3. PLUF, ORTICA e MIOBEL

Maurice de Vlaminck: Banks of the Seine at Chatou – 1905/ 1906.
Oil on canvas, 59 x 80 cm.
Musée d’Art Moderne de la Ville de Paris.

La storia del giorno: giovedì 14 gennaio.

La storia cominciò.

Pluf nacque in una notte nuvolosa: emise il suo primo vagito e fuori iniziò a scendere una pioggerella sottile, che si interruppe quasi immediatamente, non appena la mamma lo prese in braccio.
Fu chiamato Pluf.
I suoi genitori ben presto si accorsero che ogni volta che Pluf piangeva, dopo poco le gocce cadevano dal cielo, mentre i suoi capricci scatenavano veri e propri temporali.
Per fortuna Pluf era un bambino tranquillo e molto accomodante.
Quando arrivò Ortica, Pluf adorò la sorellina da subito, coccolandola e accontentandola in ogni suo desiderio.
La bambina lo seguiva ovunque, alternando abbracci a capricci.

Quella mattina Pluf era irrequieto: mamma e papà avevano appena annunciato a lui e a Ortica l’arrivo di un nuovo fratellino.
Il bambino sorrideva, ma le nuvole avevano iniziato a rincorrersi nel cielo.

Venne il gran giorno: papà si presentò a scuola alla fine delle lezioni, accompagnato da Ortica.
– É nato – comunicò a Pluf con gli occhi che brillavano di gioia – È un maschietto: adesso andremo insieme a conoscerlo.-
Ortica incominciò a puntare i piedi e disse:
– Io non vengo.-
– Dai, ti porto io a cavalluccio – si offrì il fratellino.
– Io volevo una sorellina! –

Pluf borbottò sospirando: se un’altra fonte di capricci fosse arrivata in casa, certamente grossi nuvoloni neri si sarebbero addensati sopra il tetto della loro abitazione, pronti a trasformarsi in temporali improvvisi, ogni volta che ed egli non fosse riuscito a tenere a bada tutta la sua esasperazione.

Giunsero in ospedale: la mamma teneva in braccio un pupo paffutello.
– Quanti capelli! – esclamò il bambino
– Ma sono rossi – puntualizzò Ortica.
Il pupo continuava a dormire.
– Com’é bravo, mamma – osservò sollevato Pluf, mentre con la coda dell’occhio controllava preoccupato la sorellina, pronta ad esplodere in un nuovo capriccio.

Lo zio Angelo entrò proprio in quel momento e sentenziò:

– Al pusè brav di ros l’ha campà so pari ‘nt’al pos. –
I bambini lo guardarono sconcertati.
– Mamma, che cosa ha detto lo zio? –
– Non fateci caso, è una filastrocca.-
– Ma che filastrocca – ribadì Angelo – È un proverbio, bambini: “Il più buono dei rossi ha buttato suo padre nel pozzo!”-

Ortica fissò lo zio, poi papà e per ultimo il nuovo nato, scosse la testa e disse:
– Andiamo a casa, io sono stanca.-
Pluf corse a baciare la mamma e le sussurò:
– Tornate presto! –

Per tutta la strada Ortica continuò a cantilenare:
– Il più buono dei rossi ha buttato suo padre nel pozzo…
Papà, vuol dire che il nuovo fratellino ti butterà nel pozzo?-
– Ma che cosa dici? Conoscete anche voi lo zio Angelo: scherza sempre.- cercò di spiegare il papà, fra una smorfia e un sospiro.

Pluf lo osservò attento: – Forse sarà lo zio a finire nel pozzo! – e tutti e tre scoppiarono a ridere.

Il nuovo bambino dormiva, mangiava e non piangeva quasi mai, con grande sollievo di Pluf, anche se vedeva la mamma un po’ preoccupata per quel figlio troppo tranquillo.

Decisero di chiamarlo Miobel.

Alla prima uscita in carrozzina, Miobel rimase incantato a guardare le foglie sugli alberi agitarsi e sussurrare.
Così la mamma prese l’abitudine di portarlo al parco: il pupo osservava con gli occhi spalancati e tendeva le piccole mani verso i rami, fino a quando, un giorno, iniziò a gorgogliare alla volta delle fronde fruscianti.

– Mamma, hai sentito: ha detto ” brumbri” – esclamò Pluf entusiasta per i progressi del fratellino.
– Miobel parla con gli alberi – iniziò a cantilenare petulante Ortica.
– È proprio buffo! – poi rivolgendosi al fratello maggiore: – Prendimi in braccio sono stanca.-
– Sei grande ormai –
Ortica, però, aveva già gli occhi umidi di lacrime e, ancora una volta, Pluf l’accontentò.

Alla sera, quando papà tornò, la bambina gli corse incontro esclamando:
– Papà, papà – e intanto lo tirava per la giacca – Miobel parla con gli alberi: è proprio buffo! Mi sa tanto che alla fine ti butterà nel pozzo davvero.
Sicuramente lo zio Angelo aveva ragione –

Le nuvole presero ad addensarsi nel cielo.

Il papà si chinò sulla carrozzina del pupo, che esclamò: “Brumbri
– Hai sentito, papà- intervenne Pluf orgoglioso- ha detto Brumbri: è così che Miobel chiama gli alberi.-
– Sì, adesso il rosso parla! – sbuffò la sorellina.
Le nuvole da bianche si fecero grigie.

Il papà prese il piccolo in braccio e lo avvicinò alla finestra.
“Brumbri, brumbri” cinguettò felice il pupo mentre le piante del viale scuotevano le chiome.
Ortica allungò le braccia:- Anch’io, anch’io voglio guardare!-

– Sali sulle mie spalle – si offrì Pluf.
– No, voglio papà- si impuntò la bambina.

Dal cielo incominciarono a cadere le prime gocce di pioggia-
– Da brava, vieni da me.-
– No!-

L’acqua ormai scendeva scrosciando.

Miobel si voltò verso la sorella, la guardò negli occhi e balbettò felice tendendole la manina.
– Piccolo mio – cinguettò Ortica, sporgendosi ad accarezzargli la mano – Quanto sei dolce! Tu mi capisci davvero – e iniziò a cimentarsi in un repertorio di smorfie buffe per farlo ridere.

Il resto della famiglia si bloccò a guardarli con un’espressione di incredulità e di gioia stampata sul volto.

La pioggia cessò di colpo fra i gorgoglii felici di Miobel e Ortica.

Dedicata a quelle persone meravigliose che con la loro capacità di ascoltare e comprendere, con le loro parole sanno confortare e calmare coloro che hanno la fortuna di incrociarle sulla propria strada.

Immagine tratta dal sito:
http://theredlist.com/wiki-2-351-861-414-1293-401-406-view-fauvism-profile-de-vlaminck-maurice.html

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