9. ROMEO E ARIA e la bambina dai capelli lunghi

La storia del giorno: sabato 12 aprile

ARIA e la bambina dai capelli lunghi

La storia di sabato
Giovanni si era lamentato perché l’ultima avventura di Romeo era stata troppo breve e così il papà sabato, mentre lavava l’auto, si mise a raccontare…

La storia cominciò

Ogni volta che passavano davanti alla villa con il parco, Romeo e Aria non resistevano alla tentazione di dare una sbirciatina, per controllare il nido della gazza.

Ben presto si accorsero che in quella casa viveva una bambina; non la incontravano mai, ma c’erano chiare tracce della sua presenza: una bambola abbandonata sull’altalena, una casetta con le seggioline, una bicicletta…

Un giorno Aria era andata a fare le commissioni con la mamma, quando si accorse di essere osservata da una ragazzina dai capelli lunghi.

– Tu e tuo fratello mi spiate- le disse, senza nemmeno salutarla.

– Io mi chiamo Aria e tu?-

– Non mi hai sentita? Non voglio sapere il tuo nome, devi smettere di guardare me e la mia casa!!!-

Per fortuna, la mamma aveva appena pagato la spesa, così Aria le allungò la manina e insieme uscirono dal negozio.

Non raccontò a Romeo dell’incontro, ma ben presto suo fratello si accorse che Aria gli faceva compiere dei lunghi giri per non passare più davanti alla villa con il parco.

– Hai incontrato la gazza?- le domandò un pomeriggio- È stata scortese con te?-

Aria si limitò a scuotere il capo, così Romeo pensò di investigare per conto suo.

La storia del giorno: domenica 13 aprile

ROMEO e la bambina dai capelli lunghi

La storia continuò

Romeo stava facendo i compiti, quando vide una rondine volare proprio vicino alla sua finestra, allora si concentrò …sentì un gran botto e si trovò appollaiato su un ramo.

Dopo il primo attimo di vertigini, si librò nel cielo, rasentando gli alberi e liberò la sua gioia in un garrito.

Poi si diresse verso il parco della villa, fino a raggiungere il nido della gazza. Lo trovò vuoto e abbandonato: era sparita anche tutta la refurtiva accumulata dalla sua proprietaria.

In quel momento udì una bambina cantare.
La rondine scese in picchiata per poterla vedere: la ragazzina aveva i capelli lunghi e cercò di afferrarla per la coda.

– Vieni qui, fermati con me! – ordinò

Romeo, guardingo, si avvicinò alle mani protese: la bimba fece un mezzo sorriso :- Su, lasciati prendere!-

Il cuore della rondine batteva forte e Romeo non sapeva come ritornare nel suo corpo. Lottò per non farsi dominare dal panico.

Poi, si alzò in volo, sfiorando con le ali i lunghi capelli della ragazzina in una carezza, ma lei si mise a supplicare: – Resta con me, per favore!- poi più forte :- Non andare!
Alla fine strillò:- Ti ordino di tornare indietro!-, ma ormai la rondine aveva raggiunto la casa di Romeo.

Romeo dalla finestra vedeva se stesso ancora seduto alla scrivania della sua cameretta.
Decise di cercare Aria. La individuò in giardino e si mise a garrire freneticamente.

Senza perdere tempo, sua sorella corse alla scrivania e toccò la spalla del bambino chino sui compiti.

Romeo si ritrovò nel suo corpo, mentre la rondine, ancora stordita, tornò a volare, alta nel cielo.

2. GALILEO E ISACCO ALLA SCUOLA MATERNA

Oggetto: La storia del giorno: venerdì 21

Era venerdì sera e la mamma di Marina era andata a teatro.
Rimasti soli, papà e figlia si stravaccarono sul divano per guardare la TV.
Poi, decisero di occupare il lettone e, poiché Marina non riusciva ad addormentarsi, il papà si mise a raccontare:

La storia cominciò

Venerdì fu il giorno in cui i due gemellini vennero portati per la prima volta all’asilo.

Gli altri bambini li accolsero con curiosità e, al contrario dei grandi, impararono immediatamente a distinguerne uno dall’altro.

Galileo chiese un gessetto blu per dipingere il cielo e Isacco uno giallo per disegnare le stelle.

Le insegnanti, a questo punto, vollero dividerli per facilitare uno “sviluppo autonomo delle personalità“. I due bambini accettarono di buon grado, forti del loro segreto.

Era una bella giornata di sole e al pomeriggio furono accompagnati in cortile. C’erano scivoli, giostrine e altalene.

Isacco salì immediatamente sull’altalena, proiettato, con gli occhi spalancati, a raggiungere le nubi.

Intanto Galileo era stato trascinato su una giostrina, di quelle rotonde che girano e girano..
” Isacco, dove sei?”
“Sull’altalena, sapessi , ė bellissimo… ti sembra che con la prossima spinta potrai raggiungere il cielo”
“Beato te, io sono seduto su un insulso seggiolino fino alla nausea… Guarda che adesso me ne vado, non spaventarti”

“Dove vai? Sei pazzo?”
“Non ce la faccio proprio più”

Galileo saltò giù dal sedile mentre ancora stava ruotando e si guardò intorno, in cerca di un rifugio sicuro.
Scorse, nascosta, una cuccia abbandonata e, senza farsi vedere, sgattaiolò fino a raggiungere l’abitazione lasciata vuota dal cane. Si rannicchiò, mandò un messaggio al suo gemellino per informarlo e si mise a dormire e a sognare delle stelle.

Dopo poco, alla scuola materna successe un putiferio: le maestre ansiose iniziarono a cercare il gemellino in ogni dove.
Isacco le guardava impassibile, fino a quando venne l’ora di tornare a casa e con essa giunse il papà. Allora gli corse incontro, assieme alle signorine impacciate che non sapevano come spiegare a quel padre come già al primo giorno avevano perso il suo bambino.

“Galileo, presto, é arrivato papà”
“Vengo subito

Le insegnanti tentarono di guadagnare tempo raccontando la giornata dei gemellini e, mentre ancora cercavano il modo per informare il padre ignaro della scomparsa di uno di loro, Galileo spuntò dal nulla e andò ad abbracciare le gambe del papà. Poi, preso per mano anche Isacco, si avviarono tutti e tre verso casa.

4. DUE DENTI e la bolla arcobaleno

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La storia del giorno: giovedì 6 marzo

Marina non aveva assolutamente fame. Giovedì c’erano gli gnocchi e proprio non le andavano giù. Giravano in bocca, ma di inghiottirli non c ‘era verso.
Allora la mamma prese un profondo respiro…

La storia cominciò.

DUE DENTI rimase impegnato a sognare nella sua bolla-nanna per parecchi giorni, stremato dall’avventura con ROSSA.

Giovedì, si svegliò , uscì, si tuffò nell’acqua e guardò i due SDENTATI, che ancora stavano dormendo. Dopo una rapida succhiata al pollice, decise che era ora di portarli con sé in esplorazione.
Prima estrasse Verde, ancora sonnolento, poi andò dalla bimba dai capelli di fiamma che, con entusiasmo, si mise a nuotare in fila indiana dietro di loro.

L’organo dell’orchestra stava suonando una dolce melodia e dalle sue canne uscivano bolle arcobaleno. Due denti si infilò in quella più rotonda, spingendo i suoi due amici e, con un sonoro plop, piombarono …su una nuvola.

Tutto intorno nembi di ogni forma si dondolavano lievemente, mossi da un’aria tiepida e profumata di gelsomino.
Verde sprofondò, guardando quei colori sfumati con un sorriso di beatitudine.
Rossa si mise a saltellare, canticchiando con la sua voce stridente e, subito, iniziò a rimbalzare senza controllo, come se si sotto di loro ci fosse uno sconfinato tappeto elastico. Ridendo, andò a cadere vicino a Verde.

– Forza- disse DUE DENTI che era balzato su una nuvola-treno – salite, presto!-
Sbuffando la locomotiva partì, mentre contribuiva col suo vapore schiumoso a formare figure in movimento.
– Guarda!, uno struzzo!
– No, Rossa, è una giraffa
– No, è una zebra
– Ma se non ha nemmeno le strisce!
Verde osservava stupito ora DUE DENTI, ora Rossa e le figure iridescenti che indicavano di volta in volta, poi puntò il suo ditino e disse:
– Micio!- e li guardò con il suo sorriso sdentato
Immediatamente, la forma che aveva indicato si trasformò in un gattino che corse a strusciarsi sui tre bambini.

Quando, stanchi, ritornarono alle bolle-nanna, accoccolato, stretto stretto a Verde c’era un micio, fatto di nuvole.

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2. ROMEO

La storia del giorno: lunedì 3 marzo.

Nonostante fosse lunedì, Giovanni quella sera volle ancora che fosse il suo papà ad accompagnarlo a dormire.
Gli chiese : – Raccontami ancora di ROMEO –

La storia cominciò

ROMEO, dopo la partita, si interrogò a lungo, cercando di comprendere che cosa gli fosse successo e, soprattuto, se si sarebbe potuto ripetere.
Non volle parlarne con nessuno per timore di essere preso in giro. Alla fine arrivò a convincersi di essersi sognato ogni cosa.

Dopo alcuni giorni era a scuola durante un’ interrogazione davvero poco interessante – naturalmente sotto esame non era lui – e si mise a guardare fuori dalla finestra.

Ecco di nuovo, d’improvviso, senti un gran botto e si trovò sospeso fuori dalla finestra a osservare dentro la classe la maestra e i suoi compagni e vide se stesso, seduto composto al banco al fianco di Enrico.
Questa volta ROMEO non si spaventò e non pianse.

C’era una lucertola appoggiata al davanzale che sembrava interessata allo svolgimento dell’ interrogazione e, immediatamente, il bambino si trovò aggrappato alla finestra mentre il mondo si allargava a dismisura.
“Caspita, sono un dinosauro” pensò guardandosi le zampe e la coda, ma comprese di essere invece nel corpo di un ramarro.

Decise allora di mettersi alla prova, strisciare da una lieve apertura e attraversare la classe fino a giungere nella borsa della maestra.
Si sentiva la famosa spia ROMEO, sotto travestimento, intento a violare il campo nemico senza essere visto, sfidando trabocchetti e ostacoli. Naturalmente era avvantaggiato dalla profonda conoscenza del luogo, ma tutto era veramente ingigantito. Le scarpe dei suoi compagni facevano davvero paura. Dopo essersi calato dalla tenda, si nascose dietro uno zainetto, e iniziò a lanciarsi in piccole corse, evitando i possibili calci. Il più difficile venne quando si trovò a varcare lo spazio fra l’ultimo banco e la cattedra, ma si nascose sotto il fazzoletto che era caduto a Marina.
Con un ultimo guizzo, si arrampicò fino alla borsetta e scivolò dentro. Quindi, sfruttando un clamoroso silenzio dell’interrogato, sbucò fuori e guardò la maestra negli occhi.

Si udì un urlo :- Qualcuno vada a chiamare il bidello!-
Approfittando dello sbalordimento generale, la lucertola si andò a nascondere fra i libri di ROMEO stesso.

Enrico, esaltato da tutta quella confusione, diede un gomitata al suo amico e ROMEO ripiombò ancora una volta nel suo corpo.
Naturalmente il bidello non trovò nessun ramarro, per quanto perlustrasse attentamente la classe.

La lezione finì dopo poco e ROMEO poté liberare in cortile l’animaletto ancora nascosto nel suo zainetto, mentre ogni dubbio di avere sognato svaniva.