3. Gocciolino, Gocciolotto, Paolo e Stefano.

Fotografia di Giovanna Beltrame

La storia del giorno: 11 aprile

Gocciolino e i suoi amici stavano cercando di prendere la forma di una paperella, sotto l’occhio attento di Gocciolotto:

– Su con quel becco, non siete mica un’aquila! –

-Bravi, ora va bene …ma tu Candido, scendi di lì, il codino deve essere corto, siete in troppi: raggiungi Bianchina sull’ala! –

Si stavano divertendo tantissimo, quando si udì risuonare un forte fischio:

– Attenti: vento in arrivo! –

Gocciolotto afferrò Gocciolino e tutti i nuvolini si affrettarono a raggiungere le loro famiglie.

– Presto, presto – li richiamò la mamma di Gocciolino – venite qui: stringiamoci forte; manca qualcuno? –

Le famiglie dei nuvolari erano molto, molto numerose, ma all’appello erano presenti tutti quanti: nonni, genitori, zii, fratelli e sorelle, cugini e cugine.

Il vento iniziò a soffiare sempre più potente e la formazione soffice e tonda cominciò ad allungarsi, mentre veniva trasportata nel cielo.

– Che bello! Stiamo andando velocissimi! – urlò Gocciolino.

– Nube grigia in vista! – Un cugino nuvolotto che era di vedetta diede l’allarme- Pronti alla virata! –

Tutta la famiglia tentò di ricompattarsi e deviare per non incrociare la nuvola grigia. Si presero per mano stretti stretti, ma il nembo più scuro si avvicinò ancor più veloce, cercando lo scontro.

Gocciolino, come sempre in cerca di avventure, si sganciò dalla mamma e dai suoi fratelli, sporgendosi per toccare i nuvolotti scuri che ormai li stavano sfiorando.

Cadde e, mentre cadeva, si sentiva trasformare in pioggia.

Dietro di lui, pronto, Gocciolotto si lanciò in salvataggio e insieme precipitarono verso la terra.

Paolo e Stefano erano alla finestra, chiusi in casa ad osservare il cielo sempre più grigio.

– Guarda Paolo, come si spostano veloci le nubi –

Stanno per scontrarsi! Ecco…no: quella bianca è riuscita a deviare.-

– Ma… si è staccato qualcosa! –

– Inizia a piovere. –

I due fratellini erano con il naso appiccicati al vetro.

Gocciolino e Gocciolotto agganciati continuavano a scendere.

– Gocciolino, vedi anche tu quei due bambini alla finestra? – disse il nuvolotto al fratellino – Dirigiamoci lì –

– Stefano, non ti sembrano strane quelle due gocce di pioggia attaccate ? –

– Stanno arrivando proprio da noi –

– Presto, prendi un bicchiere, Paolo; io apro la finestra. –

I bambini depositarono il bicchiere sul davanzale e …splash Gocciolino e Gocciolotto ancora avvinghiati atterrarono nel recipiente.

Il vento fuori smise di fischiare e il sole fece capolino fra le nubi.

Paolo e Stefano videro un raggio colpire il bicchiere e le due gocce di pioggia trasformarsi davanti ai loro occhi. Lentamentedivennero trasparenti, catturando i colori dell’arcobaleno e piano piano iniziarono a sollevarsi, leggere leggere.

– Gocciolino, arrampicati sul raggio di sole, torniamo a casa! – mentre parlava, Gocciolotto si voltò a guardare i due bimbi che li avevano salvati, catturò un bagliore di luce e mandò loro un bacio.

– Paolo, guarda, stanno volando via! –

– Certo – rispose Paolo – stanno tornando dalla loro mamma che li accoglierà con tanti bacini –

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3.PAOLO E STEFANO e la scatola misteriosa.

Fotografia di Giovanna Beltrame

La storia del giorno giorno: giovedì 2 aprile

Paolo e Stefano erano ancora rinchiusi in casa, senza potere uscire.

Sul pavimento giacevano mattoncini di costruzioni, pezzi di plastilina colorati, fogli, pastelli, pennarelli, macchine, stickers, tutto in un’allegra confusione.

Stefano stava facendo viaggiare a tutta velocità la sua automobilina preferita del momento, mentre Paolo stava frugando dietro la libreria.

– Che cosa cerchi? – gli domandò Stefano senza alzare gli occhi dalla pista su cui correva il suo giocattolo.

– Quando ero topino Paolo, sono riuscito a infilarmi in un angolo qui in fondo e mi sembra di avere visto una scatola di costruzioni ancora chiusa. –

Stefano raggiunse il fratello: – Dove? –

– Lì – Paolo indicò dietro la libreria, sommerso dai volumi, un oggetto misterioso.

Stefano fu veloce a allungare il braccio, protendendosi fino a toccare e afferrare un involucro di cartone.

Era una scatola molto ma molto strana, un po’ ondulata e ruvida e non aveva nessun disegno illustrativo.

– Come fai a dire che dentro ci sono mattoncini da costruire? – domandò Stefano.

– L’avevo toccata con i miei baffetti da topo – rispose Paolo – Dai, apriamola! –

Uno dopo l’altro uscirono dei pezzi coloratissimi.

– Che cosa ti sembra? –

– Sicuramente un’astronave – affermò deciso Stefano che aveva già incominciato ad assemblarne i pezzi.

– Io costruirò un razzo, guarda, qui c’è la scaletta per scendere – disse Paolo, osservando attentamente.

Stefano fu il primo a terminare e, nel momento in cui posizionò l’ultimo pezzo, gli parve di vedere degli omini piccoli come formiche affaccendarsi per tutta l’astronave; poi, improvvisamente, l’astronave decollò e si mise a volare sopra la sua testa.

Paolo nel frattempo stava mettendo a punto il motore di lancio e alzò gli occhi per guardare l’astronave del fratello che, con un’abile manovra, riuscì a evitare il lampadario. Quindi il bambino ritornò rapido al suo lavoro.

Quando non rimase alcun mattoncino, con un botto il suo razzo partì verso il soffitto, per poi curvare e infilarsi dentro la cappa dal camino.

I due fratellini corsero per vedere dove fosse finito, ma ecco, rombando, il razzo ridiscese, fino a schiantarsi sul divano. Poi, come se niente fosse, ripartì verso l’alto.

– Come facciamo a riprenderli? – domandò Stefano, saltando inutilmente a braccia alzate.

– Guarda come volano, sono bellissimi! – disse Paolo, iniziando anch’egli a saltare.

– Bambini, che cosa state combinando, che cos’è tutto questo fracasso? – la mamma era già arrivata vicino alla porta.

Nel momento in cui il primo piede della mamma fece capolino nella stanza, con un tonfo l’astronave e il razzo atterrarono a gran velocità dentro alla loro scatola. Stefano prontamente prese il coperchio, la richiuse e la nascose dietro la libreria.

2. GIANNA e i colori

Theo Van Doesburg: Contro – composizione XIII – 1925-26

Olio su tela: 49,9 x 50 cm.

Collezione Peggy Guggenheim Venezia.

La storia del giorno: mercoledì 20 aprile.

La storia cominciò.

Gianna, dopo essersi dedicata ai compiti, andò a mettersi la sua fascia colore arcobaleno e l’annodò ben stretta, fermandola con un grosso fiocco sopra ai capelli; quindi si armò della sua macchina fotografica e partì alla ricerca di un nuovo soggetto da ritrarre.

Considerò Luisa, la sua bambola preferita, guardò a lungo la sedia a dondolo, le sue amate scarpe da tennis, alla fine andò in salotto, dove ancora appoggiato alla parete, giaceva un quadro portato a casa da papà.

Quella tela per Gianna era un mistero, nonostante la bambina avesse provato in più riprese a girarla in tutti i lati.

– Io proprio non capisco, – aveva detto rivolgendosi alla mamma – Pensi sia una strana casa? –

La mamma aveva sorriso.

Gianna aveva continuato:

– Ci sono : è un test psicologico, vero? Devo esprimere quello che mi suggerisce. –

La mamma era scoppiata in una risata.

– Davvero mamma, c’è solo del colore piatto, senza sfumature: non è un paesaggio, non è un oggetto, nemmeno una persona.-

– Sono colori, Gianna – le aveva spiegato la mamma, sistemandole la fascia fra i capelli – Un libro è fatto di parole, un quadro di colori e forme – e le diede un buffetto sulla guancia.

Gianna decise che forse la sua macchina fotografica le avrebbe finalmente mostrato il senso del quadro.

Gianna fotografò: fotografò il quadro dal basso, dall’alto, da destra, da sinistra, fotografò senza fermarsi, finché… si trovò immersa nel giallo.

Il colore lentamente era uscito dalla tela espandendosi fino a raggiungerla e ora piano piano la stava sollevando.

Gianna si trovò a galleggiare verso l’alto fino a quando davanti a lei ci fu solo un soffitto blu.

La bambina abbassò d’istinto la testa, temendo di picchiare una sonora zuccata, ma , appena entrò a contatto con il blu, l’alto diventò basso e Gianna iniziò a precipitare.

Blu sopra, blu sotto e tutto intorno. La bambina provò a battere i piedi come se fosse immersa nel mare, ma continuò a essere spinta verso il blu più profondo.

Scattò una nuova foto mentre era immersa nel blu: il flash lampeggiò, il blu divenne azzurro e Gianna galleggiò raggiungendo una sponda grigia lontana.

Lì tutto era fermo, triste e piatto. Gianna non perse tempo e saltò nel rosso.

– Fa caldo – esclamò, ma si sentì inondare di energia e di gioia.

Fu un guizzo intenso e luminoso e si ritrovò con la macchina fotografica in mano ai piedi del quadro.

Guardò la tela con occhi diversi e si sentì felice.

Immagine tratta dal sito: http://blipoint.com/blog/fr/2010/05/utopia-matters-from-brotherhoods-to-bauhaus-utopia-matters-dalle-confraternite-al-bauhaus/van_doesburg_76-2553-41_ph/

 

DIANA

Vincent Van Gogh: Bosco – 1887
Olio su tela – cm. 46 x 55,5
Amsterdam – Rijksmuseum

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La storia del giorno: mercoledì 23 aprile.

Mercoledì Luigino andò a fare una passeggiata con mamma e papà in montagna. Nonostante il sentiero fosse in salita, il bambino continuava a correre avanti e indietro. Alla fine, stanca di richiamarlo perché non si allontanasse, la mamma decise di trattenerlo con un racconto.

La storia cominciò.

Diana aveva le guance tonde tonde e un fermaglio azzurro fra i capelli.
Quando nacque, la nonna pose sul suo lettino un acchiappasogni e si raccomandò di non toglierlo mai.

Diana ogni notte faceva sogni meravigliosi, perché tutte le sere il suo papà controllava che il talismano della nonna vegliasse su di lei.
Era un acchiappasogni bellissimo con una goccia d’argento e un turchese ed era il primo oggetto a essere messo in valigia quando Diana partiva.

Un giorno, però, Diana andò in gita con la scuola e decise di essere diventata troppo matura per dormire ancora con l’acchiappasogni, così, per la prima volta, lo lasciò in fondo allo zaino.

Si addormentò e si trovò a vagare in un bosco: riconobbe le cortecce bianche degli alberi. Era già stata in quella foresta altre notti e si fermò a parlare con i pioppi: le femmine erano molto orgogliose delle loro chiome voluminose e non perdevano occasione per farsi ammirare:

– Ciao Diana, guarda come sono grandi e verdi le mie gemme!-

– Osserva bene, piuttosto: non ti sembra che le sue foglie si stiano diradando? Confrontale con le mie che brillano come piccoli soli!-

– C’è qualche nido nuovo?- tentò di cambiare argomento Diana

– Una famiglia di merli si é appena trasferita ai piani alti-
– E scoiattoli, un’intera colonia: corrono tutto il giorno, mi stanco solo a guardarli!-

Si udì un fruscio che a poco a poco salì di intensità, fino a quando la ragazzina percepì distintamente:
– Diana é diversa: non sembra anche a voi?-

I pioppi si piegarono verso di lei.
– Dov’è il tuo fermaglio azzurro?-

Diana si toccò i capelli e, quando alzò gli occhi, gli alberi le parvero meno amichevoli, quasi minacciosi.

Le fronde iniziarono ad agitarsi e la ragazzina per la prima volta si sentì in pericolo e desiderò svegliarsi.

Si alzò un vento gelido che incurvava le piante, impedendole ogni fuga.
Aveva freddo e si guardava intorno smarrita, mentre tutto diventava più buio.

Improvvisamente, vide una luce farsi strada fino a lei e riconobbe il viso della nonna.
– Afferra la mia mano – le disse – e chiudi gli occhi-

In quel momento Diana si svegliò ansante, ma al sicuro nel suo letto.
A piedi nudi raggiunse la sedia dove aveva appoggiato il suo zaino, recuperò il suo acchiappasogni e, stringendolo in mano, tornò finalmente a dormire serena.

Immagine tratta dal sito http://www.frammentiarte.it/dall’Impressionismo/

A chi interessa sapere di più sul significato degli acchiappasogni :
http://ildominatoredipoteri.wordpress.com/dossier-delle-informazioni/acchiappasogni/significato-parti-del-acchiappasogni/