asilo.

Giù, sulla terra, un bambino alla finestra stava guardando il cielo e, puntando il dito proprio verso la nube di Gocciolino, disse:

– Guarda, mamma, non ti sembra di vedere un lungo serpente? –

 

Immagine tratta dal sito:

http://antoinisme.blogg.org/rene-magritte-la-malediction-1960-a116843752

 

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2. PAOLO E STEFANO continua

Fotografia di Giovanna Beltrame

La storia del giorno: lunedì 30 marzo

Era ancora un triste pomeriggio: chiusi in casa Paolo e Stefano avevano voglia di uscire, ma mamma e papà stavano lavorando.

– Giochiamo a indovinare gli animali – propose Paolo.

– Abbiamo già giocato ieri – rispose Stefano, scuotendo il capo.

– Ma a me è piaciuto essere un topolino! –

— Miao! Sono un gatto – disse allora Stefano, ma non successe nulla.

– Un gatto è troppo grosso, non mi piace – intervenne Paolo.

– Paolo e Stefano, dovete lavarvi le mani, sapete che è importante! – li raggiunse la voce della mamma.

Insieme i due bambini corsero in bagno, Paolo mise il tappo al lavandino, fece scendere un po’ d’acqua e disse:

– Cra cra! –

Stefano strabuzzò gli occhi: sotto il suo sguardo Paolo si era trasformato in una bellissima rana verde; Stefano cercò di afferrarla, ma il piccolo anfibio scivolò via, peggio di una saponetta. In un tuffo finì nel lavandino.

– Paolo, Paolo, ma tu non sai nuotare: non hai i braccioli, affogherai, ti bagnerai gli occhi – si affannò il fratello…

…la rana fece un salto e si posò sul bordo e poi…ciufff…ancora in acqua.

– Cra cra! – e balzò sulla mano di Stefano.

Finalmente Stefano si decise: – Cra cra! – ed ecco che anche lui si trasformò in una rana.

Insieme si buttarono nel lavandino, sguazzando felici.

Saltarono sul porta sapone, poi ancora giù, quindi si avventurano nella bacinella, dove giacevano abbandonate le loro barchette.

La rana Paolo salì sul motoscafo, la rana Stefano sul galeone dei pirati e si lasciarono trasportare dal gioco.

– Ancora in bagno? – li raggiunse la voce della mamma – Adesso vengo a preparare la vasca. –

– Un attimo solo – rispose Paolo e, non appena pronunciò la prima parola, si ritrasformò in un bambino.

– Siamo quasi pronti – disse Stefano ritornando a sua volta bambino.

Quando furono nella vasca, la mamma si accorse che, per la prima volta, Stefano non le chiedeva di asciugargli la faccia,ogni volta che uno spruzzo lo raggiungeva agli occhi.

7. ROMEO, ARIA e la gazza.

La storia del giorno: mercoledì 26 marzo

Mercoledì Giovanni, dopo la scuola, aveva accompagnato la mamma dalla zia Luisa che doveva imballare tutte le sue cose, perché si trasferiva in un’altra casa.
Dopo un po’ il bambino si annoiava a morte e la mamma, per farlo stare tranquillo, senza smettere di impacchettare, si mise a raccontare ancora di Aria.

La storia incominciò

Quella mattina c’era il sole e Aria si stava dondolando sulla sua altalena in giardino, quando vide posarsi poco lontano una bellissima gazza.

– Ciao – le disse – sei nuova? Non ti ho mai visto! –

La gazza la squadrò arrogante.
– E tu chi sei? Comunque io vivo nel grosso parco di una villa più avanti! Il tuo giardino é così piccolo!-

Aria era sempre gentile, cercò di non offendersi e continuò: – Hai una coda nera bellissima, come mai sei qui?-

– Sono una famosa collezionista… Sono in esplorazione: a volte riesco a trovare oggetti molto interessanti anche in posti insignificanti come questo! –

Aria decise di scendere dall’altalena e tornare in casa, perché la conversazione proprio non le piaceva e, per fortuna, la mamma in quel momento la stava chiamando.
– Scusami – disse – ma devo andare….senti, mi stanno cercando –

Aria trovò la mamma, palesemente agitata, che rovistava nel portagioie in camera.

– Aria hai visto l’anello che mi ha regalato papà? L’avevo appoggiato qui, perché questa sera usciamo e volevo metterlo, ma non c’é più. –

La bimba scosse la testa e tornò di corsa fuori, dove la gazza si stava ancora aggirando curiosa.

– Hai scovato qualcosa di bello? – le domandò
– Perché? –
– La mia mamma non trova …
– E io cosa c’entro? – la interruppe subito l’uccello piccato – … e poi ciò che si perde appartiene a chi lo vede per primo! – e si allontanò volando.

Finalmente tornò Romeo e Aria lo mise subito al corrente degli avvenimenti della mattinata.
– È stata di certo la gazza a rubare l’anello della mamma, devi tentare di recuperarlo prima di sera.-
– Secondo te, come dovrei fare? –
– Devi volare come hai fatto con la rondine!-
– Bisogna prima cercare quella gazza, sempre ammesso che io riesca.-

Tenendosi per mano, i due bambini uscirono per avvicinarsi al parco della villa, dove pensavano vivesse la ladra.
Aria la individuò quasi subito su un ramo e la indicò al fratello, indecisa se nascondersi o distrarla con le chiacchiere.

La necessità e il forte desiderio di aiutare la mamma fecero sì che immediatamente Romeo senti un gran botto …e si trovò appollaiato sull’albero, mentre il suo corpo restava seduto accanto alla sorella.

Incominciò a guardarsi intorno, in cerca del nido, svolacchiando fra le fronde. Quando lo trovò, quasi gli dispiacque, perché era divertente essere una gazza. Prima di tutto, però, doveva recuperare il maltolto. Lo individuò luccicare, nascosto fra un cucchiaino e un ditale.

Col becco, prese l’anello e raggiunse la sorella, che lo nascose in una tasca, quindi diede una stretta al braccio di Romeo che si ritrovò nel suo corpo, mentre la gazza, ancora stordita, tornò al suo nido.

Quando i due ragazzi si stavano allontanando, Aria udì i lamenti cracchianti della ladra frodata.
Di corsa, andarono a rimettere il gioiello sul tavolino in camera, un po’ nascosto e chiamarono la mamma.

– Guarda mamma, non é questo l’anello che cercavi?-
– Che sbadata, grazie bambini, senza di voi non sarei riuscita a trovarlo!- e depose sulla guancia di ognuno di loro un bacio sonoro.

1. ISACCO E GALILEO

La storia del giorno: mercoledì 12 marzo

Mercoledì sera, quando Marina stava per andare a letto, improvvisamente mancò la luce in tutte le case. Marina si mise a piangere, allora il suo papà la prese in braccio, la accompagnò in camera e, tenendola stretta,iniziò a parlarle con il suo vocione rassicurante.

La storia cominciò

Galileo e Isacco erano due gemellini : dormivano di giorno e stavano svegli la notte perchè amavano le stelle. Erano nati alla fine dell’estate e i loro genitori proprio non capivano perchè tutte le sere, quando il cielo imbruniva, spalancassero i loro occhioni e iniziassero a muovere braccine e piedini in un ritmo sfrenato.

Il papà e la mamma tentarono in tutti i modi di fare cambiare le loro abitudini, ma quando fu il primo compleanno, rassegnati, festeggiarono in giardino al chiaro della luna.

Ben presto, Galileo e Isacco scoprirono con stupore che gli altri bambini dovevano parlare per comunicare, mentre per loro bastava indirizzare il pensiero per capirsi.
Iniziarono i primi esperimenti, quasi per caso.

Isacco aveva il raffreddore ed era rimasto a casa, mentre Galileo era andato a passeggio con la zia.
Al solito, camminava con il naso all’insù e vide nel cielo una luna bianca e pallida fare capolino. La indicò alla zia che si limitò a dirgli:
– Galileo, guarda dove metti i piedi, finirai per inciampare!-
Allora il gemellino pensò: Se ci fosse qui Isacco, magari lui capirebbe cosa ci fa la luna adesso e perché é così smorta…

Avrá il raffreddore anche lei e sicuramente non riesce a dormire…sapessi come mi cola il naso…- si sentì rispondere dalla voce del fratello.

Nonostante cercasse intorno a sé, di Isacco non c’era traccia.
Tornato a casa, corse in camera dal gemello ammalato e lo trovò seduto nel lettino mentre la mamma gli dava lo sciroppo.
– Davvero hai visto la luna? – gli domandò
– Allora mi hai sentito, anche se eravamo lontani?-
– Certamente, ma non sono riuscito a guardare con i tuoi occhi-
– Chissà se questa sera la luna sarà ancora in cielo?-

Quando venne ora di dormire, Galileo corse alla finestra, ma era tutto buio e nemmeno uno stella illuminava la notte. Così anche i due fratellini spensero la luce e si abbandonarono al sonno.