La storia del giorno: giovedì 20 marzo.
Giovedì Luigino era particolarmente turbolento. Era tornato tardi da scuola e aveva corso in cortile fino a quando la mamma lo aveva richiamato in casa e ora, dopo la doccia, tentava di tenerlo fermo mentre gli asciugava i capelli. Esasperata dalla sua vivacità, decise di continuare a raccontargli di PEPE.
La storia cominciò
Era la notte tra il 19 e il 20 marzo.
Pepe stava dormendo nella sua cameretta, quando fu svegliato dal ronzio della pietra che aveva trovato sotto le radici del gelsomino in giardino. Si alzò e andò a prenderla dal cassetto in cui l’aveva nascosta.
Il ronzio divenne un canto e il cristallo si fece più caldo e luminoso. Intanto la finestra della sua stanza lievemente si aprì e Pepe fu sollevato da un venticello tiepido e profumato di fiori. Con la pietra in mano, fu sospinto fuori casa, lievitando a poca distanza dal terreno.
Era una notte mite e stellata, e si trovò circondato da mille pietre luminose. Sorvolarono le strade della città invisibili a tutti, tranne ai gatti che, nel loro vagabondare, si fermavano e guardavano in su.
Appena si trovavano sopra un angolo di verde o a un viale o a un giardino, il canto si faceva più dolce, i colori più vividi e l’erba si punteggiava di fiori, si schiudevano le gemme sugli alberi.
Lasciarono il centro abitato e si trovarono sui campi: al loro passaggio dalle radici dei cespugli di gelsomino, si sollevavano altre pietre sgargianti, che andavano a sostituire quelle che erano svanite in mille boccioli profumati.
Sorvolarono ruscelli e boschetti, ma Pepe non aveva paura, nemmeno per un attimo pensò di cadere o di venire trascinato lontano senza poter più tornare.
Spalancava gli occhi trasognato da quel panorama consueto ma nuovo, mentre la natura intorno a lui si risvegliava.
Il tempo perse importanza fino a quando albeggiò. Il cielo rosa era ormai rischiarato dal sole che stava sorgendo e il canto sfumò in note più tenui. Pepe riconobbe le strade della sua città, la finestra della sua camera e si fermò appoggiato al davanzale. Intorno a lui le ultime pietre si trasformarono in farfalle sgargianti, che, in un frullo di ali, si disseminarono nel mattino e lo lasciarono solo.
Quando la mamma lo andò a svegliare, vide che gli occhi di Pepe si erano arricchiti di nuove sfumature di verde che prima non c’erano.